Albania, anzi no. I 12 migranti «graziati» dal Tribunale di Roma sono arrivati a Bari. Salvini: «Giudici da centro sociale»
I 12 migranti portati appena tre giorni fa in Albania nel quadro del progetto di “delocalizzazione” dei richiedenti asilo messo a punto dal governo hanno fatto rientro oggi, sabato 19 ottobre, in Italia. Dopo la sentenza del Tribunale di Roma che non ha convalidato il trattenimento che avrebbero ricevuto nel centro di permanenza di Gjader, una motovedetta della Guardia Costiera è partita da Brindisi, ha prelevato i 12 migranti a Shengjin e li ha riportati indietro. Il mezzo è arrivato al porto di Bari nel primo pomeriggio. Dopo lo sbarco (sotto la pioggia) i 12 migranti – 7 bengalesi e 5 egiziani – sono stati fatti salire su due pulmini che sono subito partiti alla volta del Cara di Bari, dove per il momento saranno ospitati. Il Tribunale di Roma aveva stabilito ieri che i Paesi da cui provengono – Egitto e Bangladesh appunto – non sono considerati sicuri, dunque non è possibile per l’Italia rispedirveli, neppure in caso di diniego della domanda d’asilo. Per questo, i migranti in questione non possono essere rimpatriati né trattenuti in zone di frontiera e hanno diritto a rimanere in Italia.
Salvini: «I giudici pensano di essere in un centro sociale»
Decisione, quella dei giudici di Roma, basata anche sul princpio stabilito da una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 4 ottobre: un Paese può essere considerato sicuro quando lo sono tutte le sue parti. Cionondimento, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini la considera politicamente motivata: «Mi sembra evidente, che c’è una parte di magistratura che fa pesantemente politica di sinistra. C’è qualche giudice che pensa di essere in un centro sociale più che in un tribunale. Se non gli piacciono leggi sull’immigrazione, si candidino alle elezioni e chiedano i voti degli italiani», ha dichiarato il segretario della Lega a margine di un incontro con gli elettori a Imperia riferendosi anche al caso Open Arms per cui è a processo.
Nordio: «La magistratura ha esondato dai propri poteri»
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva parlato di una scelta pregiudiziale. E mentre già si vocifera di un decreto Porti Sicuri del governo, anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio critica la la scelta dei giudici definendola «politica»: «Se la magistratura esonda dai propri poteri attribuendosi delle prerogative che non può avere come quella di definire uno Stato sicuro deve intervenire la politica che esprime la volontà popolare. Noi rispondiamo al popolo, se il popolo non è d’accordo con quello che facciano noi andiamo a casa. La magistratura, che è autonoma e indipendente, non risponde a nessuno e quindi proprio per questo non può assumersi prerogative che sono squisitamente ed essenzialmente politiche».
«Queste decisioni – ha aggiunto il guardasigilli – inoltre rischiano di creare incidenti diplomatici, perché definire non sicuro un Paese amico come il Marocco può anche creare dei problemi se noi ritenessimo che non sono sicuri i Paesi dove vigono delle regole che noi abbiamo ripudiato come la pena di morte allora anche gli Stati Uniti non sarebbero sicuri. Queste sono questioni di alta politica e non possono, non devono e non saranno essere lasciate alla magistratura»
«Ma nessuna tensione»
Tuttavia, il ministro ha negato che vi siano tensioni tra governo e magistratura: ho ricevuto varie volte i componenti dell’Anm. Abbiamo ovviamente idee diverse su molte cose e abbiamo sempre cercato di convergere su quelle che ci uniscono per una maggiore efficienza della giustizia. Da ex magistrato riterrei quasi sacrilego pensare che il governo cui appartengo dichiari guerra alla magistratura, cosa che non è e non sarà mai, ha dichiarato a margine di un convegno a Palermo.