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Conte sullo scontro con Grillo: «Litiga con tutto il M5s, non con me. Meloni? Ha mantenuto solo il 20% delle promesse fatte agli italiani»

22 Ottobre 2024 - 21:59 Alba Romano
giuseppe conte governo meloni
giuseppe conte governo meloni
Su La7 da Floris l'ex premier rivendica la collocazione progressista del Movimento, ma avverte: «Non rifluiremo sotto l'ala del Pd, non conviene a nessuno»

Beppe Grillo «sta litigando con l’intera comunità, non sta litigando con me». Risponde così Giuseppe Conte alla domanda di Giovanni Floris sulle tensioni in casa Movimento 5 stelle. Intervistato su La7 a DiMartedì, l’ex premier aggiunge: «È chiaro che se l’intera comunità sta facendo un processo costituente, un esperimento di democrazia partecipata e dal basso mai fatta da nessun partito in Europa, dove la base sta discutendo i quesiti che poi alla fine voteranno tutti gli iscritti, Beppe Grillo, se si contrappone, non si contrappone a me, io non sto toccando palla». Conte, insomma, assicura che non ha alcun potere sulla costituente del M5s, i cui membri – rivela – «si riuniscono il fine settimana per il confronto deliberativo e io non so neppure che cosa stanno discutendo e a quali soluzioni stanno arrivando».

Le «promesse tradite» del governo Meloni

Nell’intervista rilasciata a Floris su La7, Conte torna anche ad attaccare il governo di Giorgia Meloni. «C’è un report, oggi, che attesta che hanno realizzato non oltre il 20% degli impegni elettorali. Per il resto si tratta di giravolte e promesse tradite», dice il presidente del M5s commentando il video della premier che celebra il traguardo dei due anni di governo. «Il 20% cosa significa?», si chiede Conte. Risposta: «Che non è un governo del cambiamento. Non è un governo che sta realizzando il programma che ha anticipato agli italiani, è un governo che si è accovacciato a Bruxelles, a Washington e qui in Italia anche i poteri forti, nonostante la sua retorica di andare contro i poteri forti».

Il caso dei centri in Albania

Intervenendo a DiMartedì, Conte torna anche sulla polemica relativa ai centri per i rimpatri di migranti in Albania. Dopo lo stop del Tribunale di Roma, il governo è al lavoro su un nuovo decreto sui Paesi sicuri. «C’è ignoranza del diritto», attacca Conte. «Il fatto», spiega l’ex premier, «è che non riescono a comprendere che da un po’ di anni noi siamo nel sistema europeo. In questo caso, sull’immigrazione c’è una direttiva, c’è una sentenza della Corte di giustizia europea, tu puoi anche introdurre una norma di legge, un decreto di legge d’Italia, ma non va a superare quella che è la direttiva europea, quella che è la sentenza il 4 ottobre della Corte europea. Hanno fatto questo sfoggio, hanno perso tempo, ma non cambia nulla nella sostanza». E a proposito dell’intervento del presidente del Senato Ignazio La Russa, che in un’intervista a Repubblica ha aperto all’ipotesi di ridefinire i rapporti tra politica e magistratura, Conte parla di «fatto molto grave».

Il rapporto con il Pd

Rispondendo a una domanda di Giovanni Floris sui litigi tra i partiti di opposizione, Conte rivendica la scelta del Movimento 5 stelle di collocarsi «nel campo progressista». Ma poi precisa: «Questo significa che il primario obiettivo del M5s è creare un’alternativa alla Meloni e siamo determinati a farlo. Però, attenzione, se qualcuno pensa che il campo progressista si possa identificare solo con la sinistra, col Pd, noi non siamo disponibili a rifluire sotto l’ala del Pd. Abbiamo bisogno di un’agibilità politica che ci venga riconosciuta». Insomma, va bene la collaborazione ma non un appiattimento della linea politica sulle priorità dettate dal partito di Elly Schlein. «Questa prospettiva», prosegue Conte, «peraltro conviene a tutti, perché noi dobbiamo allargare l’area del consenso e non rifluire tutti sotto lo stesso blocco».

In copertina: Il presidente del movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, durante un evento elettorale a Genova, 11 ottobre 2024 (ANSA/Luca Zennaro)

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