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Francesco Spano, la consulenza al compagno e l’accusa di pederastia: «Io vittima della destra omofoba»

francesco spano pederasta alessandro giuli
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L'ex capo di gabinetto di Giuli difende il compagno Carnabuci. E attacca FdI

Francesco Spano si sente vittima della destra omofoba. E dice di non essere di sinistra, ma cattolico. In due interviste rilasciate a Repubblica e Stampa, l’ex capo di gabinetto di Alessandro Giuli al ministero della Cultura replica alle accuse di conflitto di interessi sulla consulenza al Maxxi per il compagno Marco Carnabuci. E sostiene che le sue dimissioni non arrivano per l’inchiesta di Report. «C’è stato un attacco alla mia vita privata e alle mie scelte». Aggiungendo di voler difendere il confine tra critica e denigrazioni: «Io credo che sia legittimo, per ciascuno di noi, non condividere e financo disapprovare le scelte altrui, ma il rispetto per la vita degli altri, e per l’altro a prescindere, è un principio di civiltà invalicabile».

Francesco Spano e Marco Carnabuci

Spano spiega a Serena Riformato sul compagno Carnabuci: «È un libero professionista. Era consulente della Fondazione già prima che io vi tornassi come segretario generale. E ha svolto per il Maxxi attività diverse. L’incarico del 2023 fu assegnato sulla base di una procedura comparativa di offerte a cui furono invitati tre diversi studi legali. La sua risultò la più vantaggiosa. Io non presi parte a nessuna delle fasi di valutazione delle proposte, di aggiudicazione e assegnazione dell’incarico. Fu tutto gestito dall’ufficio legale».

Poi sostiene che «prima ancora della nomina, era già partito un processo di discredito personale e professionale che è andato ben oltre il legittimo diritto di critica delle scelte altrui». In una chat di FdI è stato definito pederasta: «L’epiteto che mi viene rivolto è gravissimo nella sua portata lessicale e, ancor più, nel significato. Ringrazio, anzi, il coordinatore di quella chat per aver prontamente stigmatizzato la cosa».

La coscienza politica

Sulle accuse di essere di sinistra replica a sorpresa: «Se posso usare un’espressione alta, direi che la mia coscienza politica si inserisce nella tradizione del cattolicesimo democratico. E forse recuperare un po’ di quella scuola aiuterebbe tutta la politica odierna. Ma questo è un altro discorso». Mentre «il tema dell’omofobia è gigantesco nel nostro Paese, ma ancor peggiore è il ricorso al discredito personale e del privato di una persona per fini strumentali, di potere, di audience, di quello che vuole. La domanda è: ci si rende conto del male che si fa alle persone? Alle loro vite? È giusto consentirlo?».

Amareggiato e addolorato

A Gabriella Cerami Spano dice di essere «amareggiato. Amareggiato come minimo. Sono addolorato ». Sul compagno insiste: «Si chiarirà tutto quanto prima. Credo che ci sarà a breve una verifica, che anche io ho chiesto in prima persona. Ma ripeto: non ho preso parte alla scelta. È stata aperta una procedura pubblica e se ne è occupato l’ufficio legale». E ancora: «Sono finito in un tritacarne politico ingiusto e ingiustificato. Mi sembra evidente che la reazione che si è scatenata e che ha portato alle mie dimissioni vada ben oltre la questione del contratto da consulente».

Sul ministro Giuli, che ha parlato di «mostrificazione», dice «Questa è una definizione usata dal ministro, non c’è bisogno di aggiungere altro». Infine: «Era un incarico che mi apprestavo a svolgere in maniera seria come ho sempre fatto. Non faccio politica, il mio era un ruolo tecnico, eppure sono finito in una questione politica. Per me è sempre stato un onore lavorare nelle istituzioni del Paese».

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