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Giuseppe Conte e il divorzio da Beppe Grillo: «Non posso buttare i soldi del M5s»

26 Ottobre 2024 - 06:46 Alba Romano
giuseppe conte beppe grillo
giuseppe conte beppe grillo
Il leader: una vicenda marginale. Forse cambiamo anche nome e simbolo

«È un contratto in scadenza che prevede una remunerazione. Non si parla della sua funzione da garante ma di quella comunicativa che in questo momento non c’è e quindi fa venire meno le ragioni del contratto e di questa spesa che noi paghiamo con i soldi dei militanti, che quindi devono essere amministrati con la massima cura, non possiamo buttarli». Così Giuseppe Conte chiude i rapporti con Beppe Grillo in pubblico. Lo fa dallo schermo del Teatro di Corte di Palazzo Reale a Napoli, nell’ambito di un festival organizzato dal Corriere della Sera. E dice che non c’è stata «nessuna accelerazione, è nella logica di un contratto».

Rottura definitiva

E lo fa con la logica della rottura definitiva: «In questo momento il Movimento è assorbito poco da questa vicenda che è marginale rispetto al processo costituente che un’intera comunità sta portando avanti. Siamo nel pieno di un esperimento di democrazia partecipativa. Con tutto il rispetto, questo aspetto che i giornali considerano cruciale, è minore». Una specie di parricidio: «È un termine giornalistico, ma non ha senso. Non si può parlare di parricidio dinanzi alla rescissione di un contratto». Poi risponde anche a Davide Casaleggio: «Quando io sono arrivato mi è stato chiesto a gran voce di interrompere il rapporto con il figlio di Casaleggio perché non era un rapporto trasparente. Non c’era da parte sua nemmeno la volontà di consegnare l’archivio degli iscritti. Il che penso sia una follia. Credo che fosse una delle anomalie del Movimento. Da allora non parlo di Casaleggio. Vedo che lui parla quotidianamente, lo faccia tranquillamente, è un privato cittadino».

Nome e simbolo

E a chi gli chiede se il Movimento cambierà nome e simbolo replica così: «Per come è concepito questo esperimento anche alcune di queste questioni sono confluite nelle proposte. Fa parte del confronto che riguarda temi concreti ma anche gli assetti organizzativi, per essere efficaci e efficienti nell’azione politica. Ma io non lo so ora. Perché parteciperò ai quesiti come tutti gli iscritti». Infine, sul futuro della democrazia diretta: «Il Movimento è stata una forza innovativa per l’approccio. L’intuizione è stata quella di evitare meccanismi oligarchici come nei partiti tradizionali. Casaleggio padre era un cultore della democrazia diretta telematica. Ma quando è il capo a decidere il quesito e come si vota può diventare manipolativo. Ora stiamo sperimentando una democrazia partecipativa e deliberativa. Non c’è un’altra forza politica che si sta mettendo in discussione così coraggiosamente come noi».

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