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Processo Open Arms, Bongiorno chiede l’assoluzione di Salvini: «Senza confini regnerebbe il caos». Ecco com’è andata l’arringa difensiva

18 Ottobre 2024 - 14:15 Alessandra Mancini
salvini a processo open arms palermo
salvini a processo open arms palermo
Nei suoi confronti sono stati chiesti 6 anni di carcere con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito nel 2019 lo sbarco di 147 persone

Si è chiusa con la «richiesta di assoluzione» per Matteo Salvini, l’arringa finale di Giulia Bongiorno nel processo Open Arms. Per l’avvocata e senatrice «il fatto non sussiste». Nei confronti del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti sono stati chiesti sei anni di carcere, con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito nel 2019 lo sbarco di 147 persone migranti a bordo della nave dell’organizzazione non governativa spagnola a Lampedusa. Fu l’allora procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, (lo stesso pm del caso Diciotti) a ordinare lo sbarco d’urgenza delle persone, bloccate a bordo per 20 giorni, dopo un’ispezione della nave, durante la quale rilevò una situazione di emergenza sanitaria. Prima dell’udienza di oggi, il ministro – che a metà settembre aveva affidato ai social la sua personale arringa (con molte omissioni) in seguito alla condanna dei giudici – si era detto nuovamente «a testa alta, senza paura, per l’Italia e gli italiani», il messaggio su X di Salvini, prima di entrare in aula. La prossima sentenza, ha reso noto il presidente della seconda sezione penale di Palermo, si celebrerà il 20 dicembre. 

I ministri in piazza a Palermo

Diversi esponenti della Lega si sono riuniti in piazza Politeama, nel capoluogo siciliano, per sostenere il leader del partito, reduce dal vertice della destra dei “Patrioti” a Bruxelles. Presenti, insieme a circa 200 militanti, anche i ministri Roberto Calderoli, Giuseppe Valditara e Giancarlo Giorgetti. «Sono qui primo perché ero al governo con lui in quel momento e secondo perché sono della Lega», il commento del ministro dell’Economia. Anche l’ungherese Viktor Orbán ha espresso, ancora una volta, solidarietà a Salvini: «Meriti una medaglia per aver difeso l’Europa», si legge sui social. All’udienza era presente anche Oscar Camps, il fondatore della Open Arms, che si è costituito parte civile nel processo. «Ciò che noi abbiamo sempre ribadito è che a bordo dell’imbarcazione c’erano persone costrette in condizioni disumane: persone vulnerabili, trattenute per 19 giorni nonostante la precarietà della loro situazione fisica e psicologica, oltre al fatto che provenivano da un paese come la Libia dove avevano subito violenze e abusi», ha detto Camps. Intanto, il comitato per l’ordine e la sicurezza di Palermo ha assegnato la tutela alla pm del processo Giorgia Righi, dopo le minacce ricevute sui social. Gli altri due pubblici ministeri, Gery Ferrara e il procuratore aggiunto Marzia Sabella, sono già sotto scorta. La campagna diffamatoria sui social e le lettere intimidatorie erano arrivate a settembre dopo la requisitoria.

L’arringa difensiva

Nell’arringa di oggi, la difesa di Salvini ha scelto di accusare Open Arms, parte civile del processo. Per Bongiorno, l’organizzazione non governativa «ha avuto innumerevoli possibilità di fare sbarcare i migranti soccorsi», ma «ha opposto innumerevoli rifiuti e dall’1 al 14 agosto 2019 ha scelto di bighellonare anziché andare nel suo Stato di bandiera», ovvero la Spagna. Ma non solo: l’imbarcazione, a detta di Bongiorno, non si sarebbe neppure imbattuta casualmente nel barcone con le persone migranti, né avrebbe ricevuto indicazioni da Alarm Phone, impegnato nel salvataggio in mare dei rifugiati. «La verità è che ci fu una consegna concordata – sostiene la legale – perché qualcuno ha dato indicazioni precise a Open Arms molto prima della segnalazione di Alarm Phone che, peraltro, non era corretta». E poi ancora: «Stava dirigendosi a Lampedusa e invece improvvisamente cambia direzione e comincia a pendolare in attesa. Alle 8 si registra una accostata, un cambio repentino di rotta e alle 8.30 un cambio di velocità. Cosa è accaduto?», si chiede la penalista.

«L’imbarcazione non era in avaria»

Dopo il presunto «bighellonaggio» e l’ipotesi «appuntamento» per prendere a bordo le persone, l’avvocata di Salvini nega, inoltre, che la nave coi migranti fosse in pericolo. «Il video girato dal sommergibile Venuti parla chiaro: non c’era alcuna avaria e non era fuori controllo. Non c’era poi nessuno squarcio – continua -: persino il consulente dell’accusa ha detto che quello che è stato fatto passare come un buco era solo una chiazza di colore diverso. La barca era integra, non c’era alcun distress e i motori funzionavano». Nell’arringa difensiva, la legale tira in ballo anche Giuseppe Conte e l’allora governo: «Non ho mai parlato di processo politico, ma è necessario capire i contesti politici. E allora la lettera che Conte scrive al Corriere della Sera nel 2019, in piena crisi di governo e col caso Open Arms aperto, non è un modo per mollare Salvini. Conte, infatti, esclude categoricamente – precisa – che la sua volontà fosse di far sbarcare i migranti e distingue quel che vuole per i minori da quel che vuole per gli altri. E fa capire di non aver mai detto che i migranti potevano scendere».

«Nessuna emergenza sanitaria a bordo»

Per la legale del vicepremier si deve parlare anche di «interesse dello Stato» e non solo di «esigenze di salute», sebbene primarie. «L’accusa – afferma – fa l’errore di fondo di considerare solo gli interessi dei migranti e di ritenere l’interesse pubblico estraneo al procedimento di accoglienza». Stando a quanto riferisce Bongiorno, all’interno della Open Arms le persone migranti «avevano piena e continua assistenza sanitaria: sulla nave – continua – c’era un via vai di medici e psicologi e fu persino consentito alle persone di andare a fare compere. E comunque tutto ciò che riguarda le condizioni a bordo, sarebbe oggi di competenza di Salvini visto che è ministro dei Trasporti (nel 2019 era ministro Danilo Toninelli, ndr). Ma all’epoca Salvini era al Viminale e l’Interno non c’entrava nulla». L’avvocata che difende il leader della Lega esclude, dunque, che nell’imbarcazione ci fossero problemi igienici o un’emergenza sanitaria come disse, al contrario, il pm dell’epoca dopo essere salito a bordo.

Secondo la linea difensiva, infine, non si può sostenere che un posto sicuro, un place of safety, per essere tale debba avere requisiti ulteriori a quelli previsti dalle normative che sono la possibilità di offrire «cibo, riparo e cure mediche», precisa Bongiorno che ricorda, a detta sua, le «pagine nere di questo processo». Ovvero: «quella in cui l’Italia in ginocchio chiede alla Spagna come può offrire aiuto e la Spagna risponde “Buona notte”, una buona notte sarcastica» e «il video in cui Oscar Camps dice: “Sono felice non perché sbarcano i migranti, ma perché è caduto il ministro Salvini. Salvini è caduto”». Per tali ragioni, esposte davanti ai giudici nell’arringa di oggi, che Bongiorno chiede l’assoluzione di Salvini perché «il fatto non sussiste». «I confini, contrariamente a quanto si pensa, non sono strumenti di discriminazioni ma uno scudo della pace. Se non ci fossero regnerebbe il caos», conclude l’avvocata.

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