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Georgia, la presidente rifiuta di riconoscere la vittoria dei filorussi: «Elezioni falsate». Ma Orbán vola a Tbilisi per festeggiare

27 Ottobre 2024 - 18:43 Simone Disegni
Georgia brogli elezioni Ue Russia
Georgia brogli elezioni Ue Russia
Muro contro muro all'indomani del voto: l'opposizione e la presidente Zourabichvili pronte alle barricate. E lo scontro arriva in Ue

È un vero proprio muro contro muro politico e istituzionale lo scenario che si prospetta all’indomani delle elezioni parlamentari in Georgia. I risultati ufficiali comunicati dalla commissione elettorale hanno assegnato la vittoria al partito di governo “Sogno georgiano”, ostile al percorso di adesione del Paese all’Ue e considerato vicino alla Russia, con il 54% dei consensi. Ma l’opposizione ha gridato fin da subito allo scandalo, parlando di «elezioni rubate» e di un «golpe costituzionale» ordito dal partito guidato dal miliardario Bidzina Ivanishvili. Oggi è arrivata la conseguenza formale di quelle denunce. La presidente della Georgia Salomé Zourabichvili, punto di riferimento del blocco filo-Ue che ha animato per mesi le piazze del Paese, ha rifiutato infatti di riconoscere il risultato delle recenti elezioni parlamentari, tornando a definirle «totalmente falsate». A questo punto il rischio di uno scontro di potere nel Paese dell’ex orbita sovietica affacciato sul Mar Nero si fa quanto mai concreto, con conseguenze imprevedibili.

Il giudizio degli osservatori internazionali

Ma quanto c’è di vero nelle accuse rivolte dalla coalizione pro-Ue di brogli? Una prima risposta, seppur molto cauta e sicuramente non definitiva, è arrivata oggi dagli osservatori internazionali. Antonio Lopz-Isturiz White, capo degli osservatori del Parlamento europeo, ha descritto l’esito del voto di ieri, sabato 26 ottobre, come un «arretramento della democrazia». Ma quando in conferenza stampa gli è stato chiesto se elezioni fossero state rubate o meno, il rappresentante dell’Eurocamera si è rifiutato di rispondere. Per ora gli osservatori dell’Osce, della Nato e dell’Ue affermano che i candidati hanno potuto in generale «svolgere liberamente la campagna elettorale», seppur in un’atmosfera «altamente divisiva». Ma che il voto è stato segnato da «pressioni sugli elettori, particolarmente sui dipendenti del settore pubblico». A questo, dicono gli osservatori in un comunicato, si aggiunge il «diffuso controllo degli elettori nel giorno del voto», che ha «suscitato preoccupazioni circa la possibilità di alcuni elettori di votare senza paura di ritorsioni».

A rischio la segretezza di un voto su quattro

La missione degli osservatori di Osce, Nato e Ue aggiunge poi che delle quasi duemila osservazioni effettuate durante il voto (1.964 per la precisione), il 6% è stato «considerato negativamente, soprattutto a causa di indicazioni di pressioni e intimidazioni degli elettori, che in alcuni casi sono state accompagnate da tensioni e incidenti all’interno dei seggi e da sovraffollamento». Durante un’osservazione su quattro (il 24%), la segretezza del voto «è stata potenzialmente compromessa dal modo di inserire le schede nelle urne o dall’allestimento dei seggi». E poi ancora: «Nella maggior parte dei seggi rappresentanti di partito, soprattutto di Sogno Georgiano, hanno filmato le operazioni di voto e questo, come osservato, ha avuto un effetto di intimidazione».

La provocazione di Orbán

Eppure c’è chi nell’Unione europea non pare curarsi dei dubbi sulla regolarità delle operazioni dei voti, dunque sull’attendibilità dei risultati. Domani, lunedì 28 ottobre, Viktor Orbàn si recherà infatti in visita a Tbilisi, in Georgia. Una visita quella del premier ungherese destinata a rinfocolare feroci polemiche all’interno dell’Ue, di cui il leader magiaro è al timone nelle vesti di presidente di turno del Consiglio. Poco dopo la pubblicazione degli exit poll, d’altra parte, Orbán aveva twittato in tempi record per congratularsi con il leader del blocco filo-russo: «Il popolo della Georgia sa cosa è meglio per il suo Paese e oggi ha fatto sentire la sua voce». Da quando ha assunto il semestre di presidenza Ue, il premier ungherese non ha esitato a prendere l’aereo e incontrare altri leader internazionali, pur senza aver ricevuto alcun mandato dalle istituzioni comunitarie. Due casi in particolare hanno fatto discutere: la visita al presidente russo Vladimir Putin e quella al leader cinese Xi Jinping.

Michel: «Le irregolarità vanno chiarite»

A rispondere, più o meno direttamente, a Orbán è però Charles Michel, presidente del Consiglio europeo uscente. Delle elezioni in Georgia, scrive Michel su X, si parlerà al prossimo vertice informale dei leader Ue, in programma il mese prossimo proprio a Budapest. Le irregolarità durante il processo di voto, aggiunge il presidente (uscente) del Consiglio europeo, «devono essere seriamente chiarite e affrontate. Ribadiamo l’appello dell’UE alla leadership georgiana affinché dimostri il suo fermo impegno nei confronti del percorso del Paese verso l’Unione Europea».

Il referendum tra Ue e Russia

Alle elezioni di sabato 26 ottobre i Georgiani sono stati chiamati a rinnovare i 150 membri dell’unica camera del Parlamento. Un voto che è finito sotto i riflettori internazionali, perché rappresenta una scelta delicatissima per il futuro del Paese caucasico. A confrontarsi sono infatti due visioni molto diverse del ruolo che deve avere la Georgia nello scacchiere internazionale. Da un lato «Sogno Georgiano», il partito al potere e di orientamento filo-russo. Dall’altro le opposizioni pro Unione europea e filo-occidentali, guidate dalla presidente Salome Zourabichvili, che lamentano un clima via via più repressivo e liberticida nel Paese.

In copertina: Una manifestazione contro la legge sugli agenti stranieri promossa da “Sogno Georgiano” e per l’integrazione Ue – Tbilisi, 5 giguno 2024 (EPA/DAVID MDZINARISHVILI)

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