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Il poliziotto, il finanziere e l’ex carabiniere: ecco gli «Striano» scoperti dai pm di Milano. Pagati in nero e con Hogan e vestiti. Hanno trafugato ai servizi anche segreti di Stato

27 Ottobre 2024 - 21:22 Fosca Bincher
Centinaia di migliaia di accessi abusivi sui personaggi pubblici per cui venivano costruiti dossier al fine di screditarli

Erano un finanziere e un poliziotto a procurare i documenti riservati su vip alla società di hacker e spioni Equalize presieduta dal presidente della Fondazione Fiera di Milano Enrico Pazzali al centro del nuovo scandalo scoperto dalla procura di Milano. Uno dei due, maresciallo della Guardia di Finanza operativo presso la Dia di Lecce, si chiama Giuliano Schiano ed è un po’ il Pasquale Striano di questa inchiesta. L’altro è Marco Malerba, sovrintendente della Polizia di Stato che lavorava nel commissariato di Rho-Pero. I due erano stabilmente pagati dalla società di investigazioni per accedere alle banche dati riservate Sdi del ministero dell’Interno e Punto Fisco della Agenzia delle Entrate per avere informazioni non pubbliche sulle vittime dei dossieraggi. Malerba oltre ad essere remunerato per le sue ricerche era riuscito a fare assumere in nero il proprio figlio dalla stessa Equalize e a farsi organizzare e pagare visite mediche specialistiche per la moglie.

Il poliziotto di frontiera e quello che faceva avere i passaporti alla velocità della luce

La coppia che stabilmente sondava banche dati riservate per conto dei manager e degli informatici delle società coinvolte nell’inchiesta milanese non era però unica. Perché anche altri carabinieri e poliziotti venivano remunerati per ottenere talvolta dati illeciti. Fra questi c’era Roberto Bonacina, ispettore di polizia di Stato in servizio presso l’ufficio polizia di frontiera dello scalo aereo di Orio al Serio. C’era il carabiniere Saverio Penna, sottoufficiale dei carabinieri in servizio presso il nucleo investigativo di Milano. E in un ruolo del tutto diverso e certamente assai minore dal punto di vista dell’inchiesta c’era anche un poliziotto dell’ufficio passaporti di Rho-Milano che appunto facilitava il rilascio rapido del documento per l’espatrio ai manager delle società di spioni e ai loro amici e parenti. Il passaporto rilasciato al sarto di un manager è stato ricompensato con un vestito e una camicia su misura per il poliziotto. Il passaporto rilasciato a un negoziante ha fatto ottenere al poliziotto un paio di Hogan. Cose appunto minori che però sono finite nelle maglie dell’inchiesta.

L’ex dei Ros ha trafugato da solo quasi 200 mila documenti riservati e riservatissimi

Ma è stato un ex sottoufficiale dei carabinieri, Vincenzo De Marzio, a fornire a chi faceva dossier la quantità di documenti riservati più clamorosa. Secondo l’accusa dei pubblici ministeri di Milano De Marzio, che durante questo periodo in parte è stato in servizio presso i Ros di Milano, avrebbe fornito la bellezza di «52.811 file contenenti dati e informazioni estrapolati dalla banca dati Sdi (Sistema d’Indagine) del Ministero dell’Interno» e poi di altri «108.805 file contenenti atti di polizia giudiziaria, atti giudiziari, atti di polizia amministrativa e varia documentazione, anche classificata dall’Aisi (Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna) ai sensi della legge 124/2007 e quindi documentazione, quest’ultima, coperta da segreto di Stato». Non solo dunque documenti finanziari e giudiziari che non erano pubblici, ma documentazione riservatissima sottratta ai servizi e su cui era stato apposto il segreto di Stato.

Foto di copertina: Dreamtime

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