La guerra tra Coree si sposta sulla prima linea ucraina: «Soldati di Pyongyang nel Kursk». E Seoul risponde: «Forniremo armi a Kiev»
La Corea del Nord è arrivata nella prima linea del conflitto tra Russia e Ucraina. Secondo l’intelligence ucraina, infatti, alcune unità militari di Pyongyang sono state avvistate ieri, 23 ottobre, nell’oblast di Kursk, la regione in parte occupata da Kiev dallo scorso agosto. Il contingente sarebbe solo una parte di quello che Kim Jong-un ha deciso di schierare a sostegno di Vladimir Putin. Per la Corea del Sud sarebbero 12 mila i soldati inviati. Prima li aspetta un addestramento nella Russia orientale, poi il conflitto. Se la linea di demarcazione segnata dal 38esimo parallelo riesce ancora a dividere la Corea del Nord dalla Corea del Sud, a fornire un terreno di scontro aperto potrebbe proprio essere l’Ucraina. Infatti, Seoul ha aperto alla possibilità di fornire armi a Kiev in risposta al patto russo-nordcoreano. «Non rimarremo con le mani in mano», è il monito lanciato dal presidente Yoon Suk Yeol. Intanto, Putin ha dichiarato che la Russia è pronta a prendere in considerazione ogni opzione per la pace in Ucraina «sulla base della situazione reale sul terreno».
Il patto tra Mosca e Pyongyang: dubbi e numeri
Riguardo all’operazione congiunta tra Russia e Corea del Nord si sa ben poco. A partire dal numero di uomini coinvolto, fino al suo obiettivo. Si parla di 12mila soldati totali, tra cui 500 ufficiali e tre generali, divisi in quattro brigate, che andrebbero ad aggiungersi ai 3mila che negli scorsi mesi avevano già raggiunto il fronte. Secondo i servizi segreti sudcoreani oltre mille uomini farebbero parte delle forze speciali. E si troverebbero in questo momento – come dimostrano alcuni video – a Sergeevka, nell’estremo est della Russia sul confine con la Cina. Lo scopo sarebbe quello di abituare le truppe al combattimento, per poi trasferirle a Kursk, la regione russa che da settimane è teatro di scontri dopo il lancio della controffensiva ucraina. Il viceministro della Difesa russo Yunus-Bek Yevkurov è il responsabile della supervisione dell’addestramento e dell’adattamento delle truppe nordcoreane. Per l’intelligence di Kiev i soldati inviati da Pyongyang vengono riforniti di munizioni, biancheria da letto, indumenti, calzature invernali e prodotti per l’igiene. In particolare, secondo le norme stabilite, «Mosca fornirà a ciascun nordcoreano carta igienica e 300 grammi di sapone ogni mese».
Rimangono però fondamentalmente uomini inesperti e non abituati al conflitto armato, tanto da essere definiti dal ministro della Difesa sudocoreano «semplice carne da macello». Saranno irregimentati nei ranghi russi e obbediranno ai loro comandanti. Mosca e Peyongyang negano tutto: gli uomini risultano in possesso di documenti – falsi – che li identificano come “Buryats”, indigeni siberiani. E forse è la stessa Kim Yo-Jong, sorella del leader nordcoreano Kim Jong-un, ad aver svelato l’operazione: «Corea del Sud e Ucraina sono cani malvagi allevati dagli Stati Uniti».
Seoul (per la prima volta) apre a Kiev
Immediata la risposta di Seoul. Non tanto alle parole provocatorie della sorella di Kim, quanto a una collaborazione tramite cui la Corea del Nord mira ad ampliare il suo raggio di azione entrando di fatto nel territorio del Cremlino. A dir la verità, anche per la Corea del Sud l’Ucraina non era mai stata troppo lontana: da Seoul aiuti umanitari e altre forme di supporto avevano raggiunto Kiev in maniera continuativa. Ora però si parla di aiuti di tutt’altro tipo. «Pur avendo mantenuto per lungo tempo il principio di non fornire direttamente armi letali a Paesi coinvolti in conflitti, stiamo valutando di rivedere la nostra posizione in maniera più flessibile». Il presidente sudocoreano Yoon Suk Yeol apre così alla possibilità di rivedere una policy che per anni aveva mantenuto Seoul fuori da ogni grande conflitto. Forse un’eccezione momentanea, forse un cambio più radicale e profondo di politica internazionale. Si parla, in questo caso, di rifornire Kiev di armi. Per il momento solo a scopo difensivo, ma – «a seconda del livello delle operazioni nordcoreane in Russia» – non si esclude la possibilità di fornire armi a uso offensivo.
La paura della disperazione
La maggiore paura per la Corea del Sud è che il patto tra Putin e Kim non sia una semplice stretta di mano amichevole. Ma che dietro si nasconda una vera e propria trattativa: uomini al fronte in cambio di nuove tecnologie militari. Missili balistici intercontinentali e sottomarini consegnerebbero in mano a Pyongyang delle nuove carte da giocare. Un patto che soddisfa le due potenze e che terrorizza chi guarda al Cremlino con preoccupazione. Per dirla con Dame Barbara Woodward, rappresentante britannica all’Onu: «Putin è chiaramente disperato. E la sua disperazione è un pericolo per noi tutti».
In copertina: ANSA/KCNA I Il leader nordcoreano Kim Jong-un mentre parla durante una “riunione nazionale di revisione del lavoro di emergenza anti-epidemia” a Pyongyang, Corea del Nord, il 10 agosto 2022.