Bologna-Milan è stata rinviata: la decisione della Lega Serie A. I dubbi sull’allerta meteo e la tragedia allo stabilimento Toyota
La Lega Serie A, riunita a Milano ha deciso di rinviare a data da destinarsi Bologna-Milan, in programma per sabato alle 18. Il sindaco di Bologna Matteo Lepore aveva spinto per un annullamento della partita ma la Lega si era riservata di decidere. Dopo aver trattato alcuni temi federali, l’assemblea ha sospeso l’incontro per far riunire il consiglio di amministrazione che ha preso la decisione. Le squadre, con un calendario pieno di incontri per tutta la stagione, sembravano spingere per la conferma del calcio d’inizio, magari a porte chiuse. Ma la nuova allerta meteo e la recente tragedia allo stabilimento Toyota hanno inciso sulla decisione finale. «Bologna-Milan è stata rinviata. Con una decisione incomprensibile a mio parere, il sindaco ha vietato la partita a porte chiuse. Non ho capito perché, ma di fronte all’ordinanza del sindaco abbassiamo la testa», ha commentato il presidente del Milan Paolo Scaroni.
La decisione del sindaco Lepore
Lo stadio Dall’Ara risulta agibile. La nota con cui ieri Comune di Bologna ha annunciato il rinvio «a causa del maltempo» non è dunque in alcun modo legato alle condizioni del campo di gioco. L’ordinanza del sindaco Lepore, decisa senza consultare il Prefetto, era giustificata dall’allerta meteo che sta nuovamente colpendo il territorio del Bolognese. E, di conseguenza, dalle oggettive difficoltà di viabilità che si creerebbero con un flusso di oltre 30mila persone in una delle zone più colpite dall’alluvione. Oltre a questo, si pone anche una questione “morale”: giocare una partita a pochi metri da strade dove ancora si scava nel fango.
La posizione della Lega Serie A
Le difficoltà logistiche causate dall’allerta meteo si scontrano con le necessità di non stravolgere il calendario del campionato. Anche perché entrambe le squadre in questione sono impegnate su tre fronti: Serie A, Coppa Italia e Champions League. Per trovare uno slot in cui recuperare la partita bisognerebbe attendere il 2025, probabilmente in marzo. Alle 11.30 è iniziata l’assemblea di Lega, dove inevitabilmente si è affrontata anche la questione di Bologna-Milan, anche se non all’ordine del giorno. «Parliamo con la Lega e poi vediamo», aveva confermato l’amministratore delegato dei rossoblù Claudio Fenucci. In ogni caso, oltre al «no» opposto all’ordinanza di Lepore, la Lega aveva già studiato tre possibili alternative per risolvere la questione.
Le tre (o quattro) opzioni
La soluzione di gran lunga preferita dalle squadre era quella di giocare comunque il match, ma a porte chiuse. Il piano B era quello di trasferirsi allo stadio Sinigaglia di Como, per il quale la Lega ha già trovato l’accordo con sindaco, questore e prefetto della città. Nelle ultime ore aveva preso quota anche l’opzione del Carlo Castellani di Empoli, che sembrava in vantaggio sulla struttura lombarda. Anche in questo caso, visti i tempi troppo ristretti per la vendita dei biglietti, si sarebbe giocato con gli spalti vuoti. E come terza ipotesi c’era anche quella di non cambiare nulla, ossia tenere il calcio d’inizio alle 18 con gli spalti pieni. Nelle ultime ore era stata ventilata la possibilità di una sconfitta a tavolino 0-3 per i padroni di casa: una extrema ratio piuttosto lontana dal concretizzarsi, e che avrebbe certificato un scontro frontale tra amministrazione locale e Serie A. «Penso che o si gioca a porte chiuse o si gioca da un’altra parte», aveva commentato il presidente della società rossonera Paolo Scaroni all’ingresso dell’assemblea di Lea Serie A.
La curva Andrea Costa: «Giocare sarebbe spettacolo grottesco»
Sulla questione si è espressa anche la curva Andrea Costa del Bologna. La tifoseria non ha smorzato i toni: «Ognuno di noi sta vivendo in questi giorni la tragedia che ha colpito la nostra città ed il nostro territorio. Non ci sono più lacrime, si fa fatica a vivere. A questo si è aggiunto lo strazio di tanti amici della Toyota. Non si può pensare al pallone oggi, mentre c’è chi a pochi metri di distanza è fuori da casa». La «cecità» della Serie A, nel caso si insistesse nel giocare comunque a porte aperte, riceverebbe una dura risposta dalla curva: «Qualora si giocasse, i gruppi della curva Andrea Costa diserteranno e considereranno complici tutti quelli che vorranno mettere in scena uno spettacolo grottesco, società, istituzioni o pubblico che sia. Ora c’è altro da fare».