Inchiesta banche dati, tra i 60 indagati ci sono anche Del Vecchio Jr e Arpe. Melillo: «C’è un mercato gigantesco di informazioni riservate»
Sono sessanta, da quanto si apprende, gli indagati dell’inchiesta della Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Milano e della Dna (Direzione nazionale antimafia) sulle presunte migliaia di informazioni prelevate dalle banche dati strategiche nazionali. Ieri, venerdì 25 ottobre, l’indagine ha portato a sei misure cautelari, tra cui i domiciliari per l’ex «super poliziotto» Carmine Gallo, ma sarebbero sedici quelle che aveva richiesto la procura. Tra gli indagati, che rispondono di concorso negli accessi abusivi della presunta organizzazione – composta da hacker, consulenti informatici e appartenenti alle forze dell’ordine e con al centro pure intercettazioni abusive -, figurano anche Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica, e il banchiere Matteo Arpe. Nell’inchiesta sono coinvolti anche ex dipendenti di un’altra società di investigazione, la Skp di Milano. Il legale di Del Vecchio,l’avvocato Maria Emanuela Mascalchi, respinge le accuse: «Dalle imputazioni preliminari e dall’esito negativo della perquisizione, il dottor Del Vecchio sembrerebbe essere piuttosto persona offesa. Altri, infatti, sarebbero eventualmente i responsabili di quanto ipotizzato dagli inquirenti. ll dottor Leonardo Maria Del Vecchio – si legge nella nota – attende serenamente lo svolgimento delle indagini preliminari che auspica si concludano rapidamente in modo da poter subito dimostrare la propria totale estraneità ai fatti e l’infondatezza delle accuse ipotizzate a proprio carico».
L’attività di dossieraggio nella faida tra grandi imprenditori
Il gruppo avrebbe operato con «attività di dossieraggio su larga scala», commissionata da grandi imprese, studi legali e terzi clienti. Al centro di tutto la società di investigazioni e analisi dei rischi Equalize srl, di cui il socio di maggioranza è Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano (che, precisiamo, è totalmente estranea all’inchiesta), che risulta indagato. Nel corso dell’attività dell’organizzazione sarebbero stati esaminati conti correnti e precedenti penali. Equalize, stando alle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, avrebbe fornito dei servizi aiutando un gruppo imprenditoriale rispetto a un altro nel mezzo di una faida tra imprenditori locali. Nell’inchiesta emergerebbero anche scarichi di informazioni relativa a esponenti politici. Informazioni che poi sarebbero state girate a giornali e media con lo scopo di creare pressioni.
Le ipotesi di reato
Le indagini, ha fatto sapere il procuratore capo Marcello Viola, sono iniziate nel 2022 e hanno messo in luce una «articolata rete di persone che per finalità di profitto e altra natura ha acquisito e prelevato dati» soprattutto dallo Sdi, ossia la banca dati interforze sui precedenti di polizia. Tra i reati contestati, oltre a quelli di accessi abusivi, ci sono anche la «detenzione e installazione di apparecchiature per intercettazioni abusive» e il «favoreggiamento personale». Al centro dell’indagine, come emerso, la società milanese Equalize, ma anche altre imprese che si occupano di investigazioni e analisi del rischio. L’accusa è di aver seguito un binario illecito di raccolta dati per preparare quei dossier.
Il ruolo delle forze dell’ordine per l’accesso ai dati riservati
Ad avere le credenziali per l’accesso alle banche dati strategiche, ha chiarito il procuratore Viola, erano i pubblici ufficiali coinvolti nelle indagini, a partire dall’ex «super poliziotto» Carmine Gallo. Lo scopo dell’organizzazione era chiaro: realizzare dossier e report su mandato di specifici clienti – «tra cui importanti imprese italiane ed estere» – che a volte «venivano camuffati da notizie giornalistiche per nascondere l’origine» illecita di quelle informazioni riservate. Delle sedici misure cautelari richieste dalla procura, il gip Fabrizio Filice ne ha accolte solo sei, pur condividendo «l’impianto accusatorio». La procura ha annunciato che impugnerà le richieste non accolte dal gip al Tribunale del Riesame.
Melillo: «Un mercato gigantesco»
durante la conferenza stampa convocata in procura a Milano, Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia, ha parlato dell’esistenza di un «gigantesco mercato delle informazioni riservate» con «dimensione imprenditoriale». L’inchiesta, ha aggiunto, ha scoperchiato una vicenda «allarmante» su un fenomeno, quello degli attentati alla sicurezza cibernetica nazionale, «che non era mai stato esplorato sistematicamente e organicamente».
Bucati i telefoni di Gorno Tempini
Secondo quanto emerso nell’inchiesta l’organizzazione era entrata anche nei telefoni, tablet e pc di giornalisti che seguono temi economico finanziari di alcune delle più importati testate italiane, di esperti di comunicazioni o addetti alle relazioni esterne di istituzioni finanziarie italiane e pure, tra gli altri, di Giovanni Gorno Tempini, ex presidente Fiera Milano e presidente del cda di Cassa Depositi e Prestiti. In particolare sarebbero state acquisite «informazioni sui contatti dei titolari di tali sistemi e sui loro spostamenti nonché esfiltrando, mediante utilizzo delle parole chiave (…) le conversazioni WhatsApp intercorse tra loro e con terzi». I dati raccolti illecitamente sarebbero stati poi assemblati in relazioni alterate o modificate in modo da occultare «la provenienza illecita delle informazioni e soddisfare comunque l’interesse» dei clienti.
L’arresto eccellente: l’ex poliziotto Carmine Gallo
Carmine Gallo, commissario capo in pensione e per anni in servizio alla Squadra mobile di Milano, è stato posto agli arresti domiciliari. Figura come amministratore della società di investigazioni private Equalize, coinvolta nell’inchiesta. Le ipotesi contestate a varie titolo agli indagati sono di associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, violazione di segreto d’ufficio e intercettazioni illecite. La società di Gallo, che ha sede vicino al Duomo di Milano e si occupa di investimenti per società quotate, è stata posta sotto sequestro.
Uno degli arrestati: «Così freghiamo tutta l’Italia»
Stando alle parole riportate nelle intercettazioni di Nunzio Samuele Calamucci, arrestato e uno dei presunti capi dell’associazione per delinquere che avrebbe creato report con dati riservati, «attraverso il sistema di dossieraggio illecito da lui congegnato» l’organizzazione sarebbe stata «in grado di ‘tenere in mano’ il Paese». Lo mette nero su bianco il gip di Milano Fabrizio Filice nell’ordinanza di custodia cautelare, che riporta passaggi di una conversazione in cui Calamucci diceva «tutta Italia incul….». Questo perché avevano «una rete relazionale di livello, costituita da imprenditori, manager di importanti industrie, persone del mondo della politica e dello spettacolo, attraverso la quale la Equalize».
In copertina: Giovanni Melillo e Marcello Viola durante la conferenza stampa in procura a Milano, 26 ottobre 2024 (ANSA/Matteo Corner)