Inchiesta dati rubati: sequestrato l’archivio cartaceo del super poliziotto Gallo, indagato il manager Sea Barletta
Anche Pierfrancesco Barletta, ex membro del cda di Leonardo e attualmente vicepresidente di Sea, è indagato nell’ambito dell’inchiesta milanese contro il network di hacker che avrebbe avuto accesso a numerose banche dati istituzionali. Secondo la Dda di Milano, che sta conducendo le indagini in collaborazione con i carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, la Equalize di Milano avrebbe proceduto a dossieraggi illegali a danno di oltre 800mila persone, tra cui molti politici italiani ma anche alcuni oligarchi russi, guadagnando dalla vendita oltre 3 milioni di euro. L’archivio creato dalla società, per lo più cartaceo, è stato sequestrato dalle mani dell’amministratore delegato (ed ex super poliziotto) Carmine Gallo e sarà esaminato nel dettaglio dagli inquirenti, per tentare di capire a che grado di profondità siano giunte le penetrazioni nelle banche dati.
Concorso in accesso abusivo per Barletta… ma anche lui era vittima di dossieraggio
Concorso in accesso abusivo a sistema informatico: questo il reato contestato a Piefrancesco Barletta dal pm Francesco De Tommasi, dal procuratore di Milano Marcello Viola e dall’aggiunta Alessandra Dolci. Il vice-presidente di Sea, iscritto nel registro degli indagati, era ex socio di minoranza di Equalize srl con una quota intorno al 5%. Secondo la Dda, oltre a essere lui stesso vittima di un episodio di dossieraggio, avrebbe commissionato due report alla società di investigazioni. Il network, sgominato venerdì 25 ottobre con la disposizione di misure cautelari per sei persone, avrebbe spiato oltre 800mila persone accedendo abusivamente alle banche dati istituzionali. «Ho a disposizione un hard disk contenente ottocentomila Sdi», dice intercettato l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, ora ai domiciliari, riferendosi alle informazioni acquisite dalle banche dati delle forze dell’ordine. Secondo quanto emerso finora, la contestazione di associazione per delinquere a danno di personalità politiche riguarderebbe solamente Letizia Moratti, all’epoca della sua candidatura alle elezioni regionali in Lombardia. Su tutti gli altri nomi – Mattarella, La Russa, Renzi su tutti – sono in corso investigazioni più approfondite per far emergere eventuali riscontri concreti alle parole emerse da intercettazioni.
Il sequestro dell’archivio cartaceo di Gallo e il “business” dei passaporti rapidi
Sempre nell’ambito dell’inchiesta contro la banda di cyber-spie, è stato sequestrato l’ampio archivio – per lo più cartaceo – dell’ex super poliziotto Carmine Gallo. Secondo alcune conversazioni con l’hacker Calamucci, Gallo avrebbe ammesso di aver «occultato» momentaneamente l’archivio a casa della segretaria di Equilize, in attesa di trasferirlo in un garage. «Così siamo a posto, non dobbiamo avere nulla qua», diceva l’amministratore della società di proprietà di Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera Milano anche lui indagato. Tutti i documenti cartacei, così come quelli rintracciati su chiavette e dispositivi informatici, saranno passati al vaglio dagli inquirenti. Così come sarà fatto per la contabilità acquisita nelle società investigative sequestrate, che al momento si pensa abbiano tratto profitti per oltre 3,1 milioni di euro dalla vendita di dati acquisiti illecitamente.
Nelle carte è presente un articolo riguardo a un’altra attività illecita di cui si era reso protagonista l’ex ispettore della Polizia Carmine Gallo. Quest’ultimo, dal suo ufficio nel commissariato di Rho, avrebbe usato il rilascio “facile” di passaporti «ad amici e clienti, anche pregiudicati» come merce di scambio per ottenere «utilità per lui o altri a lui legati». Una condotta in cui, secondo gli atti, Gallo mostrava «collaborazione e disponibilità pressoché totale».
Una rete internazionale di hacker
La rete di hacker “spioni” che avrebbe saccheggiato le banche dati istituzionali aveva numerosi rami collegati con l’estero. Il pm Francesco De Tommasi ha già disposto il sequestro di un server in Lituania, utilizzato dagli hacker di Equilize. E allo stesso tempo la Procura starebbe valutando una rogatoria diretta in Inghilterra, dove una donna sarebbe stata alla guida di una sorta di hub di hacker che da oltremanica penetravano nei server italiani.
Nelle 800mila persone vittime di dossieraggio ci sarebbero anche alcuni oligarchi russi, sul conto dei quali l’hacker Calamucci avrebbe promesso numerosi «report». Dall’analisi delle intercettazioni sono stati individuate quattro vittime, tra cui i cittadini russo-kazaki Victor Kharitonin e Alexandrovich Toporov, imprenditori proprietari di hotel di lusso a Cortina d’Ampezzo. «Questo è il famoso oligarca russo», dice Calamucci riferendosi a Toporov in una conversazione con Gallo. «Gli ho ricostruito tutto, compresi gli asset, le proprietà che ha, che ha sua moglie e via dicendo, le banche e tutti i documenti originali che ci hanno chiesto perché si vede che li devono sanzionare o qualche cagata del genere». Altri accessi abusivi avrebbero invece interessato Vladimir Tsyganov e Oxana Bondarenko, attivi nel settore moda.