La furia di Giorgia Meloni sui giudici che citano Hitler. Ma il decreto paesi sicuri è già a rischio
Giorgia Meloni lo aveva detto. Subito dopo l’approvazione del Decreto Paesi Sicuri da parte del Consiglio dei ministri la premier si era detta certa che qualche magistrato avrebbe sollevato delle obiezioni. E infatti ieri i giudici del tribunale di Bologna hanno deciso di rinviare il provvedimento alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Proprio per chiedere se i criteri con cui sono stati decisi i paesi non siano in contrasto con la sentenza della CgUe del 4 ottobre scorso. E quindi se non sia necessario disapplicarlo. Ma per qualche tempo il Cpr in Albania non è in pericolo, visto che per la risposta potrebbe volerci anche qualche mese. Ma i giudici potranno in ogni caso continuare a negare i rimpatri. Con tutti i rischi connessi, compresa l’indagine per danno erariale.
Cosa ha deciso il tribunale di Bologna
Il tribunale in composizione collegiale con il suo presidente relatore Marco Gattuso e le toghe a latere Maria Cristina Borgo e Rada Vincenza Scifo hanno deciso per un rinvio pregiudiziale alla Cgue. Con questa formula si definisce la procedura azionabile davanti alla Corte di Giustizia delle Comunità europee da parte di una giurisdizione nazionale, la quale nutra dubbi sull’interpretazione o validità del diritto comunitario in un caso specifico. Tutto parte da un ricorso del 18 ottobre scorso a nome di un cittadino del Bangladesh. La sua richiesta di protezione internazionale è stata dichiarata manifestamente infondata dalla Commissione Territoriale di Forlì-Cesena proprio a causa del decreto del governo. Il primo quesito è quello che ha fatto arrabbiare Meloni, visto che tira in ballo la Germania di Hitler e il regime fascista italiano.
La Germania di Hitler è un paese sicuro?
Il sistema di protezione internazionale è per sua natura rivolto alle minoranze, scrivono i giudici nel rinvio pregiudiziale. «Si potrebbe dire paradossalmente che la Germania sotto il regime nazista era un paese estremamente sicuro per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca», sostengono le toghe. «Fatti salvi gli ebrei, gli omosessuali, gli oppositori politici, le persone di etnia rom ed altri gruppi minoritari, 60 milioni di tedeschi vantavano una condizione di sicurezza invidiabile», aggiungono. E concludono: «Se si dovesse ritenere sicuro un paese quando la sicurezza è garantita alla generalità della popolazione, la nozione giuridica di paese sicuro si potrebbe applicare a tutti i paesi del mondo. E sarebbe dunque una nozione priva di consistenza giuridica».
Il potere del giudice di disapplicare i decreti del governo
Il secondo quesito che da Bologna arriva in Europa è il potere-dovere del giudice di disapplicare i decreti del governo quando questi sono in contrasto con la normativa europea. Che secondo l’esecutivo con il provvedimento sarebbe stata sottratta al sindacato giurisdizionale. Ma il giudice chiede alla Cgue il “permesso” di disapplicarla «anche nel caso in cui detta designazione venga operata con disposizioni di rango primario, quale la legge ordinaria». Ovvero il decreto di Piantedosi e Meloni. Il governo ha dato mandato all’Avvocatura di Stato di preparare le controdeduzioni da presentare a Lussemburgo. Mentre la premier è molto arrabbiata. Con «le toghe rosse che remano contro il governo e il paese». Mentre le 25 pagine dell’ordinanza sono «la prova che i giudici cercano strumentalmente lo scontro con il governo».
Lo scontro con la magistratura
La maggioranza di centrodestra attizza la fiamma dello scontro con la magistratura: «Ci attaccano sui migranti per far arenare la riforma della giustizia», è la teoria del complotto messa in giro dalla stessa Meloni. Che oggi, scrive La Stampa, è pronta alla vera battaglia. Che si combatterà nelle aule dei tribunali. Ma anche con l’opinione pubblica. La magistratura politicizzata, le toghe rosse, i nemici giudici del paese. Il ritornello è sempre lo stesso ed è pronto anche stavolta. Ma chissà se funzionerà.