Ad accusare Puff Daddy di stupro ora è anche una tredicenne. Nelle carte omissati i nomi di 2 star che aiutavano il rapper
Sembrano non avere fine le storie di violenza riguardanti Sean Combs, per gli amici Diddy, per il mondo della musica Puff Daddy. La scorsa settimana si è avviato il processo, ieri il rapper e producer ha ricevuto sei nuove denunce, ulteriore, ennesimo, segno che il Vaso di Pandora si è definitivamente scoperchiato e ora tutto sembrerebbe venire a galla. Le sei nuove denunce, tre uomini e tre donne, sono state prese in carico dall’avvocato Tony Buzbee, lo stesso che tramite una class action ha già raccolto 120 casi. Si pensava fosse l’atto finale, che la partita si sarebbe giocata su quelle 120 terribili storie delle quali Buzbee aveva dichiarato essere quelle (rispetto alle migliaia di segnalazioni ricevute) che risultavano credibili e supportate da prove. Invece no, non solo i racconti della vita privata di Puff Daddy non si arrestano a spuntare fuori ma anche la natura delle denunce parrebbe farsi sempre più grave.
La minorenne violentata insieme alle star «A e B»
Una delle sei nuove denunce sarebbe stata portata avanti da Jane Doe, una donna oggi 37enne, ai tempi dell’abuso di Puff Daddy appena 13enne. Jane Doe non è il vero nome della donna, ma il nome che viene usato di norma negli Stati Uniti per indicare persone di cui non si vuole o non si può rivelare l’identità. Questa particolare denuncia potrebbe rivelarsi particolarmente importante perché per la prima volta si parla dichiaratamente di altre due star dello showbiz coinvolte nell’aggressione. Da quando sono scattate le accuse a Sean Combs infatti sono tanti del mondo della musica e del cinema a tremare per ciò che potrebbe venire fuori dal dibattimento in aula. D’altra parte i personaggi che frequentavano i famigerati White Party di Diddy sono di livello stellare, sono venute fuori foto e video, tra i tanti, con Leonardo Di Caprio, Justin Bieber, Lebron James, Jennifer Lopez, Naomi Campbell, Will Smith, Snoop Dogg, Jay-Z e la moglie Beyoncé, Rihanna, Kanye West, Drake e Kim Kardashian. Ecco, secondo il racconto di Jane Doe al suo stupro avrebbero partecipato anche due personaggi di questo calibro, un uomo e una donna, cui nomi ancora non sono stati resi pubblici e che sono stati indicati all’interno degli atti come «Star A» e «Star B». Niente di sorprendente, lo stesso Tony Buzbee aveva preannunciato di aver ascoltato storie di violenze nelle quali erano coinvolti diversi nomi particolarmente importanti, «Il più grande segreto dell’industria dell’intrattenimento, che in realtà non era affatto un segreto, è stato finalmente svelato al mondo – aveva detto -, il muro del silenzio è stato ora rotto» e ancora «Verrà il giorno in cui faremo nomi diversi da Sean Combs. E di nomi ce ne sono molti. I nomi che faremo, supponendo che i nostri investigatori confermino e corroborino ciò che ci è stato detto, sono nomi che vi sconvolgeranno». Sembra che quel giorno si stia avvicinando, perché la Doe racconta un’altra storia alla quale si fa fatica a credere e non riguarda solo Puff Daddy. Tutto è avvenuto la notte del 7 settembre del 2000, la piccola Jane non riuscendo a trovare un biglietto per gli MTV Video Music Awards tenta di convincere uno degli autisti che aspettavano le star a farla imbucare alla festa di Puff Daddy. Trova quello giusto che la accompagna, lei quando entra firma un documento di riservatezza, cosa che abbiamo visto era abitudine in casa Combs, e beve un drink. Subito dopo aver bevuto si sente immediatamente stanca e stordita, cerca e trova una camera vuota nella quale riposare ma ecco, poco dopo, entrare Puff Daddy accompagnato dalle due celebrità. Sarebbe stata la star maschile ad abusare per primo di lei, mentre Combs e la star femminile guardavano. Poi la violenza sarebbe avvenuta per mano di Combs, mentre le altre due star guardavano. Combs avrebbe anche tentato di obbligarla ad un rapporto orale, cosa che lei sarebbe riuscita ad evitare colpendolo alla gola, cosa che lo avrebbe fatto desistere. Conclusa l’aggressione, sempre in stato confusionale, secondo quanto si legge nella querela, Jane Doe sarebbe riuscita a raggiungere l’uscita della «grande casa bianca con un vialetto d’accesso a forma di U» dove si stava svolgendo la festa, per poi riuscire a contattare il padre e tornare a casa. La denuncia poi specifica: «Dopo l’aggressione, la querelante è caduta in una profonda depressione che continua a influenzare ogni aspetto della sua vita».