Live X Factor 2024, si parte. Su 221 concorrenti del passato 54 hanno spiccato il volo (solo il 4% è tra i big) – I numeri
Questa sera su Sky e in streaming su NOW ripartono i live di X Factor, le fasi finali, quelle clou in cui i dodici concorrenti commentati dai giudici, Manuel Agnelli, Paola Iezzi, Jake La Furia e Achille Lauro, di fatto si presenteranno al pubblico televisivo, inaugurando così quella che per la loro carriera è in tutto e per tutto una scommessa. Una scommessa che vale quanto? Proviamo quest’oggi, poche ore prima del debutto di quella che ha i presupposti per essere la stagione di rinascita del format, a darci una risposta.
In questo senso, i talent stanno vivendo una nuova giovinezza, una rinascita che parte dalla vittoria dei Maneskin al Festival di Sanremo e prosegue con quella l’anno scorso di Angelina Mango. La televisione che si fa discografia ai più alti livelli, un binomio in questi casi vincente ma che in passato ha creato non pochi equivoci, specie nel periodo in cui la tv – con i talent (due in Italia: X Factor e Amici. The Voice in Italia è stato un flop totale) – diventa l’unico modo per farsi notare e, di fatto, accedere alla discografia. Sono gli anni in cui meteore come Valerio Scanu e Marco Carta, forti della propria popolarità televisiva e del televoto, stravincevano perfino il Festival di Sanremo, per poi sparire nel nulla, incapaci di reggere il confronto con la vera discografia. Un periodo che è durato poco, la cui fine coincide con l’esplosione di piattaforme come Spotify, quindi con l’apertura totale, spregiudicata ed incontrollata del mercato.
Nel nuovo panorama, X Factor, tra i talent che hanno caratterizzato la tv italiana degli ultimi quasi 25 anni, è di sicuro quello più attento alle vicende del mercato e quindi più credibile. E’giunto quindi il momento di tirare le somme per capire quanti dei partecipanti di X Factor, anche senza arrivare ai livelli stratosferici dei Maneskin, sono riusciti, da lì, a crearsi una carriera musicale solida.
I numeri dei concorrenti X Factor dalla prima all’ultima edizione
I concorrenti che hanno partecipato a X Factor in queste prime 17 edizioni, in totale, sono 221. Di questi sono 53 gli artisti che da X Factor hanno spiccato il volo verso una carriera decente, nella maggior parte hanno continuato a lavorare perlomeno in ambito musicale, in pochissimi verso il cielo del firmamento della musica. 54 se contiamo anche Anna Castiglia, talmente brava da non necessitare nemmeno dell’accesso ai live, negatole da Morgan, ma prendendo il volo direttamente dalla fase di selezioni per arrivare oggi a essere considerata tra le più promettenti nuove voci del cantautorato al femminile. Parliamo dunque del 24,43% dei 221 concorrenti che hanno calcato il palco del talent nella fase finale live. Una percentuale molto alta, si, ma per evitare false illusioni è meglio entrare nello specifico.
Prima fascia: i top
Questi 54 artisti possono essere suddivisi in tre macro fasce. Una prima in cui possiamo posizionare quelli che oggi sono big assoluti e indiscussi della musica italiana, quelli per cui andrebbe mandata una lettera di ringraziamento ai recruiter di X Factor per averceli proposti. Sono 11, quindi solo il 4,98% dei totali: Giusy Ferreri, Noemi, Marco Mengoni, Francesca Michielin, Mahmood, Michele Bravi, Gaia, Maneskin, gIANMARIA e Santi Francesi.
Mengoni, Michielin, Mahmood e gli altri big
Tra questi ci sono solo quattro vincitori del talent: Mengoni, Michielin, Michele Bravi e Santi Francesi. Giusy Ferreri otterrà un gigantesco successo dopo lo show, ma con dei tormentoni estivi (Non ti scordar mai di me e Roma-Bangkok). Noemi si è dimostrata cantante dalle doti eccezionali, ottiene un discreto successo con Sono solo parole, classico del suo repertorio, ma solo ultimamente, da Makumba in poi, è riuscita ad ottenere un successo pop. Non ha bisogno di grosse specifiche il caso Marco Mengoni, un talento che il largo pubblico non ha potuto che ammettere dalla primissima apparizione, tanto che il cantautore si è trovato perfettamente a proprio agio ai più alti livelli della discografia, reggendo botta benissimo da un punto di vista artistico, come se il suo naturale posizionamento fosse quello e andava solo pagato il pedaggio a X Factor. Vincerà senza impolverarsi nemmeno le scarpe due Festival di Sanremo, poi l’esordio negli stadi e lo status di star assoluta del pop italiano.
Ancor più interessante il caso Francesca Michielin, che è riuscita, grazie ad una determinata impostazione da musicista vera, a leggere anche la fase indie della musica italiana e mantenere, se non accrescere, il suo status. Colleziona due seconde posizioni a Sanremo, facendo un’ottima figura anche come conduttrice di X Factor e podcaster femminista. Questo perché spesso è semplicemente una questione di scelte. Come quelle fatte da Gaia, che dopo l’esperienza ad X Factor, non contenta, va a vincere Amici, ed entra in connessione con la scena rap, forte di un’indole urban preziosissima, fino alla firma sul tormentone estivo 2024, Sesso e samba, insieme a Tony Effe.
Mahmood non ha molto da ringraziare X Factor, Simona Ventura lo scartò salvo poi ripescarlo per essere eliminato dal pubblico dopo tre puntate. Oggi è uno dei migliori esponenti del pop italiano contemporaneo, ha raggiunto una dimensione internazionale che in pochi anno e anche lui a Sanremo ha fatto una bella doppietta. Sui Maneskin, che non vinsero X Factor, non c’è molto da dire se non che parliamo di un’eccezione anche per quanto riguarda la totalità della discografia italiana: sfilano nei templi del rock mondiale uscendone non solo illesi ma anche Dei.
Bravi, giaNMARIA e Santi Francesi: la zona grigia
Michele Bravi, gIANMARIA e Santi Francesi naturalmente ancora sono in corsa per assumere uno status preciso, abitano in questa nostra classificazione una zona grigia in cui i numeri cominciano ad abbassarsi, anche perché si confrontano con una discografia che in questi 17 anni si è totalmente rivoluzionata. Si tratta di tre progetti che hanno semplicemente usufruito dell’accelerata che l’esposizione televisiva può dare, solo che bisogna avere uno stile particolarmente sviluppato affinché quell’accelerata non ti butti fuori strada. Loro indubbiamente ce l’hanno, quello che gli manca è la hit vera, il pezzo che può fare la differenza nella carriera. Al momento ciò che li distingue dagli artisti che seguiranno, soprattutto nella seconda fascia, è la personalità, la riconoscibilità del loro stile, leggero e intenso parlando di Michele Bravi, cupo ed energico parlando di gIANMARIA, sofisticato e puro parlando dei Santi Francesi.
Seconda fascia, da Chiara Galiazzo a Il Solito Dandy
In una seconda fascia inseriamo invece artisti che hanno una certa solidità. Sono riusciti ad azzeccare pezzi, che proseguono la loro carriera seguiti da uno zoccolo duro di pubblico e magari anche con il favore della critica. Ne abbiamo contati 13, quindi il 5,88% del numero di concorrenti totali. Artisti come Chiara Galiazzo, dal carisma e dalla raffinatezza assoluti, o come Lorenzo Fragola, che è riuscito a ritagliarsi un ottimo spazio grazie al successo (41 milioni di stream solo su Spotify) de L’esercito del selfie in featuring con Arisa, comprese ben due partecipazioni al Festival di Sanremo. Loro due tra l’altro sono gli unici di questa fascia ad aver vinto X Factor. Un segmento dove piazziamo anche Roshelle, diventata una delle più seguite donne del rap italiano (quasi 100mila ascolti mensili su Spotify), e si prende un posto anche Enrico Nigiotti, che ha intrapreso un percorso cantautorale non particolarmente luminoso ma particolarmente quadrato. Il fascinoso carisma da bravo ragazzo di Leo Gassmann sembra essersi esaurito dopo la vittoria a Sanremo Giovani, le successive esperienze non sono state esattamente brillanti, ma lui è ancora sicuramente molto seguito.
N.A.I.P., Dadà e Sarafine: gli intellettuali del pop
Ci sono poi i casi N.A.I.P., Dadà e Sarafine, artisti che proponevano già di base un sound lontano dai canoni del mainstream, che sono stati utili allo show per dare spessore intellettuale, quasi ricerca, in quello che è in tutto e per tutto un laboratorio pop, e che dopo si sono ritagliati (continuano a farlo in realtà) largo spazio nel circuito dei club, dove quel genere di approccio musicale sta bello comodo. Forti di un’identità già ampiamente sviluppata prima di entrare dentro il circuito del talent, ci sentiamo di mettere dentro questa seconda categoria anche la già citata Anna Castiglia, Matteo Alieno, Il Solito Dandy e i Tropea: a dimostrazione che il circuito indie, nonostante lo scoppio della bolla, è ancora oggi un fortino pieno di tesori di inestimabile valore e un programma che si occupa di musica non può ignorare la cosa. Fanno tour che vanno bene, il pubblico li segue con attenzione perché il loro cantautorato è significativo, non dimostrano interesse per esposizioni forzate, magari non arriveranno mai al pubblico dei palazzetti (speriamo vivamente di sbagliarci) ma stuzzicheranno sempre interesse per il proprio lavoro, riconosciuto fin da subito autentico.
Terza fascia: da Anastasio e Blind a Casadilego e Vale LP
In un’ultima fascia, composta da 31 nomi, quindi il 14,03% dei partecipanti totali al talent, ci teniamo tutti quei nomi che ancora oggi streammano, che sono tornati a popolare l’esercito dei girovaghi dei club, che si sono specializzati come autori, nomi conosciuti e apprezzati nel sottobosco musicale italiano o che, semplicemente, ancora si ritrovano ad avere un’età per la quale ci stanno ancora provando. Intendiamoci, siamo stati di manica larga, sono artisti che viaggiano da 50mila ascolti mensili su Spotify in giù, alle volte molto molto più giù, ma che in qualche modo sono ancora presenti nel circuito, ci provano, si dimenano per far valere le proprie ragioni artistiche e molte di loro ne hanno da vendere. Di sicuro Cassandra Raffaele, artista di una classe superiore, andatevi a recuperare il suo disco Camera Oslo e sentirete di che razza di autrice stiamo parlando (tra l’altro è uscita lo scorso weekend con un fantastico brano insieme a Brunori SaS). E poi ancora Le Donatella, che nel 2015 finiscono per vincere L’Isola dei famosi, un risultato che non le ha però aiutate a rientrare nel giro della musica ad alti livelli. Gli Street Clerks hanno accompagnato per diversi anni Alessandro Cattelan come band in studio in diverse avventure televisive. E poi ancora gli Urban Strangers, che hanno brani da milioni di stream (Runaway, Cupid’s Chokehold), e chiudiamo nella stessa parentesi insieme a quelli che hanno portato progetti molto specifici. Davide Shorty, per esempio, mette insieme meravigliosamente bene rap e funky.
Anastasio, un altro campionato
A proposito di rap forse il migliore autore in assoluto ad essere apparso davanti alle telecamere di Sky è stato Anastasio. Subito dopo X Factor ha fatto un dignitosissimo Sanremo e una serie di album confezionati con grande maestria e ha anche scritto Eccetera per Angelina Mango. Il rap è un genere che funziona sempre tanto quanto tra le mura di una tv, il perugino Blind quando partecipò vinse un disco di platino ancor prima che la stagione finisse, ma poi, nonostante i numeri andassero benino e featuring discretamente importanti, sparì e di lui rimangono 42mila ascolti mensili su Spotify (ecco cosa si intende per zoccolo duro). A proposito di generi, in questa categoria troviamo più o meno di tutto: dal rock dei Little Pieces of Marmalade (che Manuel Agnelli chiusi i battenti di Sky si portò dietro come band in tour) a quello dal sapore internazionale dei Melancholia (che disco incredibile What Are You Afraid Of?). Da quello duro e puro di Karakaz a quello decisamente più ricercato di Versailles, fino al garage degli Omini.
Beatrice Quinta, Settembre, Moseek: tra club e cantautorato
Beatrice Quinta si è distaccata totalmente dal personaggio portato davanti alle telecamere e ha prodotto un disco di rara bellezza, divertente, curato e provocatorio, dal titolo Devota. Settembre rimane a galla con il suo rap poppizzato in napoletano (la scorsa settimana l’ultima uscita), Selmi con quel suo approccio cupo e di spessore, entrambi tra l’altro sono tra i 46 giovani che proveranno a prendersi un posto tra i big di Sanremo tramite Sanremo Giovani a dicembre. Sem&Stènn continuano con la loro visione provocatoria, mentre Mydrama ed Erio portano in giro il loro cantautorato rarefatto, non tanti numeri ma la ricerca di un porto sicuro per una musica che ancora deve trovare il modo di farsi acquistare (viaggiamo infatti sulle decine di migliaia di ascolti su Spotify). E a proposito di cantautorato, nei corridoi dell’industria musicale si fa un gran parlare della scarsa rappresentatività delle donne, ma di certo non possiamo puntare il dito contro X Factor, che in questi diciassette anni ha proposto una serie di nomi, alcuni assai interessanti. Tipo Sofia Tornambene, tipo Casadilego, o Linda, o Lucrezia, in gara negli ultimi anni, cantautrici molto giovani e moderne, che inseguono stili internazionali e risultano fresche e vendibili. Alle volte troppo fresche, alle volte proprio acerbe, non stupiscono gli ascolti ancora bassini, ma di certo vanno tenute sott’occhio. O come Eva Pevarello, una cantautrice di livello che ha collaborato con artisti del calibro di Daniele Silvestri e Ghemon, cui talento tra gli addetti ai lavori è strariconosciuto, ma che non è mai riuscita a imporsi nel mercato più pop. In questa fascia troviamo anche i Moseek, che hanno orbitato bene la scena musicale capitolina per qualche tempo con una produzione futurista anche notevole (che pezzo Elliot), ma poi si sono dispersi e di loro, grazie a Dio, è rimasta la cantante Elisa Pucci, che ha inaugurato un entusiasmante progetto solista sottoforma di Mille. Per concludere, in questa fascia inseriamo altre tre artiste che quest’anno parteciperanno a Sanremo Giovani: Angelica Bove, Martina Attili e Vale LP (che prova insieme a Lil Jolie, che invece ha optato per la barricata Amici).