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Cybersecurity, perché tutti sono a rischio spionaggio: «Bastano poche migliaia di euro»

28 Ottobre 2024 - 09:38 Ugo Milano
cosa serve per essere spiati hackeraggio
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I timori dopo l'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano sui dossier abusivi realizzati dalla società di sicurezza e investigazioni “Equalize Srl”

Non solo politici e vip. Sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori privati possono finirci tutti. E chi pensa che l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano sui dossier abusivi realizzati dalla società di sicurezza e investigazioni “Equalize Srl” di Enrico Pazzali sia una vicenda che ha a che fare soltanto con politica e gossip, si sbaglia. Gli atti dell’indagine, come scrive La Verità, hanno svelato le modalità con cui la società operava e alla quale avrebbero potuto rivolgersi tutti. Non solo manager, ma anche liberi professionisti, commercianti, piccoli imprenditori. Per separazioni, divorzi, presunte corna, dipendenti infedeli. 

Basta poco per essere spiati

E tutto ciò è possibile, come ha svelato l’inchiesta, grazie a una banca dati molto riservata – ovvero lo Sdi, Sistema d’Indagine – trasformato da strumento per le Forze dell’ordine a dispositivo per lo spionaggio. Utilizzato, quest’ultimo, come precisano gli inquirenti, per produrre 52.811 file contenenti informazioni “sensibili”. Stando alle intercettazioni, infatti, il gruppo di Pazzali poteva accedere abusivamente a sezioni riservate, compresi i dati su persone e beni. Ma non solo: la società era, inoltre, in grado di accedere illegalmente anche all’Anagrafe nazionale della popolazione residente, che contiene dati protetti come gli stati di famiglia e le informazioni personali di tutti i cittadini. Tra i clienti figurano, tra gli altri, avvocati, ma anche chi ha fatto ricorso alla società per accedere ai dati sanitari riservati di un cliente coinvolto in una causa di lavoro. 

WhatsApp, Android e Apple

Per l’esperto di cybersicurezza Giuliano Tavaroli, ex Pirelli e Telecom, intervistato su La Nazione, l’Italia è «un Paese di guardoni». Dove tutti i cittadini sono «a rischio di essere spiati». «Io uso tutti i sistemi di messaggistica. Il più sicuro è Signal perché è nato da una fondazione che non vende i dati come WhatsApp», dice l’esperto. «Anche quest’ultimo è sicuro». Mentre «Con Android – continua Tavaroli – non si è sicuri per nulla. Con Apple, invece, un po’ di più». E poi ancora: «Naturalmente bisogna aggiornare anche tutte le singole app che si usano, il che è quasi un secondo lavoro». La soluzione? «Forse – conclude – dovremmo semplicemente cominciare a curare la nostra bulimia dell’informazione». Ma è anche chiaro, che i dati – secondo l’esperto – andrebbero protetti meglio.

La tenuta delle istituzioni democratiche

Visti i recenti casi di spionaggio, a Palazzo Chigi l’allarme è alto da tempo. Nelle stanze in cui lavora la presidente del Consiglio, il timore è che le violazioni dei dati sensibili possano incrinare la tenuta delle istituzioni democratiche. Per il ministro Nordio, inoltre, l’Italia non è al sicuro. Gli hacker hanno infatti dimostrato di riuscire «a bucare», scrive il Corriere della Sera, il Viminale e ottenere informazioni attraverso collegamenti con Palazzo Chigi, ma anche il Senato e pure il Quirinale. Nel frattempo, il ministro Piantedosi, dopo che la mente informatica della presunta banda dei dossier, Samuele Calamucci, in una intercettazione si vanta di aver scaricato informazioni riservate «direttamente dalla banca dati del ministero dell’Interno». L’inquilino del Viminale, che nelle scorse settimane aveva messo su una sorta di task force, ha affidato al capo della Polizia Vittorio Pisani il mandato di acquisire le carte della Procura «per avviare verifiche su ipotizzati accessi abusivi». 

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