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Non solo Report: anche Le Iene all’assalto di Giuli. Filippo Roma: «Sua figlia piangeva per la troupe sotto casa? Un ministro deve rispondere»

27 Ottobre 2024 - 17:08 Alba Romano
Alessandro Giuli Le Iene tv assalto Mediaset
Alessandro Giuli Le Iene tv assalto Mediaset
L'inviato di Mediaset replica alle lamentele del ministro per gli appostamenti sotto casa: «Se la bimba è turbata pronto a incontrarla, ma per spiegarle che è tutto nella norma»

Tutti parlano di Report, il programma di Sigfrido Ranucci in onda stasera con nel menù – si dice – rivelazioni che potrebbero far ballare la poltrona di Alessandro Giuli. Ma la verità è che c’è un’altra trasmissione che ha rovinato il sonno del ministro della Cultura in questi giorni, come ha fatto filtrare lui stesso in un retroscena pubblicato ieri sul Corriere della Sera. Un programma non della Rai, ma di Mediaset: Le Iene. Nella puntata andata in onda domenica scorsa l’inviato Filippo Roma dava la caccia prima al capo di gabinetto (ormai ex) Francesco Spano, poi allo stesso ministro sotto casa sua per chiedere conto ad entrambi dei presunti finanziamenti dati da Unar (che Spano dirigeva) ad associazioni accusate di ospitare orge gay e perfino circuiti di prostituzione. A posteriori, era l’inizio della slavina. Ma non è tutto, perché giovedì scorso – secondo quanto riferito dallo stesso Giuli – Le Iene sono tornate alla carica, all’indomani delle dimissioni di Spano. Di nuovo Filippo Roma s’è fatto trovare con la troupe sotto casa del ministro: per ben due volte, a quanto pare. «Giovedì mattina e giovedì sera ho avuto la troupe delle Iene sotto casa. La sera tornavo con mia moglie da Venezia dove ero stato alla Biennale. La troupe mi ha quasi aggredito fisicamente», ha raccontato pur in via “ufficiosa” Giuli. Lamentando, in questo caso sì, il superamento di una linea rossa tra pubblico e privato. «Mia figlia di 9 anni non smetteva di piangere perché ci stava aspettando sul balcone con il fratellino di 6. Va bene servire la Patria, è un dovere essenziale. Ma penso che lo sia anche proteggere la propria famiglia, i bambini», era il pesante addebito nei confronti dell’assalto delle Iene. Desiderose evidentemente di non perdere colpi nel confronto a distanza con Report (i due programmi vanno in onda in concomitanza la domenica sera).

francesco spano dimissioni
Francesco Spano a un convegno al MAXXI di Roma – 7 dicembre 2023 (Ansa/Fabio Cimaglia)

La replica di Filippo Roma

Ora, a poche ore dalla messa in onda di entrambe le trasmissioni, arriva la replica delle Iene. Per bocca dell’inviato Filippo Roma accusato pur indirettamente dal ministro. Dopo aver allontanato l’idea che Giuli possa aver mosso le sue rimostranze pure direttamente al telefono con Marina Berlusconi («Non mi risulta, ma se così fosse sarebbe un atto poco rispettoso nei confronti della libertà di stampa, soprattutto considerando che il ministro Giuli è anche lui un giornalista»), Roma si dice dispiaciuto nell’apprendere che la figlia del ministro sarebbe rimasta «turbata dall’incontro tra me e il padre», e pronto ad incontrarla per fornirle spiegazioni. Non è l’introduzione a delle scuse, però. Tutto il contrario: un modo per dire che l’inviato di Mediaset non ha alcunché da rimproverarsi. Quello di giovedì con Giuli è stato, dal suo punto di vista, un incontro «avvenuto in un normale contesto lavorativo durante il quale, come nelle volte precedenti, c’è solo stato uno scambio veloce di battute cordiali e ironiche su suolo pubblico». Certo, vero è che al secondo assalto di giornata – la sera di giovedì – il ministro era parso «da subito un po’ nervoso e di cattivo umore». Ma la Iena si sente forte del fatto che «non abbiamo fatto nulla se non un paio di domande, normale conseguenza dello scambio avuto nei giorni precedenti».

I doveri di un ministro e la possibile causa alle Iene

Ecco perché, se Filippo Roma avesse l’opportunità di incontrare la figlioletta del ministro (9 anni) insieme al padre – spiega in un post su Instagram – le spiegherebbe candidamente che «non abbiamo alcuna acredine o antipatia per il papà, e che l’altro giorno stavamo semplicemente svolgendo il nostro lavoro, in cui capita – e capiterà – di fare domande di interesse pubblico a chi riveste un ruolo istituzionale, esattamente come succede – e succederà – ancora altre volte al suo papà». Il quale nel frattempo, se davvero crede, può considerarsi liberissimo di «adire alle vie legali (sic) nei nostri confronti». Purché questo non significhi, è l’ulteriore velenoso affondo contro il ministro della Cultura, «usare i propri rapporti e la propria influenza da ministro per impedire a qualcuno di fare bene il proprio lavoro». La serata di Giuli s’annuncia complicatissima, nella tenaglia Rai-Mediaset. Il day after, forse, pure peggio. Nonostante le difese d’ufficio arrivate nelle ultime ore dal clan Meloni.

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