Il tetto agli stipendi dei manager pagati dallo Stato sarà a 120mila euro, esclusa la PA. Meloni si prende 6 mesi per scrivere l’elenco definitivo
La parte dedicata al taglio degli stipendi dei manager di aziende finanziate o controllate dallo stato è tra i capitoli più attesi – in realtà più per un problema di linea politica che di impatto reale sui grandi numeri – della manovra finanziaria 2025 inviata oggi alla Camera dei deputati dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. E molto si è discusso di quanti e chi sarebbero stati i dirigenti colpiti da un taglio che porterà lo stipendio massimo dagli attuali 240mila euro alla metà, ovvero 120mila euro annui, il 50% di quanto prende il primo presidente della Corte di cassazione ma più o meno quanto prende la premier Giorgia Meloni.
Tagliati e salvati
Chi sono questi manager che vedranno lo stipendio decurtato, anche pesantemente? La Manovra arrivata alla Camera, che per essere definitiva dovrà essere votata dai due rami del parlamento, prevede che nell’elenco ci siano 3 tipologie di manager.
L’elenco che scriverà Meloni
Da tutto il grande elenco delle società ed agenzie controllate dallo stato, compilato e aggiornato ogni anno da Istat e quindi pubblicato sul sito del Ministero dell’economia e delle finanze, e che comprende tutti gli enti pubblici più noti, dall’Agenzia delle entrate a Consip a Aifa (l’agenzia del farmaco) verrà tratta una lista a cui applicare il taglio, tramite decreto della presidente del consiglio Meloni, su proposta del ministro Giorgetti, escludendo però già «le autorità amministrative indipendenti e le società per le quali la determinazione dei compensi degli organi di amministrazione avviene ai sensi dell’articolo 11, commi 6 e 7, del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175».
Enti e fondazioni
Oltre a queste aziende tutto sommato grandi e che andranno quindi valutate con attenzione, subiranno il taglio «enti, organismi e fondazioni» che ricevono un contributo «significativo». Anche qui segue elenco da stilare entro 90 giorni ma, nel frattempo, la sforbiciata riguarderà chi riceve almeno 100mila euro annui. Per questo gruppo si prevede anche che «un rappresentante del Ministero dell’economia e delle finanze sieda nei collegi di revisione o sindacali di società».
Le aziende che fatturano
Infine, c’è un terzo gruppo, di società e aziende pubbliche che hanno un proprio fatturato, ma le cui dimensioni economiche possono variare, che subiranno tagli agli emolumenti ma per fasce, a seconda della dimensione dell’azienda.
Cosa si intende per manager?
Quali manager subiranno la riduzione degli stipendi? Nel testo si legge che per «organi amministrativi di vertice si intendono quelli di amministrazione attiva e consultiva», insomma almeno cda, direzione generale e revisori dei conti, anche se si includono quelli analoghi previsti dai singoli statuti.
I limiti al cumulo
C’è poi una parte specifica dell’articolo dedicato al taglio, il 111, che riguarda il cumulo di diverse cariche. Chi assume cariche di vertice ma è già dipendente dello Stato, anche se in aspettativa, non può prendere per il nuovo ruolo più del 25% di quanto prendeva prima e chi ha più incarichi, tranne che nelle società quotate, non può comunque arrivare a superare la soglia.
Gli esclusi
Il taglio, anche dopo le pressioni arrivate in particolare da Forza Italia, non riguarderà i dirigenti ministeriali, oltre ad alcune grandi aziende dello stato. Esclusi quindi, oltre alla Pa, gli «organi costituzionali e a rilevanza costituzionale, le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano, gli enti locali e i loro organismi ed enti strumentali e i dirigenti del Servizio sanitario nazionale». Esclusi anche i vertici di Istat, Inail, Inps e le agenzie fiscali.