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Il ponte sullo Stretto e il guaio della vendita di Eurolink alla famiglia Mainetti

18 Ottobre 2024 - 09:02 Ugo Milano
Il ministro delle Imprese ha avviato un procedimento per capire se annullare la cessione della partecipazione da parte del Consorzio

Ancora non è stata gettata la prima pietra e il governo fa già marcia indietro sul Ponte sullo Stretto? Infatti, a quanto riporta il Fatto, Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha avviato un procedimento per valutare un annullamento in autotutela della cessione della partecipazione del Consorzio Eurolink da parte di Condotte Spa, in amministrazione straordinaria, alla Imprecim della famiglia Mainetti. Eurolink dovrebbe essere quella deputata a costruire l’infrastruttura.

Un riepilogo per capire come sono andate le cose. Il 16 marzo 2023 il Consiglio dei ministri dà il via libera alla ripartenza del progetto del ponte sullo Stretto di Messina. Un’opera da sempre vagheggiata e mai compiuta dall’ex premier Silvio Berlusconi. Una bandiera da sventolare e, se mai si farà, da piantare per il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Il giorno dopo, il 17 marzo, gli ex commissari di Condotte chiedono al ministro Urso di includere nella cessione del “ramo core” dell’azienda anche la partecipazione in Eurolink, del 15%, alla famiglia Mainetti. Vendita che viene accordata il 29 marzo seguente e finalizzata a luglio. Il Fatto riporta però che il ministero già a settembre 2023 avrebbe iniziato a sondare come fare marcia indietro.

L’accordo di WeBuild

Ma nel frattempo, WeBuild aveva già trovato un accordo per l’acquisto di metà della partecipazione a 6,5 milioni di euro. Tuttavia, il colosso delle infrastrutture aveva imposto due condizioni: l’ok del governo alla costruzione del Ponte e la conclusione a favore di Mainetti della procedura di annullamento ventilata dall’esecutivo. Se l’acquisto di quel 7,5% andasse in porto, WeBuild salirebbe al 52,5% delle quote di Eurolink. Non solo, ha già opzionato un altro 7% dalla CMC di Ravenna che invece controlla il 13% del Consorzio Eurolink.

La crisi di Condotte

Condotte Spa, che detiene il 15% di Eurolink, è in amministrazione straordinaria dal 2018. Urso questo settembre ha nominato tre commissari liquidatori sostituendo i vecchi. Uno degli ex, Giovanni Bruno, il 20 settembre ha presentato un ricorso al Tar dove chiedeva l’annullamento del decreto del ministero delle Imprese. Il tribunale amministrativo regionale ha respinto la sua richiesta e ora Bruno aspetta le motivazioni della decisione. Secondo l’ex commissario, al centro dello scontro con il ministero sarebbe proprio la vendita del ramo core di Condotte con l’aggiunta della partecipazione in Eurolink.

Il governo pensa di non aver fatto un ottimo accordo

Il governo infatti, dopo l’ok definitivo alla vendita del 29 marzo 2023, inizia a valutare di non aver fatto un ottimo accordo. Non avrebbe valorizzato adeguatamente la cessione dell’azienda di costruzioni Condotte e la partecipazione di Eurolink. Inizia quindi un round di consultazioni per capire se è possibile un annullamento della procedura. Chiede ragguagli agli attuali ex commissari per due motivi: la mancanza di una gara e il prezzo. Bruno, nel suo ricorso al Tar, data già al 29 settembre 2023 «l’istruttoria postuma al fine di verificare il processo di cessione dei complessi aziendale», riporta sempre il Fatto. Il 3 ottobre i commissari forniscono la valutazione della posizione Eurolink, datata 10 febbraio 2021. Quindi senza tenere in conto tutte le discussioni sul Ponte e l’eventuale partecipazione di Eurolink. Il 17 giugno 2024 la perizia Mazzei attesta che il prezzo di 105 milioni di euro per la vendita del “ramo core” di Condotte è giusto. La quota di Eurolink varrebbe 21,5 milioni. Mainetti con la cessione del 7,5% del Consorzio otterrà 6 milioni e mezzo di euro. Il tutto avverrà sempre che il governo non ottenga l’annullamento in autotutela della cessione.

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