Argentina, coppia italiana fermata in aeroporto con una bambina nata da una maternità surrogata
Una coppia di italiani è stata fermata venerdì 25 ottobre all’aeroporto di Buenos Aires (Argentina) e ancora non può lasciare il Paese. I due uomini volevano salire sull’aereo con la loro figlia nata, hanno ammesso, grazie alla gestazione per altri portata avanti da una donna di Rosario. La notizia è stata rivelata dal quotidiano La Nacion che ha chiarito che la coppia non è stata arrestata. Fermata prima di imbarcarsi per Parigi, uno dei due, un oncologo di Padova, sarebbe il padre biologico della piccola.
La ricostruzione della polizia
Il fermo della coppia è avvenuto durante l’imbarco. Uno dei due italiani si è presentato alle autorità di frontiera con la madre biologica dichiarando di essere i genitori della bambina, come confermato dai documenti. La donna avrebbe poi affermato di voler affidare la piccola all’uomo per un viaggio in Italia. Ma la polizia non era convinta dalla situazione che si trovava di fronte. Infatti, a un attento esame le autorità hanno scoperto che l’uomo e la donna non erano sposati e lui era entrato nel Paese solo una volta, nel 2023.
Un funzionario: «Un caso molto difficile»
La bimba è nata il 10 ottobre a Buenos Aires e, per l’accordo raggiunto con la madre gestante, sarebbe dovuta crescere in Italia con la coppia di italiani. La gestazione per altri in Argentina non è regolamentata. Un funzionario parlando dell’episodio l’ha descritto come «un caso molto difficile» perché «non è ancora chiaro di quale reato si tratti o chi sia il responsabile». Ma a rischiare non sarebbero i nostri connazionali, bensì l’organizzazione a cui si sono rivolti e che sfrutterebbe le necessità delle famiglie desiderose di avere un figlio e l’indigenza di donne disposte per questo a diventare gestanti per altri. La legge italiana dal 16 ottobre considera la maternità surrogata un reato universale.
La gestante avrebbe portato avanti la gravidanza per denaro
Fonti giudiziarie hanno riferito al quotidiano argentino che alcuni elementi vanno in una direzione opposta rispetto a quanto scritto nell’accordo tra la coppia e la donna gestante. Quest’ultima avrebbe portato avanti la gravidanza perché aveva bisogno di denaro e non per uno scopo altruistico privo di compensi, come ribadito nelle carte. Secondo quanto riportato, la donna è disoccupata, sta crescendo da sola una figlia minorenne e vive in uno stato di indigenza. Il procuratore Sergio Mola ipotizza tre reati: tratta di esseri umani, vendita di bambini o appropriazione di minori. Sarebbe anche stata pattuita una cifra, come scrive il Corriere: 6 milioni di pesos argentini ovvero 5.500 euro.
(Foto di Seif Eddin Khayat su Unsplash)