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I Paesi del Golfo alla corte di Von der Leyen. Ospite d’onore: Mohammed bin Salman – Il video

16 Ottobre 2024 - 17:44 Simone Disegni
La crisi in Medio Oriente al centro del maxi-vertice con gli emiri di Qatar e Bahrein. Von der Leyen provoca: «Tenete alla sovranità? Allora fermiamo l'aggressione russa all'Ucraina»

«La stabilità globale è a grave rischio per quel che accade in Medio Oriente, così come in Ucraina e in Sudan. Dobbiamo agire insieme e cambiare il corso della Storia». È l’appello lanciato da Charles Michel all’apertura a Bruxelles del summit tra Unione europea e Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc), il primo mai svolto a livello di capi di Stato e di governo. Un vertice che dovrebbe concentrarsi sul rafforzamento della cooperazione tra le due regioni – economica, energetica, culturale – ma inevitabilmente dominato dall’allerta mai così alta per un Medio Oriente a rischio deflagrazione totale. A co-dirigere i lavori del summit insieme a Michel, presidente uscente del Consiglio europeo, è Tamim bin Hamad al-Thani, il potente emiro del Qatar che ha la presidenza di turno dell’organizzazione regionale del Golfo. Doha è pure la capitale dove da un anno si cerca con testardaggine (in coppia col Cairo) di trovare l’intesa per un cessate il fuoco a Gaza tra Israele e Hamas, ma la frustrazione di tutti gli sforzi compiuti ha lasciato un segno profondo. «La guerra distruttiva condotta da Israele in Palestina e ora in Libano, con la normalizzazione di crimini di guerra, è inaccettabile», ha attaccato al-Thani nelle sue considerazioni di inizio del vertice, accusando lo Stato ebraico di «crimini contro i civili» e di «flagranti violazioni del diritto internazionale», anche in riferimento ai recenti attacchi alle forze Unifil.

Von der Leyen stuzzica

«Serve un cessate il fuoco immediato a Gaza e in Libano, e il ritiro delle forze di Israele dalla Cisgiordania. Poi dovranno seguire round di dialogo e negoziati per dare una risposta definitiva e irreversibile alla causa palestinese», con la nascita di uno Stato palestinese a fianco di quello israeliano, ha proseguito al-Thani mettendo a fuoco gli obiettivi del Qatar, scottato negli ultimi mesi pure dall’assassinio mirato a Teheran di Ismail Haniyeh, il leader politico di Hamas cui aveva concesso per anni un dorato esilio. Sull’obiettivo del cessate il fuoco tanto a Gaza quanto in Libano, le posizioni di Ue e Paesi del Golfo paiono sovrapponibili. Lo ha chiesto nel suo intervento di apertura pure la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che non ha mancato però di sottolineare anche le minacce e gli attacchi subiti da Israele, da parte dell’Iran o delle milizie Houthi. Soprattutto, von der Leyen ha abbandonato volentieri la strada della retorica rassicurante ma vuota su cooperazione e obiettivi comuni per pungere i Paesi del Golfo su altri dossier su cui un consenso ancora non c’è. «So quanto siete legati al concetto di sovranità, dunque spero possiamo contare su di voi per lavorare a fermare la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina», ha detto von der Leyen stuzzicando gli interlocutori del Golfo tenutisi sempre a metà strada tra le due parti in guerra. Poi ha lanciato la sfida sulla decarbonizzazione e il progressivo abbandono dei combustibili fossili, questione sensibilissima per il Golfo. «State facendo grandi passi avanti in quella direzione, dando il via a una significativa trasformazione energetica. E noi abbiamo bisogno di materie prime per le tecnologie pulite. Se lavoriamo insieme, la vostra regione può diventare l’hub dell’energia pulita tra Europa, Africa e Asia».

La premier Giorgia Meloni riverita dal neo-collega olandese Dick Schoof al vertice Ue-Golfo (EPA/OLIVIER HOSLET)

La riabilitazione di bin Salman

Conclusi i discorsi introduttivi, il vertice è entrato nel vivo – a porte chiuse. Tra gli ospiti più attesi attorno al tavolo, anche Mohammed bin Salman, arrivato a sorpresa a Bruxelles per prendere parte al vertice. Una partecipazione che sino a una manciata di anni fa sarebbe stata impensabile. Il principe ereditario di Riyad e leader de facto dell’Arabia Saudita aveva investito un colossale capitale – economico e comunicativo – nel presentarsi al mondo come il volto dell’innovazione per il suo Paese, e pure con discreti risultati: addio al volto ostile di una monarchia autoritaria, aggrappata a petrodollari e patriarcato; strada aperta alla decarbonizzazione, allo scongelamento dei tabù sui diritti sul fronte interno e di quello dei rapporti con Israele sul fronte esterno. Poi le cose si sono complicate. Perché l’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi, strangolato e fatto a pezzi da agenti sauditi a Istanbul nell’ottobre 2018, aveva fatto scalpore in tutto il mondo, e i governi occidentali – a partire dagli Usa dove Khashoggi risedeva – non avevano potuto che inserire Mbs nella red list degli impresentabili. Per un paio d’anni almeno bin Salman – che le indagini di Usa e Onu hanno accertato essere il mandante dell’omicidio del giornalista sgradito – è stato considerato alla stregua di un paria da Europa e Stati Uniti, la stessa Arabia ostracizzata. Poi la realpolitik ha rifatto capolino, gli interessi economici altrettanto. E le priorità sono cambiate: col mondo sull’orlo della Terza guerra mondiale – l’Ucraina sotto assedio, il Medio Oriente a fuoco – fare a meno di un peso massimo regionale entrato a far parte da gennaio del blocco dei Brics non è più pensabile. Tappeto rosso a Bruxelles pure per bin Salman, dunque (che all’arrivo ha però evitato accuratamente di rispondere alle domande dei cronisti). Nessuno dei 27 governi Ue ha avuto da ridire sulla sua presenza, fanno sapere fonti Ue. A protestare sono invece le organizzazioni per i diritti umani, che parlando di «repressione mai così dura in Arabia saudita» dietro la facciata riformista.

Una manifestazione di protesta contro Mohammed bin Salman per l’assassinio di Jamal Khashoggi – Washington, 2 ottobre 2019 (EPA/JIM LO SCALZO)

Da Meloni a Di Maio: i protagonisti del vertice

A fare gli onori di casa del vertice è Charles Michel, nelle vesti di presidente del Consiglio europeo ormai in scadenza, affiancato – oltre che da Ursula von der Leyen e Josep Borrell – anche dall’ex leader del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio, che dopo il flop alle elezioni politiche 2022 ha fatto valere la sua esperienza come ministro degli Esteri di Mario Draghi per diventare il primo inviato speciale dell’Ue per il Golfo. Per l’Italia è presente la premier Giorgia Meloni, che dalle interlocuzioni con i partner dell’area proverà a trarre indicazioni utili anche in vista del suo viaggio di venerdì in Medio Oriente (Giordania e Libano le tappe attualmente previste). Prima, nel mezzo, l’appuntamento altrettanto importante del Consiglio europeo di giovedì, nel quale i capi di Stato e di governo Ue dovrebbero discutere, oltre che delle crisi «intrattabili» ai confini, anche delle strategie di medio e lungo termine sulle sfide altrettanto storiche di competitività e immigrazione. E chissà che qualche spunto utile anche per la discussione interna non arrivi a sorpresa da un principe o emiro del Golfo.

Immagine di copertina: Il principe ereditario di Arabia Saudita Mohammed bin Salman all’arrivo al vertice Ue-Consiglio di cooperazione del Golfo – Bruxelles, 16 ottobre 2024 (EPA/JOHANNA GERON / POOL)

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