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Migranti, arrestati 13 trafficanti: gli sbarchi in Calabria e l’espatrio in Francia e Regno Unito. Meloni: «Difenderemo i confini, si entra solo legalmente»

21 Ottobre 2024 - 15:08 Filippo di Chio
migranti trafficanti arrestati
migranti trafficanti arrestati
Sfruttavano la rotta orientale attraverso Turchia e Grecia, offerta al costo di 15mila euro a migrante. Dalla Calabria, organizzavano il trasferimento fino a Ventimiglia

Facevano giungere i migranti in Italia, e ne organizzavano l’espatrio in Francia e Regno Unito. Sono 13 le persone arrestate con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e riciclaggio di denaro nell’ambito dell’operazione “Levante”. Gli indagati – fermati tra Bologna, Brescia, Crotone, Roma, Imperia, Milano e Vibo Valentia – sono gravemente indiziati di appartenere a una associazione di passeur, organizzata in cellule tra Italia, Grecia e Francia. A coordinare le operazioni è stata la Dda di Catanzaro, che ha ricevuto il ringraziamento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «In Italia si entra solo legalmente, seguendo le norme e le procedure previste».

L’attività dei trafficanti

I 13 fermati – iracheni, pakistani e afghani – conoscevano perfettamente la rotta del Mediterraneo orientale attraverso Turchia e Grecia. E si poggiavano su una organizzazione complessa e ramificata che affonda le sue radici tra penisola anatolica e Iraq. Il loro compito era quello di far approdare sulle coste calabresi migranti privi di permesso di soggiorno. Qui organizzare per loro un alloggio temporaneo nella zona di Crotone, così come il loro trasferimento – in treno o autobus – verso il nord. Al confine i migranti erano presi in consegna da altri passeur che, facendo la spola tra Milano e la Francia attraverso Ventimiglia, permettevano l’espatrio ai “transitanti”.

Come lavoravano i passeur

Dal dipinto fornito dal procuratore della Dda Vincenzo Capomolla è «un’organizzazione particolarmente inquietante, che sfruttava la disperazione che sta dietro ai flussi migratori». Il costo, solo per arrivare alle coste del Sud Italia, era di 15mila euro. Ma la cifra variava in base al Paese di partenza. Il pagamento avveniva sulla rete hawala, sistema di rimesse informali ancora molto utilizzato in Medio Oriente che evita il trasferimento fisico di denaro. Nell’ambito dell’inchiesta sono stati sequestrati 3 negozi di money transfer (uno a Roma, uno a Ventimiglia e uno a Milano). In questi esercizi commerciali, gli agenti di cambio halawader raccoglievano la cifra versata comunicandone la ricezione alla rete criminale. Da qui l’accusa di riciclaggio di denaro.

«La capacità di cooperatività dell’organizzazione criminale era particolarmente imponente», ha spiegato ancora Capomolla. I “piccioni” e le “pecore”, così gli arrestati si riferivano ai migranti, erano per lo più curdi, iracheni, afghani, iraniani e palestinesi. Questi contattavano l’organizzazione criminale attraverso numeri di telefono. Proprio attraverso i telefoni cellulari, mai cambiati per paura di perdere il contatto con potenziali clienti, gli inquirenti sono risaliti alle generalità dei trafficanti. Non sono registrati contatti con la malavita locale.

Le reazioni del governo

Sul successo dell’operazione “Levante” si è soffermata la premier Meloni. «È una priorità assoluta combattere chi sfrutta il legittimo desiderio delle persone di trovare condizioni di vita più favorevoli per ingrassare i propri profitti», ha detto. «Il governo è determinato a smantellare queste reti criminali e a debellare il traffico illegale di esseri umani, che alimenta gli interessi degli schiavisti del Terzo Millennio.  Il nostro impegno va avanti. Continueremo a lavorare senza sosta per difendere i nostri confini e per ristabilire un principio fondamentale: in Italia si entra solo legalmente, seguendo le norme e le procedure previste». Sul caso si è espresso anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «È l’ulteriore testimonianza che il traffico di esseri umani è una piaga di crescente diffusione che va contrastata senza indugi o sottovalutazioni».

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