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Migranti, la sinistra Ue minaccia von der Leyen: «Se replica il modello Albania niente fiducia alla nuova Commissione»

22 Ottobre 2024 - 13:16 Alessandra Mancini
La leader dei Socialisti & Democratici al Parlamento europeo Iratxe Garcia Perez alza il tiro: «Valuteremo se votare sì solo dopo le audizioni»

Lo scontro sull’immigrazione varca i confini nazionali. I socialisti a Bruxelles sono preoccupati per l’apertura di Ursula von der Leyen al controverso protocollo Italia-Albania per esternalizzare le procedure di esame delle domande d’asilo e di espulsione. «Siamo contrari alla strategia del Partito Popolare Europeo e Meloni e molto preoccupati dal fatto che la presidente della Commissione voglia adottarla», ha detto stamattina la capogruppo dei Socialisti e democratici Iratxe Garcia Perez, che minaccia la presidente rieletta della Commissione Ue: «Così non può contare sul nostro sostegno». Il riferimento è chiaro: gli hub di rimpatrio al di fuori del territorio dell’Unione europea, in cui trattenere le persone migranti in attesa di risposta alle richieste d’asilo, non sono la soluzione. Ovvero: «Non aiutano a tenere un dibattito calmo, pacato e responsabile» sul fenomeno migratorio, sottolinea la presidente del gruppo S&D. Se l’esperimento italo-albanese di esternalizzazione dell’immigrazione dovesse essere preso a modello a livello europeo, il gruppo di centro-sinistra potrebbe rimettere in discussione il suo sostegno a von der Leyen. La minaccia per ora resta a mezz’aria: «È una decisione che prenderemo quando e se si arriverà a quel punto anche una volta che avremo visto i risultati delle audizioni», conclude Garcia Perez con riferimento agli “esami” che il Parlamento s’appresta a fare ad ogni singolo commissario designato.

Il vertice ad hoc e le riflessioni dei leader Ue

Nei giorni scorsi la presidente della Commissione aveva spronato i capi di Stato e di governo a «valutare» il modello dei return hubs nei Paesi terzi dove processare le richieste d’asilo. Alla vigilia del Consiglio europeo i leader di destra (e due socialisti) si erano quindi confrontati su eventuali centri di rimpatrio e sulle condizioni per il rientro volontario dei profughi siriani. Era stata la stessa Meloni a organizzare, insieme alla premier danese e al neo primo ministro olandese, una riunione informale a cui hanno partecipato Austria, Cipro, Grecia, Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Ungheria. In generale, per i 27 è necessario rafforzare le politiche di rimpatrio e tutelare i confini. Ma c’è dissonanza su come farlo. Se da una parte i leader conservatori approvano il modello della presidente del Consiglio, che in Italia sta creando non pochi problemi nel rapporto con la magistratura, altri pesi massimi del continente – tra cui Spagna, Francia e Germania – restano scettici, per lo meno a parole. Una cosa, però, è certa: il cambiamento di approccio all’immigrazione certificato dai vertici della scorsa settimana dimostra lo spostamento a destra dello spettro politico Ue sancito dal voto di giugno.

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