L’Afi sfratta Rai Com e accusa: «Incassa i proventi di registrazioni non sue». La replica: «Cessazione annunciata a maggio 2024»
L’Associazione fonografici italiani ha espulso Rai Com S.p.A., il ramo commerciale del servizio pubblico, per «gravi violazioni statutarie», come si legge nel comunicato diffuso. Il collettivo che riunisce i produttori musicali indipendenti è arrivato alla decisione dopo anni di contrasto con il gruppo che distribuisce i diritti Rai in Italia e nel mondo. La decisione risale al 19 settembre, ma è stata comunicata agli associati soltanto ieri, 24 ottobre. Il Consiglio Generale dell’Afi ha presentato una documentazione che dimostra, riporta il comunicato stampa, «la condotta di dubbia onestà di Rai Com che, fino prova contraria, si intesta e incassa i proventi di registrazioni non proprie – aprendo anche una delicata parentesi di non corretta rappresentazione contabile».
La multa già pagata
Il confronto tra Afi e Rai va avanti da tempo. A luglio, come scrive Fanpage, al servizio pubblico era stata comminata una multa di 60mila euro perché non aveva rendicontato, e di conseguenza pagato ad Afi, la musica di proprietà dei produttori indipendenti. E proprio sulla proprietà dei diritti insiste il comunicato stampa che parla di «violazioni riguardo alla modalità di intermediazione dei diritti che regolano i rapporti tra broadcaster, collecting e titolari dei diritti su registrazioni musicali».
La denuncia dei vertici Afi
«Non possiamo accettare che un nostro associato agisca in maniera contraria agli obblighi e ai principi stabiliti dal nostro Statuto e dal Codice Etico di Confindustria, creando situazioni di conflitto che danneggiano l’efficienza e l’immagine dell’intero settore», ha dichiarato Gianni Di Sario, Presidente di Afi. Delusione mista a stupore quella di Sergio Cerruti, Presidente della Commissione Affari Legali ed Istituzionali: «Mai avrei pensato di assistere a una rottura così profonda tra due storici enti che collaborano da oltre 50 anni. Ho chiesto ripetutamente a Rai e Rai Com di trovare una soluzione alle nostre contrapposizioni, ma hanno preferito giocare con i dati e distorcere le norme a loro piacimento. Un’attività ben nota nella Tv pubblica, che coinvolge dal Maestro Vessicchio ai produttori AFI, passando per Sanremo, e che richiederebbe un intervento deciso del Governo».
L’attacco di Cerruti
Cerruti, da ex presidente di Afi, non lesina critiche al servizio pubblico: «Come la RAI si affida al canone pagato dalle famiglie italiane, alcune di quelle stesse famiglie si affidano ai proventi che la RAI dovrebbe riconoscergli. Eppure, se il primo è un atto dovuto, sul secondo la RAI preferisce spendere milioni in avvocati e tribunali». E a proposito del congelamento delle spese per la Rai, previsto dalla manovra 2025, aggiunge: «Chissà, magari ora riusciranno a destinare quei fondi a qualcosa di più utile, come pagare i diritti agli artisti, ai produttori e, aggiungerei, anche agli autori di brani musicali».
La risposta di Rai Com: «Rigettiamo rivendicazioni»
«Meraviglia e sorpresa», sono anche le parole che usa Rai Com nella sua nota in risposta all’Associazione Fonografici Italiani. La consociata Rai spiega infatti che «già in data 29 maggio 2024» era stato «comunicato la cessazione del rapporto associativo con Afi che avrà effetto dall’1 gennaio 2025». Inoltre, il ramo commerciale del servizio pubblico precisa «di aver contestato il provvedimento di espulsione comunicato da Afi il 15 ottobre e rigettato formalmente tutte le rivendicazioni in quanto prive di fondamento riservandosi di agire nelle competenti sedi a tutela dei propri diritti».
In copertina: ANSA/FABIO FRUSTACI, sede Rai di Viale Mazzini.