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Lezioni online, il governo ora mette in riga le università. Dagli esami in presenza al numero di docenti: cosa c’è nella bozza del decreto Bernini

29 Ottobre 2024 - 22:15 Ygnazia Cigna
ministra bernini aula decreto lezioni online
ministra bernini aula decreto lezioni online
Una volta sentiti i pareri di Cun, Crui, Anvur e Cnsu, la ministra dovrà decidere se convocare nuovamente un tavolo di confronto o se dare via libera al decreto

Il governo mette in riga le università telematiche (e non) facendo un passo avanti nella regolamentazione delle lezioni online. Il ministero dell’Università e della Ricerca ha redatto una bozza di decreto, che Open ha visionato, con le linee guida per l’offerta formativa a distanza erogata da tutti gli atenei. Questo provvedimento, attualmente in fase di elaborazione e inviato a Cun, Crui, Anvur e Cnsu per avere un loro parere, mira a stabilire regole uniformi, che possano essere un compromesso per le esigenze di tutte le tipologie di atenei.

I nodi da sciogliere sulle università telematiche

In Italia operano attualmente 11 università telematiche, tra cui istituti noti come Pegaso, Leonardo da Vinci, Mercatorum e Niccolò Cusano. Si tratta di atenei piuttosto recenti, sorti nei primi anni duemila, ma che hanno vissuto una rapidissima espansione, con il numero di iscritti che è quintuplicato in dieci anni. Una crescita che, però, ha messo in allerta il mondo dell’istruzione accademica, che ha espresso più volte profonda preoccupazione sulla qualità dei servizi offerti.

Un rapporto dell’Anvur aveva rivelato una marcata discrepanza tra università tradizionali e telematiche in termini di rapporto tra docenti e studenti. Nel 2022, gli atenei classici avevano in media un professore ogni 28,5 studenti, mentre le università telematiche presentavano un rapporto di 384,8 alunni per docente. La bozza del decreto prevede, infatti, una serie di modifiche e una regolamentazione più rigorosa, non limitata solo alle università interamente telematiche, ma estesa a tutti gli atenei che offrono attività online. Tra le proposte ci sono l’introduzione di un limite per le attività a distanza, una revisione del rapporto studenti-docenti e l’obbligo di sostenere esami rigorosamente in presenza. Vediamo cosa prevede nel dettaglio il testo del ministero.

Non solo telematiche

Innanzitutto, il decreto non si limita esclusivamente agli atenei telematici, ma si applica a tutte le istituzioni accademiche, definendo le modalità di offerta formativa per i corsi a distanza. Il suo avvio è previsto per il prossimo anno accademico (2025-2026) e riguarda tutte le università statali e non statali legalmente riconosciute, nonché le università telematiche già accreditate.

Cosa c’è nel testo che regola le lezioni online:

Il limite del 20% per le lezioni online

  1. Università in presenza: è possibile iniziare a svolgere alcune attività formative a distanza, ma non più del 20% del totale delle ore. Si tratta di un limite che, però, si applica a lezioni pratiche o di laboratorio, che devono essere svolte sempre di persona. Possono, inoltre, richiedere l’accreditamento per corsi completamente a distanza, pari alle condizioni delle università telematiche.
  2. Università telematiche: almeno il 20% delle lezioni online deve essere svolto in diretta (lezioni sincrone). Attualmente, infatti, gli atenei telematici registrano le lezioni dei docenti e le caricano in un portale, dove gli studenti possono accedere e seguirsi la lezione in un qualsiasi momento della giornata.

Requisiti per avviare lezioni online

Nel testo, sono precisati i requisiti che gli atenei devono soddisfare per ottenere l’accreditamento dei corsi universitari erogati prevalentemente o integralmente a distanza:

  1. Struttura organizzativa: devono essere rispettati criteri tecnici specifici previsti dal ministero, che andrà poi integrati nel Regolamento Didattico dell’Ateneo.
  2. Carta dei servizi: deve essere inclusa all’interno del Regolamento prima dell’inizio dei corsi e deve fornire informazioni sulle modalità di erogazione, standard tecnologici e gestione dei dati degli studenti.
  3. Certificazione dei materiali: una commissione accademica deve garantire la qualità e l’aggiornamento dei materiali didattici.
  4. Tutela della Privacy: l’ateneo deve prevedere misure per proteggere i dati personali degli studenti.
  5. Didattica sincrona: è richiesto che almeno il 20% delle lezioni online sia condotto in diretta, per garantire un’interazione attiva.

Esami rigorosamente in presenza

Gli studenti che seguono corsi a distanza saranno valutati tramite esami e verifiche e saranno condotti da professori e ricercatori universitari rigorosamente in presenza, con eccezioni per motivi di salute o situazioni di emergenza. Le sedi d’esame possono essere presso l’università o in altre sedi designate, con controlli di idoneità da parte dell’Anvur.

Rapporto studenti-docenti

Nodo cruciale per gli atenei telematici è il rapporto tra il numero dei docenti e quello degli studenti. Secondo le nuove disposizioni previste nella bozza, il numero di studenti per docente potrà essere raddoppiato rispetto ai limiti stabiliti in precedenza. In linea teorica, dall’anno accademico 2024/25, doveva entrare in vigore una regolamentazione più severa, stabilita da un decreto ministeriale del Governo Draghi (il Dm 1154/2021), che fissava il rapporto a uno a uno, un notevole passo avanti rispetto al precedente uno a tre. Tuttavia, il compromesso raggiunto dalla ministra Bernini modifica questa impostazione, stabilendo che dovrà esserci un docente strutturato ogni due classi di studenti. Inoltre, è previsto un regime transitorio che offrirà ai corsi avviati entro il 2024/25 un anno in più per adeguarsi ai nuovi standard, mentre i programmi di nuova attivazione dovranno rispettare immediatamente i parametri aggiornati. Questo approccio mira a bilanciare i costi che gli atenei telematici si troverebbero ad affrontare, ma – al contempo – cerca di garantire un adeguato livello di qualità nell’insegnamento a distanza.

I prossimi passi

Una volta sentiti i pareri di Cun, Crui, Anvur e Cnsu, la ministra dell’Università Bernini dovrà decidere se convocare nuovamente un tavolo di lavoro per confrontarsi con questi enti o se dare via libera al decreto.

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