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Meloni a Porta a Porta: «I trafficanti di esseri umani mi hanno minacciato di morte»

Le anticipazioni della puntata del programma condotto da Bruno Vespa. La premier ospite anche a Cinque minuti: «Bisogna mettere fine allo schifo dei dossieraggi»

«È la prima volta che i trafficanti di esseri umani mi hanno minacciato di morte». Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un’anticipazione della puntata di Porta a porta, in onda questa sera su Rai1. La premier è stata anche ospite dell’altro programma condotto da Bruno Vespa, Cinque minuti. Nelle due trasmissioni Meloni affronta diverse tematiche, dal protocollo firmato con l’Albania dopo l’intoppo giuridico e il nuovo decreto sui Paesi sicuri, al confronto con i sindacati che hanno annunciato uno sciopero per il 29 novembre fino allo scandalo dei dossieraggi: «Bisogna mettere fine a questo schifo».

Meloni: «Protocollo Albania per bloccare migrazioni irregolari»

«Sono convinta che la ragione per cui si sta facendo qualsiasi cosa possibile per bloccare il protocollo con l’Albania, è che tutti capiscono che è la chiave di volta per bloccare le migrazioni irregolari», sostiene la premier Meloni. Che aggiunge: «Se lo scafista si ritrova fuori dai confini europei è il più grande deterrente che puoi mettere in campo».

«Seguendo i giudici anche l’Italia non è un Paese sicuro»

Ma Meloni, a Porta a Porta, scende anche nel merito della contesa, piegando a suo favore un’accusa della Commissione contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa (Ecri): «Qualche giorno fa c’è stato un surreale pronunciamento del Consiglio d’Europa che diceva che la polizia italiana è razzista quindi un giudice potrebbe tranquillamente sostenere che nemmeno l’Italia di oggi è un paese sicuro». La presidente del Consiglio sceglie anche l’ironia per spiegare la sua tesi, continua infatti dicendo: «Per carità. Potrebbe risolvere qualche problema, la faccio io tra un po’ l’istanza perché anche in Italia abbiamo qualche problema in qualche territorio circoscritto, seguendo questi ragionamenti». Secondo l’interpretazione data dal Tribunale di Roma i migranti trasportati nei Cpr albanesi non avrebbero potuto essere rimpatriati in Egitto e Bangladesh perché un Paese può essere ritenuto sicuro solo se lo è in ogni sua parte. La premier addirittura agita orizzonti preoccupanti: «Quando si dice che il Bangladesh non è un paese sicuro parliamo di 180 milioni di abitanti a cui stiamo dicendo venite in Italia: quale governo lo regge? Penso che per alcuni l’obiettivo sia impedire di fermare l’immigrazione irregolare».

Sugli scandali dossieraggi

La premier fa una sorta di riepilogo dei fascicoli aperti durante il programma Cinque minuti: «Noi continuiamo a vedere casi di ogni genere. C’era il caso del finanziere distaccato alla Direzione Nazionale Antimafia che faceva decine di migliaia di accessi, che dossierava tutti i politici di centrodestra che si pensava potessero andare al governo. Poi c’è stato il caso del dipendente della banca che entrava nei conti correnti, tutti quelli della mia famiglia ovviamente. Adesso c’è un altro caso a Milano. Pare ci sia un altro caso a Roma». Per questo Meloni rivela che è giunto il momento di passare all’azione per evitare altri episodi simili. «La cosa più importante riguarda l’infedeltà dei funzionari, l’hackeraggio non è il tema più importante, le nostre banche dati non sono violate da estranei ma da funzionari dello Stato che dovrebbero proteggerle ma usano il loro potere per fare altro con quei dati. Bisogna essere implacabili e non lo dico solo per loro ma anche per chi ha il dovere della vigilanza», ha dichiarato la premier a Porta a Porta.

«Da Cgil e Uil un piccolissimo pregiudizio…»

Sempre nel talk show in access prime time, Meloni parla del confronto con i sindacati. «Direi che c’è un piccolissimo pregiudizio da parte di Cgil e Uil…», ha ribadito la premier in merito allo sciopero generale annunciato dai segretari di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri. «È stato convocato qualche giorno prima della convocazione del governo sulla legge di bilancio», ha dichiarato Meloni. Che non si spiega i motivi dell’agitazione: «I sindacati confederali volevano la riduzione del precariato, ed è diminuito. Volevano l’aumento dei salari, abbiamo tagliato il cuneo e messo più soldi sui redditi più bassi. Volevano l’aumento dell’occupazione ed è aumentata. Volevano l’aumento dell’occupazione femminile, ed è aumentata. Volevano che pagassimo i provvedimenti della legge di bilancio prendendo i soldi dalle banche e lo abbiamo fatto con 3,6 miliardi». Ma la premier si risponde da sola alludendo ai presunti pregiudizi delle sigle sindacali: «Se confermano lo sciopero nonostante questo non siamo nel merito, siamo a un approccio…».

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