Il re d’Albania e gli sfottò al governo: le altre mail dei giudici su Meloni e i Cpr all’estero
Dopo la mail del procuratore della Cassazione Marco Patarnello su Giorgia Meloni più pericolosa di Silvio Berlusconi parte la caccia alla talpa. Il testo è stato pubblicato dalla premier, che così alimenta lo scontro con la magistratura mentre prepara il decreto paesi sicuri. Che nelle intenzioni del governo dovrebbe aggirare il problema delle sentenze sui Cpr i Albania. Intanto Il Tempo, che ha riportato la prima mail, ne pubblica altre. Tra cui quella del giudice del tribunale di Lucca Simone Silvestri, che ringrazia «chi ha avuto il cuore di passare il testo alla giornalista Rita Cavallaro (o chi per lei) violando i più elementari principi di riservatezza di questa lista che da oggi è (per chi legge quel giornale) organo di Magistratura Democratica. Un comportamento indegno che vorrebbe indurci al silenzio. Ma che, al contrario, potrebbe stimolare una presa di posizione comune dell’Anm sulle dichiarazioni del ministro e dell’Esecutivo. Ce la facciamo?».
La mail di Patarnello
Patarnello nella mail diceva che Meloni era più forte di Berlusconi «perché non ha inchieste giudiziarie a suo carico». E quindi «non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte. E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto». Poi , lamentandosi delle divisioni delle correnti e dell’isolamento della magistratura nella società, avvertiva che «bisogna porre rimedio»: «Dobbiamo pretendere che il Csm apra un dibattito al proprio interno e deliberi una reazione chiara e netta. Che anche l’Anm mostri il proprio approccio unitario e fermo».
Il re d’Albania
Intanto l’ex capo dell’ufficio gip di Bergamo, Tino Palestra, nella mail con oggetto «non convalida trattenimento migranti in Albania» parla di «invenzione meloniana, che richiama forse il ricordo – rimpianto? – di quando il re d’Italia era anche di Albania». Il giudice del Tribunale di Catania Alessandro Laurino ricorda come è andato a finire il caso Apostolico: «L’Avvocatura dello Stato ha rinunciato ai ricorsi, il governo ha chiesto l’estinzione del giudizio ed è venuto meno il rinvio pregiudiziale. Bisognerebbe strillarlo ai quattro venti». Infine un tocco poco elegante: «Dà l’idea di quanto siamo sommersi da falsità, ipocrisia, propaganda, sulla pelle di 4 bangladini in carne ed ossa, di cui non sappiamo nulla e che forse fanno un ottimo kebab».