Polizze vita finanziarie: «Vi spiego perché sono assicurazioni finte»
Beppe Scienza, docente del dipartimento di matematica dell’università di Torino e ombudsman dei risparmiatori italiani, sostiene che le polizze vita per i risparmiatori siano da evitare. Perché il loro nome infonde sicurezza anche se non ne hanno. E in questo colloquio con Open spiega perché non sono sicure come sembra.
Professor Scienza, perché spara a zero sulle polizze vita per i risparmiatori? Hanno successo. Da pochi giorni è addirittura on line un portale che ne confronta 2.200.
Confronti inutili, perché sono da evitare senza appello per due ordini di motivi. Il primo è che si presentano come assicurazioni, ma non coprono da nessun sinistro come quelle vere, per gli incendi, le spese sanitarie ecc. Chiamarle assicurazioni infonde una convinzione di sicurezza, che esse non offrono. Alcune possono condurre e in passato hanno condotto a perdite esattamente come investendo in Borsa.
Lei quindi ne fa una questione nominalistica?
Comunque anche i nomi contano. Ma il secondo ordine di critiche è nella sostanza: la totale mancanza di trasparenza dei loro investimenti, gli alti costi spesso difficilmente decifrabili, i vincoli temporali imposti e soprattutto la complessità dei loro meccanismi. A completare il quadro, i deludenti risultati passati. Vedi una unit-linked di Mediolanum, dove il cliente versò 114 mila euro nel 2019 e ne ha recuperati circa 103 mila. Una perdita nominale del 10% e reale sul 22%. E non è certo il caso peggiore.
Ma perché critica anche le polizze rivalutabili, quelle del cosiddetto Ramo 1°, che sono comunque un investimento sicuro?
Per cominciare proprio perché non sono sicure come sembra: manca ogni difesa dall’inflazione e infatti nel 2022 subirono perdite reali, non recuperate, nell’ordine del 7%. Poi nella suddivisione degli utili le compagnie fanno la parte del leone. Vedi una polizza rivalutabile dove Banco BPM si è pappato l’1,3% di redditività annua, lasciando al risparmiatore un misero 0,56% al lordo delle imposte.
Ma perché allora hanno successo?
Perché i venditori, sedicenti consulenti, le spingono in ogni modo essendo più costose, più vincolanti e meno trasparenti degli stessi fondi comuni. Quindi più convenienti a banche e reti, ovviamente a detrimento dei clienti. Ma ciò non è evidente perché sono complicate e opache. Per questo con l’Università di Torino e l’Adusbef ho realizzato per il 30 ottobre il webinar “Polizze vita per investire i risparmi”, dove cercheremo di spiegare come funzionano queste sedicenti polizze. Ci si può iscrivere gratuitamente a questo indirizzo.