«Dileggio all’olio di ricino», questo «non è servizio pubblico». Aldo Grasso fa a pezzi Ranucci e il suo Report su Alessandro Giuli
Il giudizio non è dissimile da quasi tutti i commentatori assai delusi dai contenuti della puntata di Report di domenica 27 ottobre, che aveva fatto intendere rivelazioni in grado addirittura di fare rassegnare le dimissioni anche al nuovo ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Alla fine, è sembrato che la montagna partorisse il classico topolino e che la frenetica attività di promozione della puntata fatta dal conduttore Sigfrido Ranucci fosse assai simile al più classico dei clickbait di cui si fa ampio uso sul web. Il critico tv del Corriere della Sera, Aldo Grasso è sembrato più che deluso da Report e nella sua rubrica sul quotidiano di via Solferino fa davvero a pezzi puntata e conduttore addirittura bollando il metodo Report come «dileggio all’olio di ricino» contrario allo spirito del servizio pubblico Rai.
Per il critico tv debole anche il servizio che ha portato alle dimissioni di Spano
Grasso spiega che «il servizio che nelle intenzioni degli autori avrebbe dovuto spingere il ministro Giuli alle dimissioni inizia con una intervista a Rainaldo Graziani, fondatore di Meridiano Zero, che lo descrive come “una figura brillante”. Trascorsi di cui Giuli ha già parlato in articoli passati. A questo si aggiunge anche il riferimento a un suo coinvolgimento nella stesura del programma culturale della Lega». Poco o nulla quindi su Giuli, e pochino pure sul suo collaboratore che si è dimesso prima della puntata. «Ma davvero Spano, capo di gabinetto del ministro Giuli», si chiede con stupore Grasso, «ha rassegnato le dimissioni undici giorni dopo aver ricevuto l’incarico per paura dell’inchiesta ‘Da Boccia a Boccioni’? E poi per cosa? Perché il suo compagno aveva una consulenza al Maxxi, tale da configurarsi come conflitto d’interessi? O c’è altro che esula dal presunto scoop di Report?».
Questo non è servizio pubblico, ma dileggio all’olio di ricino
Domande retoriche simili quelle che Grasso fa a se stesso e ai lettori sull’altro servizio di Report sul ministero della Cultura, che riguardava l’organizzazione di una mostra sul Futurismo. «C’è la storia», scrive il critico tv del Corriere, «della mostra sul Futurismo affidata a un giornalista del Tempo cui il critico d’arte Alberto Dambruoso aveva chiesto il favore di una recensione per segnalarsi al ministro: il racconto era così raffazzonato che era difficile capire dove andasse a parare». Giudizio finale di Grasso davvero al fulmicotone: «Insomma, la tanto strombazzata inchiesta di “Report” ci conferma che il ministro Gennaro Sangiuliano era un pasticcione inadeguato al ruolo, che Alessandro Giuli, oltre a un passato giovanile in formazioni di estrema destra (fa rabbrividire ma si sapeva) ha una passione per la cultura esoterica (è una colpa?), e che ci sono scontri all’interno di Fratelli d’Italia. Però questo giornalismo sigfridico ricorda molto metodi basati sul “dileggio all’olio di ricino” (copy Giuliano Ferrara). Se a LAB Report insegnano questi metodi, non si parli di servizio pubblico».