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Crisi dell’auto, al via lo sciopero generale del settore: «Colpa dell’elettrico? La produzione è in calo da decenni»

18 Ottobre 2024 - 11:30 Gianluca Brambilla
sciopero settore auto italia
sciopero settore auto italia
Per la prima volta dopo trent'anni, i lavoratori dell'automotive scendono in piazza insieme. Presenti anche i leader dell'opposizione. Il ministro Urso convoca Stellantis

Per la prima volta dal 1994, i sindacati dell’automotive italiano tornano in piazza insieme. Oggi, venerdì 18 ottobre, è il giorno dello sciopero generale del settore, indetto da Fim, Fiom e Uilm al grido di «Cambiamo marcia». Al corteo di Roma, in partenza alle 9:30 da piazza Barberini e con comizio finale a piazza del Popolo, sfilano i leader dei tre sindacati confederali: Maurizio Landini della Cgil, Luigi Sbarra della Cisl e Pierpaolo Bombardieri della Uil. Al loro fianco ci saranno anche (quasi) tutti i leader dei partiti di opposizione – Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Carlo Calenda – che hanno deciso di fare fronte comune per chiedere al governo misure urgenti per il rilancio dell’automotive italiano. Una presa di posizione che non ha lasciato indifferente Adolfo Urso. «Io rispetto molto i sindacati che oggi stanno manifestando e rispetto molti le indicazioni del Parlamento. Per questo la convocazione di Stellantis la farò solo domani», ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, «sono molto vicino ai sindacati e ai lavoratori, loro lo sanno».

Il lento declino del settore auto in Italia

Per capire cosa abbia convinto i sindacati a superare le proprie differenze e indire uno sciopero generale, è sufficiente guardare ad alcuni dati relativi al settore auto. Negli ultimi vent’anni, la produzione di vetture in Italia è calata del 66%, la percentuale più alta fra tutti i paesi europei. I primi mesi del 2024 hanno fatto registrare i livelli più bassi di produzione dal lontano 1957. Tra auto e furgoni commerciali, sono 387.600 i veicoli assemblati nei primi nove mesi dell’anno, contro i 567.525 del 2023. L’asticella fissata dal governo è arrivare a produrre un milione di vetture ogni anno, anche a costo di portare in Italia un secondo produttore. Ma resta il fatto che l’Italia rischia di chiudere il 2024 sotto quota 500mila auto prodotte, meno della metà rispetto all’obiettivo dichiarato dal ministro Adolfo Urso.

L’impatto sui posti di lavoro

Il lento ma inesorabile declino del settore auto in Italia ha avuto conseguenze tutt’altro che trascurabili anche sull’occupazione. Dal 2014 ad oggi, i dipendenti del gruppo Stellantis – ex Fiat – si sono ridotti di oltre 11mila unità e si prevede che quest’anno ci saranno altre 3.800 uscite incentivate. Lo stabilimento di Mirafiori è attualmente chiuso e resterà tale fino al 3 novembre. A Melfi, 5.361 dipendenti sono in contratto di solidarietà con la produzione della Fiat 500X che è ferma da luglio. A Pomigliano, continuano ad aumentare i giorni di cassa integrazione. Mentre nella fabbrica di Cassino, dove i 2.700 dipendenti sono in contratto di solidarietà fino a fine anno, si lavora su un solo turno.

La protesta dei lavoratori del settore auto (ANSA/Angelo Carconi)

Colpa dell’elettrico?

La crisi dell’automotive non riguarda solo l’Italia, ma tutta Europa. Il settore si trova infatti di fronte a una sfida epocale, ossia il passaggio dalle auto a motore endotermico alle auto elettriche. Secondo alcune aziende, le difficoltà non sarebbero altro che un risultato diretto delle politiche europee legate al Green Deal. Una linea sposata anche dai partiti di destra e centrodestra italiani, che la scorsa settimana – in occasione dell’audizione di Carlos Tavares, ceo di Stellantis, in Parlamento – hanno depositato una mozione che impegna il governo a chiedere una revisione delle politiche verdi europee. Va detto, però, che i dati raccontano una storia più complessa. Dal 1999 al 2022 – ben prima che l’Ue approvasse il contestato regolamento sul divieto di nuove auto a benzina e diesel a partire dal 2035 – la produzione di vetture in Italia è calata del 66%. Secondo alcuni operatori del settore, è solo puntando con convinzione sull’elettrico che si potranno salvare aziende e posti di lavoro.

Le richieste dei sindacati

Alla manifestazione indetta dai sindacati a Roma hanno preso parte migliaia di lavoratori provenienti da tutta Italia e affiancati dalle delegazioni sindacali europee e mondiali. «In Italia stiamo producendo 300mila auto quando avremmo la capacità produttiva per 1,5 milioni di auto», ha attaccato oggi Maurizio Landini in un’intervista ad Agorà su Rai Tre. Il grido di allarme dei sindacati si rivolge innanzitutto alla premier Giorgia Meloni, a cui viene chiesto di aprire una trattativa per un piano straordinario di rilancio della produzione in Italia. «Le prospettive non sono chiare, non c’è un piano industriale che definisca un futuro. E noi non vogliamo stare a guardare. Serve un rilancio delle politiche industriali. Il governo convochi le parti sociali, Stellantis e le aziende della componentistica a Palazzo Chigi perché c’è bisogno di un piano strategico complessivo, in Italia e in Europa», ha continuato il segretario della Cgil.

In copertina: Il corteo dei lavoratori dell’automotive a Roma, 18 ottobre 2024 (ANSA/Angelo Carconi)

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