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Garzeno, il 17enne confessa: è stato lui a uccidere il pensionato Candido Montini. La lite e i 300 euro falsi

carabinieri rozzano omicidio manuel mastrapasqua
carabinieri rozzano omicidio manuel mastrapasqua
È crollato dopo che nelle ultime ore gli indizi a suo carico erano diventati sempre più schiaccianti: tracce biologiche sul coltello utilizzato. Il giovane è un lontano parente della vittima

Il 17enne fermato per l’omicidio a Catasco di Garzeno (Como) del pensionato Candido Montini lo scorso 24 settembre ha confessato. È stato lui, riporta Repubblica, ad accoltellare a morte il 76enne. Il giovane, parente alla lontana della vittima, è crollato dopo che nelle ultime ore erano emerse prove schiaccianti contro di lui. Lunedì 21 ottobre era stato rinchiuso nell’ipm Cesare Beccaria di Milano con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Oggi, 25 ottobre, si è svolta l’udienza di convalida con il pubblico ministero dei minori Myriam Iacoviello. «Il giovane, che nell’immediatezza del fermo si era avvalso della facoltà di non rispondere, ha ammesso la sua responsabilità in ordine ai reati di rapina e di omicidio ai danni di Candido Montini», ha comunicato la presidente del tribunale per i minorenni di Milano Maria Carla Gatto. Il giorno prima dell’omicidio, scrive il Corriere, il ragazzo aveva litigato con la vittima perché non voleva cambiargli 300 euro, tutti falsi.

Gli indizi contro di lui

Gli inquirenti avevano fermato il 17enne perché dopo aver fatto dei prelievi nella frazione, le sue tracce biologiche erano state trovate sull’arma del delitto, abbandonato sul posto. Inoltre, erano state trovate le impronte del ragazzo sul portafoglio del pensionato, sull’arma e in casa.

L’udienza

All’udienza erano presenti anche gli avvocati della difesa, Valentina Sgroi e Paolo Guzzetti. Il gip del Tribunale dei minori di Milano ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere. «Anche questa tragica vicenda, che segue a breve distanza di tempo altri eventi parimenti drammatici che hanno come protagonisti giovani appartenenti a famiglie inserite nel contesto sociale, evidenzia un gravissimo e allarmante disagio che non viene tempestivamente intercettato né dalla famiglia, né dalla scuola, né dalle diverse agenzie del territorio», scrive in una nota sul caso in questione la presidente del Tribunale dei minori di Milano Maria Carla Gatto.

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