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Marcello Veneziani e il no a Giorgia (e al governo): «Se alzano la testa i poteri forti gli fanno la festa»

21 Ottobre 2024 - 06:25 Alba Romano
marcello veneziani giorgia meloni governo meloni poteri forti
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L'intellettuale di destra: ho rifiutato il ministero della Cultura

Marcello Veneziani è “l’intellettuale di destra” che Gianfranco Fini volle nel consiglio di amministrazione della Rai quando gli eredi del Movimento Sociale Italiano arrivarono al governo con Silvio Berlusconi. Ma oggi non ha incarichi nell’esecutivo di Giorgia Meloni. Anche perché, fa sapere in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, ha rifiutato l’incarico di ministro della Cultura al posto di Gennaro Sangiuliano. E lo ha fatto perché «non ha senso farsi massacrare dai media, rovinarsi la vita e la salute per partecipare a un governo dal tratto così continuista. Diciamocelo: in politica estera è suddito dell’atlantismo americano, in politica interna cesella col temperino le misure sociali ed è sempre piuttosto ossequioso con i grandi poteri».

La destra e il governo

Secondo Veneziani il governo Meloni non è immune dalle pressioni dei cosiddetti poteri forti: «Le ho spiegato: se non cambiamo la realtà delle cose, almeno tentare di cambiare il volto dell’Italia, che senso avrebbe stare lì? La destra avrebbe dovuto dare il segno della propria tradizione, dei suoi valori. Non rifugiarsi in cantina, non chinare il capo davanti a chi domina la scena internazionale». Meloni tradisce un atlantismo «codino» e una «voglia di allinearsi a tutti i costi. Devo essere io a ricordare che persino Andreotti e Craxi, nei confronti di Israele e soprattutto della Palestina, hanno fatto e detto di più?». Al governo, è il ragionamento, «sono convinti che, se alzano la testa, i poteri forti gli fanno la festa: in quattro e quattr’otto l’Italia va a gambe all’aria».

La sudditanza

Veneziani punta il dito anche contro la «sudditanza che abbiamo espresso. E non mi parli di antifascismo! Ma per favore! Solo il diavolo è il male assoluto. Il fascismo è storia complessa: rileggersi De Felice, Del Noce e poi parlare». Mentre un governo di destra deve poggiare la sua esperienza politica su «civiltà, tradizione, educazione e comunità». Meloni invece teme i complotti: «Se fai vedere che ti senti accerchiata è perché sei debole». L’Italia, secondo Veneziani, «non è di sinistra. Agli italiani la sinistra sta antipatica». Ma tanta gente non va a votare perché «manca la convinzione, cioè l’idea che ti trascina, ti acchiappa, ti inghiotte. E manca la convenienza: la clientela è in declino, il potere politico non riesce a curare gli affari delle sue pecorelle».

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