La crisi Volkswagen: licenziamenti, 3 fabbriche chiuse e tagli in busta paga. I sindacati: «Percorso distopico, è una pugnalata al cuore»
Volkswagen chiuderà almeno tre fabbriche in Germania. Lo ha reso noto il consiglio di fabbrica del colosso automobilistico tedesco, secondo alcuni media come Bild e die Welt che hanno citato le parole della presidente del consiglio di fabbrica, Daniela Cavallo. La chiusura dei battenti andrà di pari passo con il «ridimensionamento» (si legga: licenziamenti) degli stabilimenti che rimarranno aperti. Così come netti tagli – fino al 18% – in busta paga per i lavoratori. Oggi in tutte le fabbriche della Volkswagen i sindacati hanno indetto assemblee in cui aggiorneranno i dipendenti sullo stato delle trattative con i dirigenti dell’azienda. Mercoledì 30 ottobre ci sarà il secondo faccia a faccia tra le parti.
Chiusure a tappeto: «Nessuno è al sicuro»
«Il Consiglio di Amministrazione vuole chiudere almeno tre stabilimenti Vw in Germania». La dichiarazione di Daniela Cavallo non lascia molto spazio a interpretazioni. E soprattutto mette in allerta gli oltre 120mila operai che in Germania sono distribuiti in 10 fabbriche, di cui 6 in Bassa Sassonia e 3 in Sassonia. «Tutti gli stabilimenti tedeschi sono interessati da questi piani. Nessuno è al sicuro», ha aggiunto la presidente del consiglio di fabbrica a un evento informativo per i dipendenti a Wolfsburg, città industriale dove lavorano la metà degli operai impiegati dal colosso. Particolarmente a rischio sembrerebbe lo stabilimento di Osnabrueck, mentre interi reparti saranno chiusi o trasferiti all’estero anche in altri centri produttivi. «Si tratta di decine di migliaia di posti di lavoro», ha ammesso Cavallo puntualizzando come il piano di licenziamenti avrà inizio a partire dalla metà del 2025.
L’impatto sulla busta paga dei dipendenti
Lo stop a tre stabilimenti è solo una piccola parte di un ben più ampio piano di ristrutturazione del marchio Volkswagen. Secondo il quotidiano economico Handelsblatt, il CdA avrebbe deciso un taglio dei costi del valore di 4 miliardi di euro. A pagare pegno saranno i dipendenti. Tra il 2025 e il 2026, oltre al congelamento dei salari, ci sarà una decurtazione in busta paga del 10%. Ridotti anche i bonus riservati alle fasce salariali più alte, così come quelli legati all’anzianità e l’indennità mensile da 167 euro. Il risultato complessivo sarebbe una riduzione dello stipendio di circa il 18%.
Le parole di Scholz e i sindacati: «Si aspettino conseguenze»
«Per ora non ci sono notizie ufficiali e dobbiamo aspettare che Vw chiarisca». Sulla questione è arrivato puntuale il commento del cancelliere tedesco Olaf Scholz, per mezzo del portavoce Wolfgang Buechner. Questo, in conferenza stampa da Berlino, ha ricordato come lo stesso Scholz abbia fatto pressioni sui dirigenti della Volkswagen contro la perdita di posti di lavoro: «Le eventuali decisioni sbagliate del management non ricadano sulle spalle dei dipendenti».
La decisione del CdA è stata colta con grandi malumori dalle controparti sindacali. «È una profonda pugnalata al cuore», ha detto Thorsten Gröger, responsabile distrettuale dell’IG Metall. «Questi piani aggressivi rappresentano una rottura con tutto ciò che abbiamo sperimentato in azienda negli ultimi decenni». Gröger ha promesso di portare la battaglia ai dirigenti durante il secondo round di contrattazione collettiva, che avverrà mercoledì 30 ottobre a Wolfsburg. A settembre, durante il primo incontro, l’azienda aveva rifiutato la richiesta di aumento del 7% degli stipendi avanzata dall’Ig Metall ed era rimasta ferma sul suo proposito di un netto taglio di costi. «Il fatto è che Volkswagen si trova a un punto di svolta nella sua storia aziendale. La situazione è grave e la responsabilità delle parti negoziali è enorme», aveva spiegato la portavoce del colosso automobilistico. Di fronte a un nuovo no, però, i sindacati potrebbero davvero mettersi sul piede di guerra: «Se Vw confermerà il suo percorso distopico, il consiglio di amministrazione dovrà aspettarsi le dovute conseguenze da parte nostra», ha minacciato Gröger. Le tensioni crescono, e cresce il rischio di una vera e propria paralisi produttiva per Volkswagen.