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La moglie e la figlia di Bruce Willis raccontano i primi sintomi della malattia: «Ci dicevamo: “Alza la voce! Die Hard ha rovinato le orecchie di papà”»

31 Ottobre 2024 - 15:59 Gabriele Fazio
La moglie e la figlia di Bruce Willis raccontano quando si sono accorte che qualcosa non andava
La moglie e la figlia di Bruce Willis raccontano quando si sono accorte che qualcosa non andava
Il racconto della moglie: «È stato solo quando il suo linguaggio ha iniziato a cambiare che la famiglia ha iniziato a rendersi conto che qualcosa non andava in lui»

Bruce Willis da giovane soffriva di una grave forma di balbuzie, fu un suo insegnante del college a dirgli «Ho qualcosa che ti aiuterà» e si riferiva alla recitazione. Fu così che nasce la storia professionale di una delle più grandi star della storia di Hollywood, una celebrità che purtroppo ha dovuto rinunciare alla sua luminosa carriera nel 2022, quando gli fu diagnosticata l’afasia. Un anno dopo invece la notizia inattesa: l’afasia era solo il sintomo di qualcosa ben più grave, la demenza frontotemporale, una patologia neurodegenerativa che colpisce circa 12mila persone al mondo ogni anno. A raccontare questo periodo della vita di Bruce Willis, attore protagonista di cult assoluti come Die Hard, Pulp Fiction, L’esercito delle 12 scimmie e Il sesto senso (tra gli innumerevoli titoli, è chiaro), la moglie Emma Heming Willis e la figlia Tallulah Willis, avuta dalla relazione con Demi Moore. Emma Heming, ​​46 anni, ex modella ed imprenditrice, ha ammesso in un’intervista rilasciata alla rivista Town & Country, che «è stato solo quando il suo linguaggio ha iniziato a cambiare che la famiglia ha iniziato a rendersi conto che qualcosa non andava in lui. All’inizio sembrava che fosse solo il ritorno della balbuzie, era solo Bruce. Mai in un milione di anni avrei pensato che potesse essere una forma di demenza per qualcuno così giovane». E aggiunge: «Avevamo così tanti progetti, così tante cose belle che volevamo fare con le nostre ragazze, così tante cose che volevamo vivere insieme» ma, continua: «Oggi sto molto meglio di quando abbiamo ricevuto la diagnosi di FTD. Non sto dicendo che sia più facile, ma ho dovuto abituarmi a ciò che sta accadendo in modo da poter supportare i nostri figli». Emma Heming negli ultimi anni è diventata un’attivista, la sua missione è sensibilizzare la politica per stimolare la ricerca su una malattia per la quale al momento non ci sono cure.

La moglie e la figlia di Bruce Willis raccontano la malattia che lo ha colpito

Il racconto della figlia

Tallulah, figlia di Bruce Willis, già due anni fa sui social ringraziava il destino che la disabilità del padre fosse solo cognitiva e non anche fisica. Oggi in un articolo firmato per Vogue confessa: «Continuo a passare dal presente al passato quando parlo di Bruce: lui è, lui era, lui è, lui era». Questo perché, prosegue, «ho delle speranze per mio padre che sono così riluttante a lasciar andare. Ho sempre riconosciuto in me elementi della sua personalità, e so che saremmo così buoni amici se solo ci fosse più tempo». Anche lei racconta delle prime volte che in famiglia si sono accorti che qualcosa nel padre non andava: «Tutto è iniziato con una specie di vaga mancanza di reattività che la famiglia ha attribuito alla perdita dell’udito dovuta al lavoro a Hollywood: “Alza la voce! Die Hard ha rovinato le orecchie di papà”. In seguito quella mancanza di reattività si è ampliata e a volte l’ho presa sul personale – racconta – Aveva avuto due bambini con la mia matrigna, Emma Heming Willis, e pensavo che avesse perso interesse per me. Sebbene ciò non potesse essere più lontano dalla verità, il mio cervello adolescenziale si torturava con una matematica sbagliata: non sono abbastanza bella per mia madre, non sono abbastanza interessante per mio padre. Ammetto di aver affrontato il declino di Bruce negli ultimi anni con una dose di negazione della quale non sono orgogliosa». Nell’articolo, Tallulah racconta anche i suoi gravi problemi psicologici, chiedendosi, in maniera commovente, come li avrebbe affrontati se il padre Bruce fosse stato ancora in forma. Il che restituisce al lettore un quadro inedito del Bruce Willis padre: «L’altra sera ero a letto – scrive – e pensavo tra me e me, con un dolore al cuore: cosa sarebbe successo se mio padre fosse stato se stesso e mi avesse visto in quelle condizioni? Cosa avrebbe fatto? Mi piacerebbe pensare che non l’avrebbe lasciato accadere. Mentre le mie sorelle e mia madre hanno questi ampi kit di strumenti, tanta psicoeducazione e capacità interpersonali, mio ​​padre non è mai stato così interessato alle cause profonde. Forse è un padre stereotipato di un’altra generazione, un uomo d’azione che, se avesse capito, avrebbe potuto prendermi in braccio e dirmi: “Passerà”. Il suo stile è sempre stato quello di tappare la falla anche se non è sicuro del perché la falla si stia verificando. Di certo ci sono dei vantaggi nell’esaminare a fondo i problemi, ma c’è una bellezza nel suo modo di fare e non credo di averla notata finché non ne è stato più capace».

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