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Meloni incontra in Libano i vertici italiani Unifil: «Garantire sicurezza dei soldati. Ci sarà bisogno di loro nei prossimi conflitti» – Il video

18 Ottobre 2024 - 17:00 Ugo Milano
Stamattina il bilaterale con re Abdullah II: «Insieme per la de-escalation». La pace e gli aiuti umanitari solo due dei temi trattati. Ora la premier si trova a Beirut

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato il suo omologo Najib Mikati in Libano, seconda tappa della sua visita in Medio Oriente dopo la Giordania. L’incontro bilaterale tra i due capi di governo è stata occasione di confronto su un tema delicato come quello delle truppe Unifil, nelle ultime settimane ripetutamente attaccate dall’esercito israeliano nel sud del Paese. Nell’incontro con Mikati si è discusso anche di ulteriori aiuti umanitari da fornire alla regione e delle possibili soluzioni per le migliaia di rifugiati e sfollati, che al momento – tra libanesi e siriani – contano 2,5 milioni di persone.

Meloni a Beirut: «Unifil sarà fondamentale anche nei prossimi conflitti»

«Sono orgogliosa di essere il primo capo di governo a visitare il Libano dall’inizio dell’escalation militare». Con queste parole Giorgia Meloni ha aperto la dichiarazione congiunta con il primo ministro libanese. «Esprimo solidarietà e vicinanza ai civili di entrambe le parti che soffrono conseguenze del conflitto», ha continuato la premier ricordando che l’Italia è tra le potenze mondiali che da tempo stanno insistendo per l’approvazione di un cessate il fuoco di 21 giorni. Il tema del conflitto in Libano è poi stato affrontato in maniera concreta: «Questa nazione sta soffrendo», ha detto Meloni sottolineando i 17 milioni di aiuti stanziati dal governo di Roma per affrontare la crisi umanitaria nel Paese. «È fondamentale avere delle istituzioni funzionanti». Si è poi rivolta a Najib Mikati: «Puoi sempre contare sull’Italia, faremo tutto quello che è in nostro potere per far tornare pace e prosperità in questo Paese amico».

Sul tavolo, come da previsioni, anche la questione Unifil. Sul tema la premier ha ribadito con forza le posizioni già espresse negli scorsi giorni: «Considero inaccettabile attaccare l’Unifil. Tutte e due le parti devono garantire la sicurezza dei soldati». Meloni ha poi aggiunto di credere fortemente nella necessità di un «rafforzamento» del contingente Onu in Libano: «Solo così si potrà voltare pagina. Nel sud del Libano, come da risoluzione delle Nazioni Unite, l’unica presenza militare deve essere quella dell’Onu». La presidente del Consiglio ha colto l’occasione per ringraziare i soldati dell’Unifil: «Ci sarà bisogno di loro anche nei prossimi conflitti». Come aiuto concreto al governo di Beirut, oltre agli aiuti, Giorgia Meloni ha promesso un’intensificazione del rapporto con le forze di sicurezza libanesi, delle quali «sarà rafforzato l’addestramento».

La visita in Libano e l’incontro con i vertici italiani di Unifil

Prima dell’incontro con il primo ministro libanese, la premier Meloni ha incontrato anche i colonnelli Vitulano e Cortone, a capo della Missione bilaterale italiana in Libano. Secondo fonti italiane, la presidente del Consiglio ha espresso la sua vicinanza a tutta a missione Unifil e a tutti i militari italiani sul territorio libanese. «Io avrei tanto voluto venire a trovare tutti i militari. Mi rendo conto che non sarebbe stato facile, però sono qui anche per portare la vicinanza, l’attenzione, la solidarietà, la gratitudine dell’Italia per il vostro lavoro. Spero di venire a trovare presto tutti gli uomini e le donne», ha detto la premier ai due militari italiani, come si vede da un video diffuso da Palazzo Chigi. «I miei messaggi sono stati e saranno molto chiari sul ruolo dei nostri militari impegnati sia in Unifil che nella Mibil (missione militare italiana in Libano, ndr) e nella missione multilaterale».

La prima tappa in Giordania: il bilaterale con re Abdullah II

«Porre fine immediatamente alla guerra israeliana a Gaza e in Libano», questo uno dei punti comuni dell’incontro di stamattina ad Aqaba tra Giorgia Meloni, arrivata da Bruxelles, e il re giordano Abdullah II. Il vertice tra i due leader si è concentrato sulla situazione del Medio Oriente e sulla necessità di «sforzi comuni per un cessate il fuoco e per il rilascio degli ostaggi». A riferirlo è una nota di Palazzo Chigi, che ribadisce il sostegno del governo italiano per un «processo politico che conduca alla soluzione dei due Stati». Italia e Giordania, continua la nota, «hanno concordato di continuare a lavorare in stretto coordinamento», in particolare nell’ambito della crisi umanitaria che sta coinvolgendo i rifugiati siriani. Un tema già affrontato lo scorso 11 ottobre a margine del Vertice Med-9, in presenza della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

L’obiettivo della de-escalation

L’obiettivo comune in Medio Oriente è quello di promuovere una de-escalation, che interrompa il conflitto e «ponga fine alle sofferenze dei civili». A partire dal rafforzamento del flusso di aiuti nella Striscia, anche grazie a un nuovo supporto all’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Uno sforzo a cui la Giordania ha preso parte fin dall’inizio del conflitto e per il quale, si legge in una nota ufficiale del governo giordano, «ha ricevuto l’apprezzamento dell’Italia». Da Abdullah è arrivato il sollecito a rivolgere lo sguardo anche «ai continui attacchi dei coloni estremisti contro i palestinesi in Cisgiordania». L’incontro è stato anche occasione per entrambi i governi di riaffermare la volontà di «cooperazione in tutti i settori».

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