Nella manovra spunta uno sgambetto ai magistrati: ridotti i fuori ruolo nel ministero di Nordio, a fare i dirigenti saranno «esterni con elevate qualifiche»
Molti ministri della giustizia, prima di Carlo Nordio se ne sono lamentati e l’attuale titolare del ministero della Giustizia non ha fatto eccezione: nel suo dicastero moltissimi dirigenti sono in realtà magistrati collocati «fuori ruolo», cioè che mantengono l’ufficio di provenienza ma vengono impiegati per un certo numero di anni presso via Arenula o altri ministeri. L’ultimo elenco pubblicato dal Consiglio superiore della magistratura, di un anno fa, diceva che degli 8.922 magistrati ordinari presenti in Italia (il 16% in meno di quanto prevederebbe l’ordinamento) ben 162 sono «fuori ruolo» impiegati in diversi ministeri e, in parte, nella Scuola superiore della magistratura.
Quanti magistrati fuori ruolo con Nordio
La maggior parte di loro, 88 sul totale, sono appunto in via Arenula, al ministero della Giustizia. Sono quindi loro a dover dare attuazione normativa, ma anche pratica quando si tratta, ad esempio, di “ispezionare” magistrati che avrebbero esulato dalle loro competenze. L’ultimo annuncio in questo senso è fresco di qualche giorno fa, quando il ministro della Giustizia ha dichiarato che avrebbe mandato gli ispettori a verificare il comportamento del sostituto procuratore di Cassazione, Marco Patarnello, reo di aver scritto una mail in cui proponeva di «porre rimedio» al fatto che Meloni agisca sulla magistratura per una visione politica e sia quindi più «pericolosa» di Berlusconi (la frase, certamente infelice, proseguiva poi dicendo «Non dobbiamo fare opposizione politica, ma difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini a un giudice indipendente»). Ma i magistrati fuori ruolo al ministero della Giustizia fanno altre cose delicatissime: il gabinetto del ministro per dire è largamente composto da magistrati, sono toghe persino i vice. Per un ministro che, davanti alla sentenza sui migranti in Albania da parte della giudice Silvia Albano ha dichiarato «risponderemo all’offensiva», non certo una situazione semplice.
La battaglia di Nordio
Il ministro Nordio aveva lanciato la sua battaglia sui fuori ruolo già a inizio anno. Quando non era ancora ministro, a inizio 2022, aveva dichiarato che dei 200 magistrati fuori ruolo ne sarebbero bastati 20: «Sono favorevole a una forte riduzione dei magistrati fuori-ruolo: credo che dei 200 attualmente distaccati ne basti solo il 10 per cento, gli altri dovrebbero tornare a lavorare nei tribunali», aveva detto in un’intervista. Poi a gennaio 2024 la riduzione era stata solo da 200 a 180 magistrati, con la conferma di tutti quelli in servizio proprio presso il ministero della Giustizia.
Il nodo dirigenti
Che fare allora? Promuovere stabilmente dei dirigenti prendendoli dalla pianta organica vorrebbe dire aumentare permanentemente le spese. L’articolo 20 della Manovra, invece, prevede di allargare l’utilizzo dello strumento legislativo attraverso cui vengono «chiamati a Roma» i magistrati: l’articolo 19, comma 6 del decreto legislativo 165 del 2001 che disciplina il lavoro nella pubblica amministrazione. Il comma 6, richiamato dalla Manovra di bilancio 2025, all’articolo 20, stabilisce che il 10% dei dirigenti pubblici di «prima fascia» e l’8% di quelli di «seconda fascia» possano essere presi dall’esterno, per un periodo fino a 5 anni. Ecco, dice l’articolo 20 della manovra, per il ministero della Giustizia si lavorerà a chiamare più esterni e meno magistrati che attualmente occupano «più del 30% di quegli incarichi». Come spiega la relazione illustrativa allegata alla legge di Bilancio, «l’effetto è, in definitiva, quello di aprire ai contributi esterni e di riconoscere le alte professionalità dei funzionari della giustizia che non hanno concrete prospettive di crescita» perché «attualmente trovano una forte limitazione per l’accesso agli incarichi dirigenziali ricoperti da magistrati». Ma l’effetto sarà anche quello di allontanare dalle stanze del ministero almeno una parte delle toghe che attualmente le occupano.