Migranti, la stretta del governo Meloni: gli extracomunitari non potranno detrarre le spese per il coniuge e i figli a carico con più di 21 anni
Mentre lo scontro sul cosiddetto «modello Albania» fortemente voluto da Meloni e che ha creato attriti con la magistratura è ancora in atto, c’è un’altra novità – ancora una volta tutta nazionale – che colpirà i migranti. O meglio, i contribuenti con cittadinanza extra-Ue. E quindi che lavorano e fanno la dichiarazione dei redditi in Italia. La manovra del governo Meloni prevede infatti una stretta sulle spese detraibili per il coniuge e i figli a carico tra 21 e 30 anni (per gli italiani, invece, le detrazioni varranno sia per il coniuge che per i figli). Le detrazioni per i figli a carico sotto 21 anni sono state assorbite dall’assegno unico dal marzo 2022. Nella relazione tecnica, al capitolo dedicato alla «Riduzione della pressione fiscale», al comma 10 si legge: «Si prevede l’abrogazione, per i soli contribuenti con cittadinanza extra UE, ad esclusione degli Stati facenti parte dello Spazio Economico Europeo, la detrazione prevista per il coniuge a carico e per i figli a carico di età compresa tra 21 anni e 30 anni di età». Stando alle stime della ragioneria di Stato, la stretta permetterebbe di risparmiare 126,4 milioni di euro. Ma solleva dei dubbi di applicabilità. La cittadinanza del contribuente non è infatti indicata nella dichiarazione dei redditi, come d’altronde ricorda la Ragioneria. Per questo motivo ai fini della stima «è stato preso in considerazione lo Stato di nascita», si legge nella relazione tecnica.
Sì al «Bonus nascite» per gli extracomunitari
Il “Bonus nuove nascite”, una tantum pari a mille euro per ogni figlio nato o adottato dal 1° gennaio 2025, verrà invece corrisposto anche per i figli di uno Stato dell’Ue, o i suoi familiari, titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente. Ovvero i cittadini di uno Stato non appartenente all’Unione in possesso del permesso di soggiorno Ue di lungo periodo, o titolari di permesso di lavoro per più di sei mesi, o titolari del permesso per motivi di ricerca autorizzati a soggiornare in Italia per un periodo superiore a sei mesi. Potrà richiedere il bonus, come nel caso degli italiani, chi ha un ISEE non superiore ai 40mila euro annui.