Caso Albania, Meloni tira dritto dopo il decreto: «I rimpatri funzioneranno. Danno erariale? Da quelli del superbonus non prendo lezioni»
«Avevo messo in conto che ci sarebbero stati degli ostacoli ma li supererà: il protocollo Italia-Albania funzionerà. Le accuse di danno erariale? Da quelli dei banchi a rotelle e del Superbonus anche no». Tira dritto la premier Giorgia Meloni, intervistata da Tommaso Cerno per gli 80 anni de ll Tempo, dopo che il Tribunale di Roma ha bloccato il rimpatrio di 12 richiedenti asilo, costringendo le autorità italiane a farli rientrare rapidamente nel territorio nazionale. La premier respinge così al mittente le accuse di quella fetta di opposizione, Italia Viva e Movimento 5 stelle, che hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti per valutare se ci sia stato o meno un danno erariale da parte della premier. È di queste ore d’altronde la firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al decreto legge “paesi sicuri”, che definisce una lista – soggetta a revisione periodica – di nazioni considerate sicure per i rimpatri dall’Italia
Meloni (ancora) contro i giudici
Quanto alla sentenza del Tribunale di Milano, Meloni la considera tuttora «irragionevole», sottolineando che non è un problema esclusivo della vicenda Albania, «ma di tutti gli immigrati illegali provenienti da determinati paesi». Perché sì giudici si basano su una sentenza della Corte Europea, ma i rimpatri di migranti irregolari erano «iniziati molto prima». La premier considera il caso «strumentale», legato unicamente a una differenza di visione rispetto a quella del governo. Pertanto, politica e non giuridica. Sollecitata sulla mail del sostituto procuratore della Cassazione, Marco Patarnello, in cui si avvertiva della sua pericolosità perché vorrebbe «riscrivere l’intera giurisdizione», Meloni risponde: «Non ho mai parlato di complotti, ma c’è del menefreghismo nei confronti del voto popolare. Se il popolo non capisce, le sue scelte andranno corrette».