Milano e il carovita, la proposta: «Salario minimo di 8,3 euro all’ora»
I poveri sono sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi. Ciò è evidente in ogni parte d’Italia. Ma a Milano lo è un po’ di più. Nella città meneghina «i lavoratori più poveri, i giovani, quelli con un titolo di studio meno elevato, gli operati e i lavoratori nelle imprese più piccole» guadagnano spesso meno che nel resto d’Italia e della Lombardia, scrive Gianni Santucci sul Corriere della Sera. «Mentre la classe ricca è invece molto più ricca rispetto al resto della Lombardia (+20%) e del resto d’Italia (+43%)». Chi rimane fuori, ovvero la classe media milanese, «ha un salario lordo di 13,21 euro, il 9% in più rispetto al resto d’Italia. E il 5% in più rispetto alla Lombardia». Il problema, però, il costo della vita troppo alto.
A Milano gli under 30 lavorano per sopravvivere
Stando alla ricerca di “Tortuga”, un think-tank di studenti, ricercatori e professionisti del mondo dell’economia e delle scienze sociali – citato dal giornale di Milano – «per un single tra i 18 e i 29 anni il costo di acquistare il paniere minimo di beni a Milano è superiore del 23 per cento rispetto alla media delle altre aree metropolitane, del 37 per cento rispetto ai comuni sopra i 50mila abitanti. Per una coppia tra i 30 e i 59 anni la maggiorazione nel costo della vita tra Milano e le altre aree metropolitane è del 22 per cento».
A Milano, in sintesi, vivono bene le classi di reddito alte. Tutti gli altri: lavorano per sopravvivere. Per questo, secondo il think tank, è necessario un salario minimo volontario per le aziende, con incentivi da parte del settore pubblico. Si tratterebbe di un “salario minimo di sussistenza”, sul modello londinese, basato su criteri oggettivi, aggiornati annualmente al variare del costo della vita.
Il modello inglese
Nel Regno Unito esiste, infatti, un salario minimo a livello nazionale (obbligatorio per legge), al quale si affianca un salario minimo cosiddetto di sussistenza. Ovvero su adesione volontaria da parte delle aziende e stabilito in base al costo della vita. Per citare qualche dato, si legge sul sito di “Tortuga”, nel 2023 il salario minimo nazionale era fissato a 10,42 sterline. Mentre il salario di sussistenza londinese arrivava a 13,15 sterline. Quest’ultima cifra «è determinata sulla base del costo di un paniere di beni e servizi ritenuti essenziali per un’esistenza dignitosa».
Lo scenario a Milano
I ricercato hanno provato ad applicare lo stesso modello prendendo come esempio un single tra i 18 e i 59 anni per il quale l’Istat calcola a Milano una soglia di povertà pari a 1175 euro. «Un reddito netto mensile di 1175 euro corrisponde a circa 1300 euro al lordo Irpef, e circa quindi 1400 euro al lordo dei contributi previdenziali a carico del lavoratore – si legge nel report -. Assumendo che il lavoratore sia impiegato full-time e lavori quindi 40 ore a settimana, per 4,3 settimane al mese, possiamo dedurre un salario lordo orario di circa 8,3 euro». Questa soglia è inferiore al salario medio milanese, ma i lavoratori single tra i 18-29 anni guadagnano meno.
Foto copertina: © Roland Nagy | Dreamstime | La città di Milano