«Ha battuto la faccia ed è caduta»: così è morta Matilde Lorenzi. «La sicurezza sugli sci? Caschi e Airbag non bastano»
«È caduta nel tratto pianeggiante della pista. Ha fatto un errore, si è sbilanciata, ha battuto la faccia ed è ruzzolata fuori». Così è morta Matilde Lorenzi nell’incidente sugli sci sulla pista rossa Grawand nr.1 sul ghiacciaio della Val Senales. La testimonianza, riportata oggi dal Corriere della Sera, è del suo allenatore Angelo Weiss. I margini sono delimitati da una piccola rete. Ma un rinforzo «non è necessario in quel tratto dove non è mai successo nulla», dicono i tecnici. Anche per gli investigatori i requisiti di sicurezza sono stati rispettati. Lorenzi è deceduta all’ospedale di Bolzano per un’emorragia interna. La procura di Bolzano ha già dato il nulla osta per il funerale. Segno che la tesi dell’incidente sembra essere stata accettata. Eppure c’è chi dice che il problema della sicurezza sugli sci è endemico.
Caschi ed airbag
Pietro Gros, oro olimpico negli Anni Settanta, dice che tutto dipende da come si cade: «Anche se si è in piano a 50 orari, una persona di 60 chilogrammi fa un bel botto. Ai nostri tempi scendevamo con la protezione delle balle da fieno». L’airbag secondo lui «può essere una buona idea, specialmente per le gare». Mentre i caschi integrali non sono adatti. Repubblica spiega che gli da questa stagione sono obbligatori nelle gare gli airbag che Dainese portò nello sci con l’esperienza della MotoGp. In una frazione di secondo si gonfiano azionati da un algoritmo che identifica una situazione pericolosa. Sono disponibili tute anti taglio ma sono solo facoltative, perché gli sciatori desiderano sicurezza ma anche libertà di movimento per poter impostare le loro traiettorie.
Se cadi cento volte ti va bene
Maria Rosa “Ninna” Quario è una delle ragazze della Valanga Rosa ed è la madre di Federica Brignone. «Fede mi ha raccontato la dinamica, e credo che si tratti di una tragica fatalità. Da come me l’hanno ricostruita, Matilde ha preso una botta che non è normale, allenandosi in gigante, da sola, senza sbattere da nessuna parte. Non è colpa della velocità», spiega. La pista «è banale, con un piccolo ripido. Nei casi come quelli di Matilde se cadi cento volte ti va bene, a meno che non lo decida il destino». Poi si dice contenta «che Fede abbia scelto di indossare in discesa l’air bag, perché non tutte lo fanno. La sicurezza è migliorata negli anni, ma bisogna accettare una verità: come un ginnasta non ha protezione quando salta dalle parallele, così uno sciatore gareggia nudo. Non puoi sciare con uno scafandro addosso, devi essere dinamico. Questo è lo sci».