Stop alla Serie Avetrana, la replica di Disney: «Non concordiamo». L’autore di SanPa e Il caso Yara: «Sembra censura»
Sulla decisione del Tribunale di Taranto di non mandare in onda, almeno per il momento, la serie tv sull’omicidio di Sarah Scazzi, Avetrana – Qui non è Hollywood, è intervenuta la casa di produzione Groenlandia e la stessa Disney, che avrebbe dovuto trasmettere la serie dal 25 ottobre sulla sua piattaforma streaming. «Per ottemperare al provvedimento emesso in assenza di contraddittorio tra le parti dal Tribunale di Taranto, il lancio della serie attualmente intitolata Avetrana – Qui non è Hollywood è rinviato», si legge nella nota. «Le parti non concordano con la decisione del Tribunale e faranno valere – concludono – le proprie ragioni nelle sedi competenti». A presentare il ricorso d’urgenza era stato Antonio Iazzi, sindaco di Avetrana, il comune pugliese che dà il titolo alla serie tv e dove nel 2010 fu uccisa la 15enne Sarah Scazzi. Il giudice ha fissato la prossima udienza, quella di comparizione delle parti, per il 5 novembre.
Gianluca Neri: «Lo stop preventivo di una fiction è preoccupante»
Per l’autore delle serie tv Netflix SanPa – Luci e tenebre di San Patrignano e Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio, Gianluca Neri, intervenuto sulla questione: «Il blocco preventivo di una fiction senza nemmeno averla vista assomiglia molto a un tentativo di censura, è un processo alle intenzioni che mi lascia perplesso», ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. «È comprensibile che un sindaco (che ha chiesto lo stop della serie, ndr) e anche la sua comunità non facciano i salti di goia se la loro cittadina viene usata come titolo per una fiction su una vicenda di cronaca nera. Ma quando parliamo di un caso di true crime è inevitabile – continua Neri -: succede ancora adesso per Erba, per Cogne, per Novi Ligure che il pensiero rimandi consciamente e inconsciamente a quei delitti. Il titolo su Avetrana poi è anche efficace per il collegamento sottinteso al circo mediatico che in quell’occasione fu particolarmente acceso». Anche l’autore ha avuto a che fare con la diffidenza: «Quando ho girato Il caso Yara la gente di Brembate di Sopra non era ovviamente felice, ma succede sempre così: quando in un paese arrivano dei forestieri, degli estranei a raccontare un fatto, il primo pensiero di chi vive lì è che lo faranno male. È un meccanismo di difesa abbastanza naturale», conclude.