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Gpa reato universale, per la ministra Roccella anche i medici devono denunciare. La replica: «Il nostro dovere è curare»

21 Ottobre 2024 - 20:46 Massimo Ferraro
maternita surrogata gpa roccella medici denuncia
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Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, risponde alla ministra: «Siamo esonerati dall'obbligo di segnalazione, è scritto nel Codice penale»

«Un pubblico ufficiale, e anche il medico, è tenuto a segnalare i casi di sospetta violazione della legge sulla maternità surrogata alla Procura. E poi si vedrà». La ministra per le Pari opportunità e la famiglia Eugenia Roccella ha ribadito che, con l’approvazione della legge Varchi che rende la gestazione per altri reato universale – ossia un crimine perseguibile in Italia anche se la maternità surrogata è stata realizzata all’estero in un Paese che la permette – anche i medici dovranno segnalare, e quindi denunciare, i pazienti che ne hanno fatto ricorso. «Spero che l’applicazione della legge abbia un effetto fortemente dissuasivo», ha proseguito Roccella, in un intervento in Onda su La7 nella trasmissione Tagadà, «in Italia c’è una procedura che protegge i minori e assicura la possibilità al compagno del genitore biologico di essere riconosciuto come genitore».

I medici: «Nostro dovere è curare»

Affermazioni che hanno destato preoccupazione tra i medici e di cui si è fatto interprete Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo). «Il medico ha il dovere di curare», ha puntualizzato, «dovere che gli deriva dalla Legge, in primis la Costituzione, e dal Codice deontologico, è confermato dalla Giurisprudenza e prevale su ogni altro obbligo, facoltà o diritto. Che il medico sia esonerato dall’obbligo di denuncia nei confronti del proprio paziente lo si desume anche dal capoverso dell’articolo 365 del Codice penale che esime il medico da tale obbligo quando il referto esporrebbe la persona assistita a procedimento penale. Quindi il medico non deve, è vero, ostacolare la giustizia ma non deve, soprattutto, porre in essere atti che mettano a rischio la relazione di cura, limitando la tutela della salute dei cittadini».

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