Sentenza sui migranti in Albania, FdI: «Sinistra giudiziaria in aiuto a quella parlamentare». L’opposizione attacca: «Pagliacciata disumana»
Un’ordinanza «inaccettabile e grave», frutto di «magistrati politicizzati». Dalla maggioranza forti critiche e toni di accusa per la mancata convalida, da parte del tribunale di Roma, del trattenimento dei migranti all’interno del centro di permanenza per il rimpatrio di Gjader, in Albania. I dodici migranti, sbarcati il 16 ottobre nel porto di Shengjin, dovranno fare dunque ritorno in Italia. Secondo i giudici, che riprendono una recente sentenza della Corte di Giustizia europea, i loro Paesi di provenienza (Egitto e Bangaldesh) «non sono sicuri». Il presidente del Senato, Ignazio la Russa, non ha voluto commentare la decisione: «Sono rimasto molto, molto stupito. Lo stupore supera ogni commento».
Le note di Lega e FdI
«Proprio nel giorno dell’udienza del processo Open Arms contro Matteo Salvini, l’ordinanza che non convalida il trattenimento degli immigrati in Albania è particolarmente inaccettabile e grave», si legge in una nota della Lega. Il Carroccio ha poi attaccato duramente i magistrati responsabili della sentenza, accusandoli di essere politicizzati: «I giudici pro-immigrati si candidino alle elezioni, ma sappiano che non ci faremo intimidire».
Toni simili anche dal partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Assurdo! In aiuto della sinistra parlamentare arriva quella giudiziaria», scrive Fratelli d’Italia in un post social corredato da una toga di color rosso acceso. «Alcuni magistrati politicizzati hanno deciso che non esistono Paesi sicuri di provenienza: impossibile trattenere chi entra illegalmente, vietato rimpatriare i clandestini. Vorrebbero abolire i confini dell’Italia, non lo permetteremo».
Un concetto ribadito dal presidente dei senatori di FdI, Lucio Malan. Secondo di lui sarebbe «l’ennesima volta» in cui la magistratura si schiera contro una decisione politica in tema immigrazione presa dal governo Meloni. «È evidente che siamo di fronte a un’invasione di campo di una parte della magistratura, politicizzata, che in questo modo vuole fare opposizione a questo governo ed a questa maggioranza». E sulla scia dell’accusa ai magistrati di voler abolire i confini, aggiunge: «L’Italia diverrebbe una sorta di terra di nessuno dove chiunque può entrare e la legge non conta nulla. Questo è inaccettabile». Molto dure anche le parole di Antonio Tajani secondo il quale il voto popolare dovrebbe avere la priorità nella valutazione dei giudici: «Sono abituato a rispettare le decisioni del potere giudiziario ma vorrei anche venissero rispettate le decisioni del potere esecutivo e legislativo, perché una democrazia si basa sulla tripartizione dei poteri. Il potere giudiziario deve applicare le leggi, non modificarle o impedire all’esecutivo di poter fare il proprio lavoro. Il potere viene sempre dal popolo, che ha scelto questo parlamento e questo governo. La volontà del popolo va sempre rispettata».
L’attacco delle opposizioni
Una sentenza che, a dire il vero, era abbastanza pronosticabile. «L’avevamo detto, non perché siamo veggenti, ma perché leggiamo le norme. Altro che modello: l’accordo fatto con l’Albania è un accordo fuorilegge, un accordo che viola il diritto internazionale», il commento della segretaria del Pd Elly Schlein. Che poi lancia un appello alla premier: «Fermatevi e tornate indietro come siete costretti a far tornare indietro le persone che avete deportato in Albania. Si tratta di 800 milioni buttati che potevano essere usati per la sanità. Si configura un danno erariale». Ancora più dura la nota congiunta dei gruppi Dem di Camera e Senato: «I campi in Albania sono solo un triste film di propaganda, che produce disumanità, aberrazioni giuridiche e spreco di soldi pubblici. Ci auguriamo che il governo fermi questa inutile e disumana pagliacciata e chieda scusa ai migranti e agli italiani».
Sulla questione economica insiste anche il Movimento 5 Stelle, per cui i governo avrebbe «aggirato con una truffa da centinaia di migliaia di euro» gli elettori. Una scelta, continua la nota di M5s, maturata dopo l’impossibilità del blocco navale. Ma «organizzata così male da essere sventata dopo sole 48 ore dalla sua attuazione, spendendo quasi 300 mila euro solo di gasolio». Dello stesso avviso il segretrio di Azione, Carlo Calenda: «Una clamorosa e costosissima presa in giro: 500 milioni di euro di costi in più, rispetto ad un centro costruito in Italia, buttati dalla finestra».