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La separazione, l’errore anagrafico, il divorzio: la versione di Maria Rosaria Boccia sulla fine del matrimonio con Marco Mignogna

30 Ottobre 2024 - 13:44 Alba Romano
Maria Rosaria Boccia caso divorzio
Maria Rosaria Boccia caso divorzio
A settembre l'ex marito aveva dichiarato che la procedura di divorzio era ferma da dieci anni per colpa dell'imprenditrice. La 41enne ha pubblicato le carte che supportano un'altra versione

Due mesi dopo l’intervista dell’ex marito di Maria Rosaria Boccia, Marco Mignogna, alla trasmissione 4 di sera è arrivata la risposta della 41enne di Pompei. L’imprenditore di Torre Annunziata aveva fatto intendere abbastanza chiaramente che la procedura di divorzio da Boccia, dopo che il matrimonio contratto nel 2009 era durato meno di 12 mesi, fosse ancora in corso. «Se vuole le lascio il numero del mio avvocato che mi sta curando il divorzio dopo dieci anni con la signora, e non dottoressa, signora e ripeto signora», aveva detto Mignogna al conduttore Paolo Del Debbio. Una frase che, secondo il legale della donna Francesco Di Deco, «dava per assodato che non vi era possibilità di ottenere il divorzio “a causa” della Dott.ssa Boccia». E che, soprattutto, non corrisponde alla realtà. Secondo l’avvocato, infatti, il divorzio sarebbe stato finalizzato nel 2017. E per quanto riguarda l’errore di battitura che avrebbe impedito la trascrizione del dispositivo e quindi la sua attuazione, come raccontava il Corriere della Sera?

La richiesta di separazione

Mettiamo un po’ di ordine. Maria Rosaria Boccia e Marco Mignogna, entrambi pompeiani, si uniscono in matrimonio nel giugno 2009. A ottobre 2011 entrambi i coniugi delegano l’avvocato Stefano Ruocco a rappresentarli in un ricorso per separazione personale consensuale. Separazione che sarà decretata quasi un anno dopo – nel giugno 2012 – dal tribunale di Nocera Inferiore. Una volta appurato che «da qualche tempo i rapporti tra i coniugi si sono deteriorati in modo tale da determinare il venir meno di ogni comunione materiale e spirituale, rendendo impossibile la prosecuzione della convivenza». Diventa dunque ufficiale la decisione di vivere separatamente.

Il divorzio e la rinuncia a contributi di mantenimento

Nel 2015, poi, Marco Mignogna chiede la cessazione degli effetti civili del matrimonio (leggi: divorzio) con Maria Rosaria Boccia. Una domanda che il tribunale di Nocera Inferiore giudica «fondata» e che «va sicuramente accolta», visto anche il rispetto delle condizioni stabilite in fase di separazione. Il divorzio sembra essere avvenuto senza alcun intoppo, con entrambe le parti che hanno raggiunto «un accordo complessivo delle rispettive posizioni personali e patrimoniali». In particolare, la prima sezione civile del tribunale specifica che le Mignogna e Boccia «vivranno separatamente», e che «riconoscono di essere economicamente autosufficienti e, pertanto, non formulano alcuna domanda di carattere patrimoniale, rinunciando reciprocamente a qualsiasi contributo di mantenimento». Una decisione effettivamente sottolineata anche nella richiesta di rettifica di ieri, 29 ottobre, in cui il divorzio è definito «accordo consensuale non appellato da nessuna delle parti e, sulla scorta del quale la Boccia non percepisce un solo centesimo dall’ex marito».

Il divorzio in stallo… e sistemato

L’unico problema è che in data 21 novembre 2017, quando è sentenziata la cessazione degli effetti civili del matrimonio, il documento riporta una data di nascita errata per Maria Rosaria Boccia. Un errore di battitura – 10 invece che 11 luglio 1983 – che però comporta un errore anche nella trascrizione del codice fiscale della 41enne. Bloccando di fatto la trascrizione del dispositivo all’anagrafe, e dunque la convalidazione del divorzio. «Ci avremmo messo un secondo a correggere l’errore del codice fiscale di Boccia – aveva dichiarato a inizio settembre Rosalba Cirillo, legale di Mignogna – ma lei non si è mai presentata al Tribunale di Nocera per ritirare le carte e procedere alla correzione». Una situazione che, secondo Cirillo, renderebbe l’ex marito «un’altra vittima» di Boccia. L’impedimento è stato risolto da un’Ordinanza di Correzione dello stesso tribunale in data 17 ottobre 2024: «L’istanza va senz’altro accolta, trattandosi di evidente errore materiale», si legge sul documento.

L’impatto sulla vita di Boccia

La situazione generata dall’intervista di Mignogna avrebbe, secondo il legale della 41enne, generato per Boccia un «radicale cambiamento delle sue abitudini di vita, avendo persino difficoltà ad uscire di casa per vivere la propria quotidianità». Un clima che farebbe «vivere in un perdurante stato di ansia e agitazione». La domanda di rettifica è stata postata anche sui social da Maria Rosaria Boccia: «Prego tutti di non diventare giudici di cassazione e di verificare qualsiasi notizia riguardante la mia persona prima di divulgarla».

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