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In Italia «non è cool essere intellettuali», La Rappresentante di Lista racconta il nuovo disco. L’intervista

29 Ottobre 2024 - 16:33 Gabriele Fazio
Presentato il nuovo lavoro, Giorni felici. E a Open dicono: «In Italia c'è una parte della scena musicale che si racconta rude ma poi è di un fighettume patetico»

Su Instagram, quando venerdì Valeria Lucchesi e Dario Mangiaracina, ovvero il duo La Rappresentante di Lista, una delle più intriganti novità del panorama musicale italiano degli ultimi vent’anni, hanno presentato Giorni felici, il loro quinto album, hanno scritto a proposito di inizio di un’«era» di giorni, appunto, felici. Un’era nuova dunque, per il mondo sarebbe auspicabile, in questo momento appare chiaro, ma sarebbe un buon risultato anche per la musica italiana, che sempre più sta lasciando per strada, causa meccanismo del mercato discografico digitale assai complesso, un approccio più intellettuale alla materia. Tutto sembra invece elementare ed immediato, pronto per essere mangiato e dimenticato in fretta. Non sono affatto così i brani di Giorni felici, non sono mai stati così i brani de La Rappresentante di Lista, sempre profondamente significativi, anche quando si trattava delle hit che li hanno fatti conoscere al largo pubblico mainstream. «A me spaventa l’intellettualismo se diventa distanza dal mondo reale – dice a Open Dario Mangiaracina, che in questo nuovo lavoro è più presente anche come prima voce – ma in Italia mi pare che ci sia tutta una parte musicale che si racconta rude ma poi è di un fighettume patetico». Il riferimento è alla leggerezza di concetto di cui sopra, ad un mondo che tende ad escludere ciò che è vagamente più complesso, a favore di ciò che segue il flow di un trend. «È da un pò che non è cool essere intellettuali – prosegue – perché è meglio avere le collane al collo e parlare di soldi, io sono contento di poter portare un’alternativa culturale nel mio paese, vista anche come si è evoluta la politica culturale». In Giorni felici il suono è più asciutto, più da band, il fatalismo della protagonista di My Mamma, il precedente progetto de La Rappresentante di Lista (partito come uno spettacolo teatrale e diventato prima un disco e poi un romanzo), lascia il posto ad un racconto generazionale, alla paura che aleggia sopra le teste di chi ha ancora un futuro davanti da costruire, il che spinge ad una sorta di spregiudicatezza che il duo traduce in musica come meglio sarebbe impossibile. «Anche nei concerti – dice Veronica Lucchesi – io spero di portare questo atteggiamento da pazzi squinternati, perché è quello che noi viviamo».

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