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Sanità in manovra, è scontro tra medici e governo. Meloni: «Tutte falsità, è un finanziamento record». Ma i numeri dicono altro

17 Ottobre 2024 - 13:49 Filippo di Chio
sanità manovra orazio schillaci
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La premier parla di 2,3 miliardi per il 2025, ma metà era già stata prevista nella passata legge di Bilancio. E per quest'anno il finanziamento è stato di soli 860 milioni netti

Si parlava di 3,7 miliardi in più rispetto a quello già stanziato nella legge di Bilancio dell’anno scorso. Si definisce la sanità «una delle nostre priorità», parola della premier Giorgia Meloni direttamente da Bruxelles. O del ministro Orazio Schillaci come «il meno deluso» del Consiglio dei ministri. Dove – per citare il ministro del’Economia Giancarlo Giorgetti – «la delusione era abbastanza diffusa» di fronte alla manovra. Ma i dati parlano chiaro: di quei 3,7 miliardi la Sanità ne vedrà solamente 1,3 lordi nel 2025. Perché – e lo ha ammesso anche Schillaci – ci sarà una suddivisione delle risorse promesse «tra questo anno e l’anno prossimo». Prospettiva che, di fronte alla grave crisi del settore, ha già messo sul piede di guerra il personale medico.

Le cifre in manovra

Solo martedì sera si mormorava di una forte iniezione di capitale nelle casse della Sanità, che avrebbe portato il fondo da 134 a 138,7 miliardi. Con un rapido calcolo: 1 miliardo di euro dalla legge finanziaria dello scorso anno, 3,7 da questa. Comunque una cifra inferiore a quanto aveva richiesto il ministro della Sanità Orazio Schillaci in estate. Nei colloqui con Giorgetti aveva infatti chiesto 5 miliardi complessivi, gliene erano stati promessi 3. Con la speranza – che al tempo non sembrava vana – di ricevere anche qualcosina in più. La conferenza stampa di presentazione della nuova Legge di Bilancio gli ha riservato altre pessime notizie.

Il Mef, in una nota, ha specificato che «alla sanità il prossimo anno, rispetto al 2024, andranno 2,366 miliardi di euro in più». Togliendo il miliardo stanziato già l’anno scorso: 1,3 lordi. Che diventano circa 900 milioni al netto della quota diretta al personale per l’indennità specifica. I finanziamenti nelle casse del dicastero di Schillaci, infatti, saranno diluite in due tranche: 2025 e 2026. Per i prossimi dodici mesi, insomma, le risorse a disposizione saranno meno di un quarto di quelle richieste dal Ministero.

Il duro confronto con il resto dell’Europa

La spesa sanitaria in rapporto al Pil non ha subito scossoni ma neppure accelerazioni, si parla sempre di poco più del 6%, ma nel 2024 si è arrivati al 6,12% mentre nel 2025 si scenderebbe al 6,05%. Se è vero che in senso assoluto mai così tanti miliardi sono stati stanziati per la Sanità (ma è un primato che si riscrive quasi ogni anno), nel confronto con il Pil la situazione non migliora. E anzi non regge minimamente il confronto con la porzione di prodotto interno lordo che gli Stati più vicini all’Italia investono nella sanità. Germania e Francia sono vicini al 10%, la Spagna all’8%. Solo pochi giorni fa le Regioni, interpreti del malcontento dei professionisti delle strutture ospedaliere, avevano scritto una lettera ai Ministeri competenti (Economia e Sanità) chiedendo un deciso aumento nei finanziamenti.

La cifra disposta per il 2025, spiega Repubblica nella edizione odierna, è vincolata a stipendi e assunzioni e basterà a malapena a coprire le nuove assunzioni di medici e infermieri (dovrebbero essere circa 6mila), aumentare leggermente lo stipendio degli specializzandi e abbassare la tassazione per i professionisti. Resterebbe poi da utilizzare il miliardo o poco più già stanziato un anno fa. Troppo poco per fare qualunque operazione concreta sul sistema. Soprattutto di fronte all’invecchiamento della popolazione, all’inflazione e a una spesa farmaceutica che è inevitabilmente destinata a crescere. Tutte le altre grandi misure in programma – revisione delle tariffe ospedaliere, piano pandemico, rinforzo dell’Agenzia italiana del farmaco – dovranno attendere almeno un altro anno. Ammesso che i 3 miliardi promessi arrivino effettivamente nella prossima Finanziaria.

Il botta e risposta Meloni-Cartabellotta

Per rispondere alle critiche sulla nuova manovra, questa mattina la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scelto la via dei social media. In particolare, sul suo profilo X, ha parlato di «falsità», snocciolando i numeri previsti per i prossimi ambiti: +6,4 miliardi tra 2025 e 2026. Che permettono di toccare cifre record in ambedue gli anni.

Quasi immediata la replica di Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe che già nella giornata di ieri aveva attaccato il governo per aver reso «la Sanità un Ministero senza portafoglio». Secondo il medico, le cifre fornite dalla premier non raccontano tutta la storia. I +2,37 miliardi attribuiti da Meloni al 2025 sono in realtà il frutto di un finanziamento di soli 860 milioni. Vale a dire il valore netto del nuovo finanziamento da 1,3 miliardi di euro. Che in ogni caso, puntualizza su Repubblica Michele Bocci, è vincolato perché serve per le assunzioni. Quindi di fatto «non entrerà in modo indistinto nel fondo sanitario». Per il 2026 sono attesi invece +3,1 miliardi, ancora tutti da approvare. E sui primati, Cartabella non si trattiene: «Lasci stare i record, quelli appartengono allo sport. Altrimenti citiamo come triste primato i 4,5 milioni di persone che non si curano più, di cui 2,5 milioni per ragioni economiche».

https://twitter.com/Cartabellotta/status/1846843833855738271

Le reazioni dei medici: «Non c’è più tempo, siamo in emergenza»

Pesanti le critiche dal mondo sanitario, che si è sentito tradito da una manovra «del tutto insufficiente». Ed è sempre più forte il timore che l’insufficienza dei finanziamenti condanni l’Italia a scivolare verso una sempre maggiore spesa privata, di fatto precludendo progressivamente l’accesso pubblico alle cure. Duro l’attacco di Pierino Di Silverio, segretario del sindacato degli ospedalieri Anaao. «Siamo di fronte a una scandalosa mistificazione che vanifica tutti i proclami che sono stati fatti fino a oggi», ha detto dicendosi disposto a forti azioni di protesta. «Non c’è più tempo, siamo in un periodo di emergenza e un segnale al personale medico va dato ora». Per questo è fondamentale, secondo Di Silverio, aumentare fin da subito l’attrattiva della professione. Come? Completando immediatamente la defiscalizzazione sugli stipendi dei medici. Non mancano le reazioni anche dall’opposizione. «Non ci faremo prendere in giro e continueremo la battaglia per la sanità pubblica: il diritto alla salute è scritto nella Costituzione», ha commentato la segretaria del Pd Elly Schlein. Il leader pentastellato Giuseppe Conte aggiunge un suggerimento al ministro Schillaci: «Se non ti danno i finanziamenti, tu sei un tecnico, devi battere i pugni, farti valere. E, nel caso, mettere sul tavolo le dimissioni».

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