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Inchiesta Sogei, l’ex dg Paolino Iorio finisce in carcere. «Spariti i file della videosorveglianza di casa»

Finora era rimasto ai domiciliari. Ma per la procura avrebbe anche cancellato le registrazioni video in casa, delle ultime due settimane

Il gip di Roma, accogliendo la richiesta della Procura, ha disposto gli arresti in carcere per l’ex dg di Sogei, Paolino Iorio, arrestato mentre intascava una tangente da 15 mila euro. Il manager è accusato di corruzione assieme ad un imprenditore anche per il quale il giudice ha disposto il carcere. La Guardia di Finanza ha sequestrato altri 100mila euro all’ex dg della controllata dello Stato Sogei Paolino Iorio nell’ambito dell’inchiesta per corruzione e turbativa d’asta. Il denaro, che secondo gli inquirenti sarebbe frutto di tangenti, è stato segnalato agli investigatori dallo stesso indagato: la somma era conservata nell’abitazione di Iorio. Il carcere per Iorio è stato optato per via della cancellazione dei video delle telecamere di sicurezza di casa. Mancherebbero le registrazioni degli ultimi 15 giorni.

I video eliminati

Iorio è stato arrestato nella serata del 14 ottobre e fino ad oggi era ai domiciliari. La Guardia di Finanza l’ha sorpreso in flagranza di reato durante uno scambio di una mazzetta da 15mila euro con l’imprenditore Massimo Rossi, responsabile legale delle aziende Italware S.r.l. e Itd. Solution Spa. «Non so come ci siano finiti quei soldi nella mia giacca», aveva provato a difendersi quella sera, ma la Procura, forte delle fonti di prova a suo carico, aveva chiesto al gip i domiciliari. Ora però l’accusa avrebbe scoperto l’eliminazione dei video delle telecamere di sicurezza della sua abitazione degli ultimi 15 giorni. La Procura ha quindi chiesto al gip nell’ambito dell’udienza di convalida, dove Iorio non era presente, non più i domiciliari ma il carcere. Il giudice si è riservato sulla richiesta.

La difesa: «Preso i soldi per consulenze e non per ruolo in Sogei»

I legali dell’ex dg di Sogei, Giorgio Perroni e Bruno Andò, hanno riferito al giudice che i soldi consegnati da Rossi a Iorio costituivano «la remunerazione per più attività consulenziali nell’ambito dello scenario dell’Information Technology mondiale riguardanti piattaforme informatiche hardware e software». Secondo la linea difensiva quindi lo scambio non sarebbe riconducibile alla funzione di Iorio: «Inoltre, nessun atto o intervento di qualsiasi tipo è stato mai compiuto da Iorio per favorire o anche semplicemente per agevolare le società di Rossi nelle gare alle quali queste ultime hanno partecipato».

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