Crosetto in Israele dopo gli attacchi a Unifil: «Proteggere i civili e le forze Onu». Ma il governo Netanyahu vuole il disarmo di Hezbollah
Faccia a faccia a Gerusalemme oggi tra il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto e quello israeliano Yoav Gallant. I due mantengono contatti regolari, specialmente dal 7 ottobre dello scorso anno dopo la strage di Hamas, come Crosetto tiene spesso a ricordare. Ma l’incontro de visu si era reso necessario per tentare di appianare le divergenze tra i due governi dopo lo scontro diplomatico seguito agli attacchi dell’Idf alle forze Unifil. Le basi del contingente Onu d’interposizione nel Sud del Libano, cui l’Italia contribuisce con un migliaio di soldati, sono state colpite a più riprese dalle forze israeliane nel mese di ottobre, nell’ambito delle operazioni militari per tentare di stanare Hezbollah dalla regione. L’Italia, l’Ue e l’Onu hanno protestato a voce alta contro le violazioni «inaccettabili» se non «crimini di guerra», con Antonio Tajani spintosi a chiedere le scuse del governo israeliano, e Crosetto garanzie sull’incolumità dei militari italiani. Israele ha sempre mantenuto una certa ambiguità sulla reale natura degli attacchi: azioni meditate per agevolare il lavoro contro Hezbollah o incidenti più o meno involontari? Sia come sia, nell’incontro di oggi, secondo quanto riportano i resoconti ufficiali, Gallant avrebbe concordato con Crosetto sul fatto che «debba essere fatto ogni possibile sforzo per proteggere la missione Onu e la popolazione civile ed evitare il loro coinvolgimento negli scontri con Hezbollah».
Unifil lascia o raddoppia?
Questo non significa però che le due parti non pensino che tutto deve restare com’era sinora. Tra le righe del resoconto diffuso dal ministero della Difesa di Roma s’intuisce che al cuore del faccia a faccia ci sia stato soprattutto l’interrogativo sul «che fare» ora della missione Unifil. Non è un mistero che il governo Netanyahu vorrebbe che il contingente internazionale, considerato del tutto inefficace nel fronteggiare la minaccia rappresentata da Hezbollah, levasse le tende. L’Italia e gli altri Paesi europei coinvolti nella missione hanno messo in chiaro di non prendere neppure in considerazione l’idea. Hanno però suggerito dopo un vertice ad hoc di essere pronti a rivedere le regole d’ingaggio della missione, «in modo da permettere a Unifil di operare in maniera più efficace e sicura». Che significa? Israele potrebbe accettare questa soluzione come un passo in avanti rispetto alle sue esigenze di sicurezza? Crosetto e Gallant oggi hanno «ribadito la necessità di una piena attuazione della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per garantire che nel sud del Libano, tra la Linea Blu e il fiume Litani, solo le Forze armate libanesi e Unifil siano in possesso delle armi», e parlando sia di Gaza che del Libano – prosegue la nota – hanno sottolineato «la necessità di creare le condizioni per una soluzione duratura che garantisca la stabilità dell’intero Medio Oriente». Anche al fine di «consentire il ritorno degli sfollati, sia nel sud del Libano sia nel nord di Israele». Unifil, anziché evaporare, potrebbe rafforzarsi e cambiare volto. Se i governi europei, quelli dei due Paesi coinvolti e l’Onu troveranno la quadra tra i loro interessi e obiettivi.
In copertina: Un incontro tra il ministro della Difesa Guido Crosetto e l’omologo israeliano Yoav Gallant – Tel Aviv, 24 novembre 2023 (ANSA/ UFFICIO STAMPA/ MINISTERO DIFESA)