La storia della docente precaria Lorenza Casagna: «Rischio di rimanere per un anno intero senza stipendio, come faccio con mia figlia?»
Lorenza Casagna ha 42 anni, vive a Genova ed è una docente precaria di educazione fisica. Dopo anni di contratti a termine, questa volta nessuno l’ha chiamata. E lei, che teme di rimanere per un anno intero senza stipendio, ha deciso di raccontare la propria storia sperando che qualcuno la ascolti. «L’unica scelta che avevo sarebbe stata accettare un contratto da otto ore settimanali dovendo fare quattro ore al giorno di macchina a 600 euro al mese, ma io ho anche una figlia a cui badare e sarei sola, se non mi aiutassero i miei genitori. Ma come dovrei fare a vivere così?», si sfoga Casagna parlando con la testata online Leggo.
L’algoritmo
La 42enne, che racconta di aver lavorato senza problemi durante l’anno scolastico 2023-24, spiega che a tagliarla fuori dalle selezioni è stato l’algoritmo che seleziona i docenti con contratto a termine. «Per le province ho deciso di non mettere una sola tipologia di contratto, il cosiddetto “spezzone”. L’algoritmo mi ha quindi scavalcato, dandolo alla persona dopo di me, come giusto che sia. Ma ora sono considerata “rinunciataria”. E questa cosa mi uccide», continua il racconto della docente precaria. Fino allo scorso anno, il sistema prevedeva la possibilità di insegnare anche dopo essere entrati nelle graduatorie d’istituto. Da settembre, invece, «i dirigenti scolastici hanno la possibilità di assegnare quelle pochissime ore agli interni e di non passare dalla graduatoria», precisa Casagna.
Il corso per diventare docente di sostegno
La paura di rimanere tutto l’anno senza stipendio ha spinto la 42enne genovese a correre ai ripari. Come? Iscrivendosi a un corso per diventare docente di sostegno, il cosiddetto Tfa (Tirocinio formativo attivo del sostegno). «Mi sono decisa a farlo – rivela Casagna – perché ho pensato che potesse aiutarmi a lavorare. Ma la speranza intanto sarebbe quella di farmi chiamare per fare qualche supplenza di sostegno. Non so più dove sbattere la testa». La 42enne racconta di aver conseguito una laurea triennale, una magistrale e diversi crediti formativi. Ma il fatto di non riuscire ad avere una continuità lavorativa non le ha permesso di salire in graduatoria. «Io sono disposta a fare anche un altro tipo di lavoro, ma la cosa assurda – continua lo sfogo della docente – è che uno si laurea, fa i master, fa tutte le specializzazioni del caso che impegnano sia al livello economico che mentale e poi i risultati sono questi, il risultato è che rischio di rimanere a casa un anno intero».
La critica a Valditara
Casagna reputa «umiliante» il fatto che ogni anno migliaia di docenti precari siano costretti a dover aspettare una chiamata per sapere se e dove lavoreranno. «In più – aggiunge la 42enne riferendosi a Giuseppe Valditara – è questo ministro che non ha empatia, non si rende conto del danno che sta provocando a intere famiglie, perché sta lasciando a casa persone con figli a carico. Ma come fai a mantenere i figli?».