La soluzione del governo Meloni: il decreto Paesi sicuri finirà dentro il dl Flussi
Il decreto Paesi sicuri, in esame al Senato, confluirà all’interno di un emendamento al dl Flussi che sarà in esame in Aula alla Camera il prossimo 21 novembre. Questa la notizia, appresa da Ansa, che sta emergendo dalla conferenza dei capigruppo della Camera appena terminata. Sul provvedimento c’è un certo fermento. Ieri i giudici del tribunale di Bologna hanno deciso di rinviare il provvedimento alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Questo perché i magistrati si chiedono se il decreto non sia in contrasto con la sentenza della CgUe del 4 ottobre scorso.
Pd: forzatura gravissima che mortifica il Parlamento
«Una forzatura gravissima che mortifica il Parlamento», secondo la presidente dei deputati dem Chiara Braga. Il Pd ha chiesto al presidente della Camera Lorenzo Fontana di intervenire. «Chiederemo almeno di riaprire i termini per le audizioni» dato non ci sarà un «esame approfondito» alla luce del «goffo tentativo del governo di nascondere il provvedimento in un altro decreto». Quest’ultima richiesta del Pd sembra esser stata accettata. L’agenzia Public Policy anticipa che sul testo si svolgeranno una serie di audizioni. Ma per i democratici è «una forzatura gravissima e abbiamo posto il tema al presidente Fontana che, però, ha fatto riferimento ad altri precedenti. Forse – ha aggiunto Braga – è il tentativo della maggioranza di nascondere la mano dopo il disastro che hanno combinato, uno spreco di risorse pubbliche inaccettabile».
La difesa del governo, il ministro Ciriani: «Sono affini, l’esame è congiunto»
«Dopo aver ovviamente avvisato tutte le parti interessate, abbiamo preferito rinunciare alla conversione del decreto legge paesi sicuri in Senato e presentare al decreto flussi, in esame alla Camera, un emendamento in cui confluiscono i contenuti del decreto stesso. La decisione non vuole assolutamente ledere le prerogative parlamentari, ma essendo i due provvedimenti affini per materia e strettamente connessi tra di loro, riteniamo per questo opportuno che vengano esaminati insieme», ha dichiarato Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento.