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Chi è Daniele Cataldo, l’uomo di fiducia di Lucci fermato nell’inchiesta sulle Curve di Milano

17 Ottobre 2024 - 16:15 Filippo di Chio
arresto daniele cataldo enzo anghinelli luca lucci curva sud milan
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Il braccio destro del capo della Curva Sud Luca Lucci è accusato di tentato omicidio dell'ultrà rossonero Enzo Anghinelli

È stato arrestato Daniele Cataldo, braccio destro del capo della Curva Sud Luca Lucci, per il tentato omicidio dell’ultrà rossonero Enzo Anghinelli, avvenuto il 12 aprile 2019 in centro a Milano. Lo stesso Lucci, in carcere dal 30 settembre nell’ambito dell’inchiesta Due Curve, è indagato per concorso in tentato omicidio. Anghinelli, per i pm Paolo Storari e Leonardo Lesti «uno dei punti di riferimento» per lo spaccio di stupefacenti nella città, fu colpito per contrasti interni alla gerarchia della Sud.

Il tentato omicidio di Anghinelli

È il 12 aprile 2019 quando in via Cadore, zona Porta Romana a Milano, una Ford station wagon nera si ferma a un semaforo. A bordo c’è Enzo Anghinelli, che un anno prima aveva patteggiato una pena di 3 anni per traffico di droga. Improvvisamente si affianca uno scooter, con a bordo due persone: uno di questi, secondo i pm, proprio Daniele Cataldo. I due aprono il fuoco contro la macchina, colpendo Anghinelli allo zigomo. La vittima dell’agguato è operata d’urgenza e si salva per miracolo, uscendo dall’ospedale solo due mesi dopo l’intervento.

Le motivazioni dietro il tentato omicidio sarebbero da ricondurre ai duri contrasti tra i vertici degli ultrà milanisti. In un’intercettazione del 2023 il capo-curva Luca Lucci parlava di «guerra contro Giancarlo Lombardi (ex capo della Sud noto come “Sandokan”, ndr), Domenico Vottari, Enzo Anghinelli, Alessandro Verga e Nazzareno Calaiò». I colpi di pistola sarebbero dunque stati diretti a una personalità sempre più influente tra i «Banditi», che secondo Lucci stava tentando una «scalata» all’interno del tifo organizzato rossonero. A confermare l’intenzione di uccidere Anghinelli sarebbe una intercettazione ai danni dell’ultrà rossonero Giuseppe Caminiti del 2020. «Lui (Lucci) è cresciuto nel Milan… però ha fatto piazza pulita. Loro sono una bella batteria, non è che vanno tanto di là a fare gli scemi!… Anche perché abbiamo visto i risultati eh! .. Quando ci so’ stati.. quando c’era qualcuno che voleva fare un attimo lo scemo nella Curva del Milan.. l’han seccato! L’han sparato … è vivo.. è vivo ma è come un vegetale».

Il pestaggio di luglio: «Sei un morto che cammina»

La questione però ha delle sottotrame ben più complesse, che arrivano fino a oggi. Sono sette gli ultrà milanisti ai quali, a vario titolo, sono contestate due aggressioni tra il 2018 e il 2019 sempre ai danni di Anghinelli e del suo avvocato. Ma l’ultimo pestaggio risale allo scorso 11 luglio. Quando Anghinelli, entrato con una gamba ingessata nel negozio di tatuaggi «Italian Ink» di Luca Lucci a Cologno Monzese, fu picchiato da Daniele Cataldo e da Islam Hagag, anche lui arrestato nell’inchiesta Due Curve. Secondo gli atti, Anghinelli avrebbe detto di essere lì «in pace», ma – una volta uscito dal locale – sarebbe stato inseguito da Cataldo e «colpito ripetutamente alle spalle e alla testa con pugni». Durante l’aggressione sono state registrati insulti «allusivi a presunte dichiarazioni rese da Anghinelli all’autorità giudiziaria contro la Curva Sud ed i suoi componenti». Dopo il pestaggio, Hagag avrebbe scattato fotografie della targa dell’auto «con il probabile intento di una successiva ritorsione». Per poi minacciarlo a voce: «Sei un morto che cammina».

I vani tentativi di spodestare Lucci

I pm hanno poi approfondito il tentativo di «scalare» la curva da parte di Domenico Vottari. Un tentativo che, si leggi dalle carte, «avrebbe scatenato la reazione del duo Lucci-Lombardi». Questi due, al tempo alleati, avrebbero «sollecitato l’intervento di personaggi intranei alle famiglie platiote di ‘ndrangheta Barbaro-Papalia» con le quali avevano legami. Ma il tentato omicidio di Anghinelli sarebbe solo un episodio di una lunga serie «finalizzati al mantenimento della supremazia conquistata nel 2016 con l’allontanamento dei “Commandos Tigre”». Vottari, a capo del gruppo rivale «i Black Devil», avrebbe avuto l’intento di spodestare Lucci dal trono della Sud, riunendosi con altri gruppi storici che erano stati messi al margine dall’ascesa di Lucci stesso.

Il messaggio dai leader della curva era però sempre stato lo stesso: «Noi non dividiamo la curva», avrebbe detto il capo-ultrà intercettato. Tanto che nel 2021 un gruppo di fedelissimi avrebbe tentato di sparare anche a Giancarlo “Sandokan” Lombardi. Quell’anno un nuovo arresto di Lucci aveva aperto la possibilità a Lombardi di riguadagnare una posizione di prestigio. In risposta, questo gennaio il fratello Francesco Lucci e altri, tra cui lo stesso Cataldo, avrebbero organizzato un’«azione punitiva» contro “Sandokan” in una discoteca milanese. Lombardi sarebbe riuscito a scappare solo «facendosi scudo» dietro a un buttafuori e «facendo perdere le sue tracce”. Cataldo, intercettato, avrebbe detto di essere armato e di aver perso la pistola in macchina, senza quindi riuscire a premere il grilletto: «In mezzo alle gambe, mi è partito, è andato finire sotto il sedile».

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